Nota: Diego Banovaz è il Ceo di Fairbooks, una startup che si definisce «Lo Spotify dei lettori, l’Uber degli scrittori», una piattaforma web per scrittori indipendenti che vogliono pubblicare la propria opera gratuitamente. Ci hanno proposto di raccontare la vita di chi fa startup nell’acceleratore romano di Luiss Enlabs. Questo è il quinto appuntamento di una serie di… Read more »
Nota: Diego Banovaz è il Ceo di Fairbooks, una startup che si definisce «Lo Spotify dei lettori, l’Uber degli scrittori», una piattaforma web per scrittori indipendenti che vogliono pubblicare la propria opera gratuitamente. Ci hanno proposto di raccontare la vita di chi fa startup nell’acceleratore romano di Luiss Enlabs. Questo è il quinto appuntamento di una serie di uscite che proporremo ai nostri lettori ogni domenica.
Non hai letto l’antefatto? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 0? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 1? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 2? Leggilo qui!
Come ormai ben sapete, ogni Sprint parte con una giornata di Planning. Sapete già quanto sia un’attività complessa e incazzata quindi non mi soffermerò. Potete solo immaginare come si esce solitamente da una giornata di questo tipo: maglietta strappata dalla colluttazione, livido sotto l’occhio sinistro, morso alla Mike Tyson sull’orecchio destro e cicatrice spacca-naso alla Tyrion Lannister per completare il quadretto.
Ma ce l’hai e sei fottutamente gasato: hai una lista di Task per le prossime due settimane e hai un obiettivo ben definito per lo Sprint in questione. Sei anche riuscito a metterti ben tre giornate di sviluppo in quello Sprint, carico all’idea di sporcarti di nuovo le mani con un po’ di codice. Sai che sarà dura, che assieme al team hai buttato troppe cose dentro, sai già che lavorerai ogni giorno fino alla una di notte, sabato e domenica inclusi… Ma ce la farai, certo che ce la farai!
Dopotutto, hai ottimizzato tutto, cosa mai potrebbe andare storto?
Puoi gestire tutto tramite Scrum, eXtreme Programming, Agile Supercazzola e santini in chiesa. Puoi avere ogni task backuppato su Trello o su Visual Studio Online, puoi avere Post-It di colori diversi e due agende sulle quali appuntare precisamente tutto ciò che devi fare… Ma, come si sol dire: “Shit Happens”.
Ricordo chiaramente quando, alla prima riunione con Hartman, parlando della molte cose da sviluppare io mi ero definito “poco preoccupato” e lui mi aveva semplicemente risposto: “tu non considerarti in queste cose, tu non svilupperai, non ne avrai il tempo!” E, alla mia domanda “e quindi cosa farò?” la risposta era semplicemente stata:
E quindi arrivi in ufficio, caldo come un ultras del Verona dopo cinque verdoni (Redbull + vodka alla menta), pronto a lanciare un coro alla “I migliori siamo noi e chi cazzo siete voi” che ti arriva tra capo e collo il primo “unplanned”.
Suona il telefono. “Pronto, Bano (che sarei io per taluni)! Vieni a Torino che dobbiamo costituire Greenovation, ci serve la tua firma!”
E così prendi il treno e parti. Allora, che sia Freccia Rossa, Italo, Freccia Bianca, Regionale… Possiamo raccontarci le cazzate che volete: c’è la presa della corrente, il tavolino, il sedile è comodo e c’è anche Internet grazie al tethering del cellulare. Ma NON è la mia postazione. La mia postazione ha tre schermi, una tastiera meccanica e un mouse, comodamente adagiato su un tappetino con la mappa di Sosaria direttamente da Ultima IV. Qualcuno dice che “lavora” in treno… In treno si lavoricchia, nella propria postazione si regna.
Se qualcuno per caso si è domandato perché ho dovuto firmare per un’altra startup risponderò come il Duca Harkonnen al nipote Feyd:
“Listen carefully, Feyd,” the Baron said. “Observe the plans within plans within plans.”
No, in realtà volevo solo sparare una quote di Herbert, in realtà non c’è nulla da nascondere, ne sono il CTO fin dall’alba dei tempi, chiaro e alla luce del sole… C’è pure su mio LinkedIn.
E mentre lavoricchi dal treno inizi a spostare i Task in modo da riuscire a far tutto… In particolare, vedi il primo di carattere tecnico, quello piccolino da mezza giornata che slitta sul fedele Kodo. Cerchi di dirti che è solo una minima parte di quello che dovrai fare… Ma lo senti, ti guarda come un cucciolo abbandonato che vuole una carezza e, col magone in gola, non puoi fare altro che voltarti dall’altra parte e proseguire per la tua strada. Ti passa tutta la sua vita davanti, dal momento in cui hai concepito l’attività a quello in cui avevi già fatto un piano mentale su come affrontarla… E puff! Sparito tutto, lacrime nella pioggia! È solo la prima avvisaglia di quello che il tuo io realista percepisce come la tanto temuta “deriva dal tecnico”.
Torino, per me, ha un valore particolare. C’ho vissuto solo per sei mesi, in attesa del trasferimento in Germania, ma son stati inestimabili. Come crescita personale, crescita professionale… Mesi divisi tra la vita da consulente, le serate passate a scrivere intercambiabilmente documentazione o romanzi, le nottate promozionali per i viaggi evento e lo studio dell’ostile lingua tedesca.
Vi capita mai di ripensare a come eventi apparentemente slegati siano i maggiori responsabili della situazione in cui stiamo vivendo? Nel 2012 sono stato selezionato, dopo aver dato spettacolo a Corfù durante un viaggio evento, per fare la settimana di ferragosto a Pag, in prova come animatore. Quella settimana ho conosciuto Felice. Quando a capodanno, una volta inserito nello staff ufficiale, andai all’evento di Folgaria, conobbi Paolo, anch’egli ingegnere e animatore al quale Felice aveva parlato di me. E tutto questo per dire che, solo per essermi divertito ed aver divertito in una vacanza, ho passato con loro sei mesi incredibilmente divertenti ed oggi condivido con loro una startup che ci sta dando un mare di soddisfazioni.
Non mi dilungherò su quello che ha significato costituire questa società, nonostante fosse solo un punto di partenza la sensazione era la stessa che immagino abbia provato Frodo nel scrivere la parola fine su “Andata e Ritorno”. Ciò che ha seguito gli atti notarili risulta, ad oggi, piuttosto sfocato. In qualche modo il passaggio tra firma e calici di barolo piemontese è stato talmente veloce che la comunità scientifica sta ancora conducendo delle ricerche a riguardo: un intenso parallelo tra la nostra sete e la teoria della relatività sta scuotendo le più brillanti menti, mettendo in dubbio l’estremo superiore fin oggi rappresentato dalla velocità della luce. Esiste un modo di dire dalle nostre parti, che vorrei condividere con il mondo perché lo ritengo piuttosto parlante: quella sera è stata una vera “Caporetto de biceri” (Caporetto di bicchieri n.d.T). Fermatevi un attimo, respirate a fondo e assaporate il gusto di questa metafora. Vi state immaginando sul campo di battaglia? Mentre il nemico avanza e vi spazza via? Mentre tutto sembra portarti via tutto quello che ami? Mentre vedi i tuoi compagni cadere sotto i colpi incalzanti e sempre più letali? Ora sostituite nel vostro immaginario il vino al sangue e le bottiglie ai gendarmi austriaci. Fatto?
E così suona la sveglia alle 4.00 e ti alzi in piedi di scatto, come ti sei abituato a fare per rendere più efficiente la tua esistenza. Tre dettagli non ti sfuggono, nonostante lo stato pietoso in cui ti ritrovi:
- Hai appena spostato qualcuno che dormiva sopra di te
- Non hai idea di dove sono i tuoi vestiti
- Devi muoverti per non perdere il treno
E così raccogli i tuoi averi prima dei tuoi ricordi e parti prima dell’alba. Una fredda brezza invernale ti schiaffeggia il volto, il caffè preso in un bar a dir poco inquietante inizia a fare effetto riportandoti nel regno dei vivi. E la cosa che ti inquieta è che i primi ricordi che riaffiorano sono di un Pitch improvvisato che hai fatto al coinquilino dell’amica che ti ha ospitato. E così, mentre passo dopo passo ricostruisci le ultime dieci ore della tua esistenza, arrivi in stazione che non sono ancora le 4.40. Guardi il tabellone dei treni. Ti ricordavi male l’orario di partenza, ti sei svegliato un’ora in anticipo. Ne sei quasi contento. Mentre i senzatetto iniziano a domandarti qualche spicciolo, ti chiudi nel tuo mondo, il portatile aperto sulle gambe, per uno startupper è sempre il luogo e l’ora per lavorare.
E così arrivi in ufficio, apri Visual Studio, sicuro che finalmente potrai dedicarti ai tuoi task di programmazione. E suona il telefono. Ritorni e hai tre nuove email, 12 whatsapp sulle chat aziendali e due messaggi sulla pagina Facebook “Fairbooks”.
Rispondi a tutto e suona nuovamente il telefono. Rispondi, torni in postazione. Due email, nove whatsapp, un messaggio.
Un’email è la call to action per l’application per il Salone Internazionale del libro di Torino. Sai che ci vorranno ore solo per aggiornare il business plan, buttar giù una presentazione e riempire il loro form. Ti suona il promemoria di Outlook: domani c’è il seminario su Azure, 9-18, tutto il giorno andato.
Guardi di nuovo i tuoi post it sulla Scrum Board, quelli verdi di sviluppo. Sospiri mentre ti alzi a cambi assegnatario mentre il fedele Kodo ti guarda e sai già che sta pensando “te l’avevo detto!”. Inizi ad appiccicare Post It e la colonna UNPLANNED inizia a sembrare davvero inquietante.
Sai che passerai il demo day a spiegare tutti questi eventi non pianificati e non pianificabili. Sai che passerai il demo day a capo chino a confermare al sergente Hartman che aveva ragione: non hai avuto tempo per sviluppare, hai “perso” tutto il tuo tempo a fare il CEO.