Questo è l’undicesimo appuntamento di una serie di uscite che proporremo ai nostri lettori ogni domenica a cura di Fairbooks
Nota: Diego Banovaz è il Ceo di Fairbooks, una startup che si definisce «Lo Spotify dei lettori, l’Uber degli scrittori», una piattaforma web per scrittori indipendenti che vogliono pubblicare la propria opera gratuitamente. Ci hanno proposto di raccontare la vita di chi fa startup nell’acceleratore romano di Luiss Enlabs. Questo è l’undicesimo appuntamento di una serie di uscite che proporremo ai nostri lettori ogni domenica.
Se avete scelto di partecipare ad un programma di accelerazione per la vostra startup avete firmato un tacito accordo che recita più o meno così: “non avrai giorno libero fino all’investor day”. E la cosa, ovviamente, ti va bene. Ti va bene perché stai inseguendo il tuo sogno, ti va bene perché alla fine dura solo cinque mesi, ti va bene perché sei gasato per quello che stai costruendo. Cioè, avete mai sentito Conan lamentarsi perché doveva girare quella stramaledetta ruota dai sei anni alla maggiore età? Non credo proprio! E, anche se i nostri bicipiti non stanno aumentando come quelli del cimmero, io e il barbaro Kodo stiamo continuando a far girare il nostro business.
Inizia tutto come un fastidio… Leggi su Facebook di amici e amiche che si lamentano del fantomatico “turno di domenica”. Non ci fai caso da subito, non ci dai importanza. Ti passa accanto con la stessa delicatezza di una brezza estiva sul lungomare. Poi lo leggi di nuovo, di nuovo ancora… E ancora… E questa brezza estiva diventa inspiegabilmente l’odore di pollo al curry che, non si sa bene perché, i ristoranti indiani emettono già alle sette di mattina su via Giolitti, giusto sotto l’acceleratore di business. Prendi un profondo respiro (e te ne penti perché ispiri metaforicamente più curry che ossigeno) e cerchi di razionalizzare la situazione. E capisci che, quello che stai facendo (e in realtà hai sempre fatto), non è poi così normale. Ma la cosa che ti sbalordisce è che non è “anormale” il lavorare 7 giorni su 7, ma è anormale esserne felice. Perché la vera differenza sta nello svegliarsi la mattina con la voglia di portare avanti quel progetto, di andare fino in ufficio, di creare qualcosa… Mentre la maggior parte delle persone si trascinano a lavoro sognando il giorno di riposo. È una cosa strana, ma il mondo startup funziona in maniera diversa, le persone sono sempre trascinate da una sorta di entusiasmo, c’è sempre nell’aria una frizzante sensazione di crescita e di successo dietro l’angolo… E credo sia una cosa che crea dipendenza, dalla quale, una volta provato, sia difficile staccarsi.
Ma finché i giorni festivi sono un problema solo su questa linea, sono ancora accettabili. Dopo poco riesci a metterti l’anima in pace e anzi, riesci a sentirti fortunato della tua condizione più unica che rara di “uomo che è felice di andare a lavoro” Il problema è quando ti si mettono tra i piedi.
Immaginatevi di aver orchestrato tutto per mesi, aver preparato minuziosamente ogni singolo tassello, inviato decine di email, partecipato ad ore ed ore di call. Immaginatevi di essere a fine programma di accelerazione, ogni minuto è vitale per riuscire ad ottenere quei risultati che faranno lievitare le tue metriche e quindi la pre money valuation della tua compagnia. Ti senti, per la seconda volta in pochi giorni, Massimo Decimo Meridio, solo che, questa volta, quando dai il segnale “per scatenare l’inferno”, ti rendi conto che qualcosa è andato scorto. Il comandante della IX ti guarda e ti fa “guarda, c’è il mio yogurt preferito in frigo che scade, devo per forza andare a mangiarlo”. Quello della XI dice che gli è arrivato un messaggio dalla moglie e che è troppo affranto per battersi. E tutti gli altri hanno un improvviso attacco di pacifismo che li costringe ad allontanarsi dal fronte.
Ed è più o meno così, quando ti dimentichi di considerare le festività, quando per te ogni giorno è lavorativo e i festivi non esistono. Perché i partner che devono accompagnarti nella tua battaglia fanno quelle cose chiamate ponti oppure perché non lavorano durante i week end…
E quindi, dopo aver maledetto per l’ennesima volta i giorni festivi, ti rendi conto che devi far slittare la pianificazione delle attività. Poco male, la lista dei task, come sempre, non vede fine.
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