Una mattinata trascorsa a parlare di modelli di business, di come si forma un team, di valori e cultura aziendale. Tutto a Torino, dove si sta svolgendo la Italian Tech Week
Il team, lo dicono tutti e siamo tutti d’accordo, è la risorsa principale di una nuova impresa: e non è tanto questione di competenze, non solo, quanto questione di “cultural fit”. Un’espressione inglese che forse potremmo tradurre con poco rigore ma più efficacia “coesione”: le intenzioni comuni che spingono tutti a remare nella stessa direzione, a costruire con una visione comune e un obiettivo chiaro. Così nascono le storie di successo, così ha costruito in questi anni Enerbrain: che ha vinto l’ultima edizione di B Heroes e che ha risposto alle domande degli studenti dell’MBA del Collège des Ingénieurs di Torino. Tutti ospitati dal TAG Fondazione Agnelli di Torino, durante la Italian Tech Week.
© Luca Annunziata
Crescere insieme
La storia di Enerbrain si fonde con la leggenda: quella che vuole la nascita del progetto come semplice soluzione a un problema casalingo di uno dei co-founder, ma come sempre la realtà è meno romantica. Il CEO, Giuseppe Giordano, viveva negli Stati Uniti e lavorava con la sua laurea da architetto: spinto da uno dei suo professori è andato a un hackathon e ha scoperto che attorno all’IoT ferveva l’interesse e l’attività di tantissime persone. Con i suoi colleghi Marco Martellacci, Francesca Freyria e Filippo Ferraris ha dato vita a Enerbrain: fondata a Torino, dove oggi ha una bellissima sede in un edificio storico, perché a Torino Martellacci (oggi chief scientist di Enerbrain) stava lavorando a quello che poi sarebbe diventato il cuore della tecnologia che oggi gestisce grandi spazi per garantire comfort e un risparmio in bolletta.
Giuseppe Giordano (Enerbrain)
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La crescita di questi 4 anni, Enerbrain è stata fondata nel 2015, ha portato alla crescita del team: prima 4, poi 8, poi 16, fino a oggi quando il conto delle teste si assesta attorno a 40. Andrea Vassia, oggi il braccio destro di Giordano oltre che responsabile delle finanze del gruppo, è arrivato subito dopo la fondazione: ma, racconta, ha trovato in Enerbrain quell’atmosfera in cui senti di poter costruire qualcosa di importante e con quel clima giusto per collaborare. “L’importante è fidarsi delle persone, senza voler entrare sempre nei dettagli di quello che fanno – dice Giordano – I performer migliori sono quelli che hanno bisogno di autonomia per raggiungere gli obiettivi fissati”.
La questione della cultura aziendale è legata a doppio filo con altri aspetti: ovvero investire sui proprio colleghi, permettere a tutti di crescere assieme all’azienda. Enerbrain propone ai suoi clienti una metodologia, cerca di costruire con loro un rapporto di fiducia: è un lavoro che si basa sul rapporto con le persone, e per funzionare deve essere guidato da una visione comune. A volte la strada migliore per farlo è avviare un rapporto di consulenza, che fa anche comodo perché consente alla startup di fatturare e di autofinanziarsi, e che permette di intessere le prime relazioni. “Per garantire tutto ciò è necessario aumentare la comunicazione e i momenti di allineamento interni – continua ancora Giordano – Quando cresce il team è necessario ripensare i meccanismi di comunicazione”.
Loris Lanzellotti (Boost Heroes)
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Il modello Enerbrain
Se il nome vi sembra familiare, è perché di Enerbrain su StartupItalia abbiamo parlato molte volte: l’idea di base è l’utilizzo di sensori ambientali e di avanzati algoritmi di intelligenza artificiale per analizzare le condizioni climatiche di grandi ambienti (un ospedale, la sede di una grande azienda, un centro commerciale e così via) per regolare il sistema di climatizzazione così da rendere l’ambiente confortevole senza che questo pesi in bolletta (in gergo si parla di retrofit di sistemi HVAC). Di fatto la soluzione Enerbrain è plug-and-play: il suo sistema si connette agli impianti tradizionali senza particolari complicazioni, e grazie alle misure effettuate e alla metodologia (brevettata) per l’analisi dei dati rende più efficiente gli impianti. Di circa il 30 per cento: se spendete 300.000 euro l’anno di bolletta, un risparmio di 100.000 potrebbe farvi comodo.
Giuseppe Giordano e Andrea Vassia (Enerbrain)
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Il modello Enerbrain, semplicemente, funziona: tanto da convincere Iren e Engie, due utility, a stringere accordi di collaborazione con la startup, che ha già installato la propria tecnologia tra l’altro al Lingotto e al Teatro Carignano di Torino. Filiali internazionali stanno aprendo a Dubai e in Giappone, oltre all’Europa (Francia, Spagna, Regno Unito) che rimane il terreno di caccia per Enerbrain. E poi è un’idea che ha vinto dei premi: a Edison Pulse, EIT Digital, fino a B Heroes poche settimane fa. Una vittoria legata anche a come Enerbrain si muove sul mercato: “Investiamo sul team, ma soprattutto sulla flessibilità del team – spiega Loris Lanzellotti, CEO di Boost Heroes, che è la società di venture capital che affianca B Heroes – Ovvero la capacità di adattare il proprio business alla realtà”.
L’idea alla base di B Heroes, il format che va in onda su Sky, è mostrare il lavoro di chi fa impresa: per com’è realmente, non nella finzione dei reality show. È anche per questo che punta sulla quantità, oltre che sulla qualità, delle startup: saranno 500 quest’anno quelle che parteciperanno alle tappe del roadshow, e che potranno essere scelte per la fase finale. In più, il percorso gli consente di entrare nell’ecosistema: B Heroes permette di accedere a Boost Heroes, di poter avere accesso alla rete di advisor, mentor e ai possibili finanziamenti (1,2 milioni in 12 deal, finora, nell’edizione 2018: e altri sono in definizione) che sono lo scopo finale di chi punta a fare seed capital in Italia. “Il nostro obiettivo è costruire una piattaforma nazionale, creare un deal-flow selezionato di opportunità per facilitare gli investimenti” conclude Lanzellotti. Che è poi quello che in molti stanno cercando di fare, e che può funzionare anche e soprattutto se si decide di fare squadra.
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