La stima elaborata dal Sole 24 Ore. Oltre la metà sarà a deficit. E per il momento lo Stato italiano farà da solo. Abbiamo provato a capire quali misure conterrà e quali perdite economiche andrà a tamponare
Il Sole 24 Ore parla già di 70 miliardi. Il Governo aveva comunque lasciato intendere che fosse sui 60. Ma, visto l’aggravarsi della situazione economica, il dilungarsi del lock down e il moltiplicarsi delle istanze, è ragionevole ritenere che la somma “ufficiale” sia destinata a lievitare e a raggiungere quella ufficiosa. In ogni caso si tratterà di un decreto monstre per dimensioni, portata e spesa pubblica. Cosa sappiamo del decreto Aprile.
1) Al momento finanziato dallo Stato
La principale certezza è che il decreto Aprile, se si escludono gli 11 miliardi di fondi europei del budget 2014-2020 non ancora utilizzati che ci torneranno indietro, sarà finanziato almeno per il momento dallo Stato. Paga Pantalone, insomma. Questo perché l’Unione europea non ha ancora deciso quali strumenti economici destinare ai Paesi membri e quali somme allocare. Tutta colpa dell’inerzia di Bruxelles o dell’avidità di Berlino e dell’Aia? Magari fosse così semplice. Anche noi italiani, in merito, ci stiamo impegnando parecchio per pasticciare una situazione già complessa.
La figuraccia dei partiti italiani all’Europarlamento
Ieri, per esempio, l’Italia non ha certo dato prova di serietà all’Europarlamento, dove i partiti di maggioranza e opposizione hanno votato in ordine sparso persino su risoluzioni preparate da altri Paesi per favorire la posizione di Roma. Per esempio, sugli Eurobond voluti da Giuseppe Conte e dal Movimento 5 Stelle, hanno votato “sì” PD, M5S e Fratelli d’Italia, mentre hanno votato “no” la Lega e Forza Italia, con l’astensione degli eurodeputati di Italia Viva.
Il ministro all’Economia Roberto Gualtieri
Identica scena puerile e sconfortante sui Recovery bond, le obbligazioni richieste dalla Francia a sostegno del Fondo per la ricostruzione post pandemica. Stessa pasta degli Eurobond, nome diverso nella speranza che vengano accettate da Olanda e Germania. L’Italia ha votato compatta? Macché. PD, Forza Italia e Italia Viva hanno votato a favore della risoluzione, Lega e Fratelli d’Italia si sono espressi contro insieme a tre eurodeputati del Movimento 5 Stelle, che è andato in cocci, con la maggioranza degli eurodeputati pentastellati che si è astenuta.
2) Al momento sarà in gran parte finanziata facendo debito
La seconda certezza che abbiamo è che, qualunque sia la portata della manovra straordinaria (perché di fatto parliamo di una legge di Bilancio fuori stagione, sebbene non preveda imposte), sia essa di 60 o 70 miliardi, sarà per almeno la metà finanziata a deficit e andrà dunque a gravare sulle spalle degli italiani, che devono già reggere lo spaventoso debito pubblico da 2.472.602.400.000 miliardi di euro. Euro più, euro meno, non cambia nulla? Mica vero: non dimentichiamoci che è parametro essenziale per valutare l’attendibilità della nostra solvibilità (la capacità, cioè, di restituirlo) e lo sarà sempre più in un momento in cui il PIL è destinato a crollare mentre la spesa pubblica a esplodere. Facendo due calcoli, il rapporto deficit/PIL che per Maastricht dovrebbe sempre sottostare il 3% (ma il Patto di stabilità è stato sciolto per l’emergenza) e già ora veleggia oltre il 5% schizzerebbe oltre il 7%.
© Wopke Hoekstra, Twitter
3) Sostenuto dal patriottismo
Altra certezza è che, dovendo far da sé, lo Stato ha deciso di chiedere aiuto ai cittadini italiani, che vantano un risparmio privato tra i più solidi al mondo. Il patrimonio netto delle famiglie, aveva calcolato l’Ocse, è pari 5,56 volte il reddito medio disponibile, circa 4290 miliardi di euro. Meglio di noi ci sono, in Europa, solo Belgio e Olanda. Per ora nessuna patrimoniale in vista, ma ecco perché il prossimo 18 maggio avrà luogo la nuova emissione del BTP Italia, il titolo di Stato studiato per il risparmiatore individuale e che fa leva sul patriottismo di ciascuno di noi. Lo rende noto il ministero del Tesoro. Questa emissione sarà “interamente dedicata a finanziare le spese dei recenti provvedimenti del Governo a supporto del sistema sanitario, per la salvaguardia del lavoro e a sostegno dell’economia nazionale”.
4) Ogni settimana di lock down costa lo 0,5 del PIL
Impossibile fare stime ufficiali sui danni della pandemia: non sappiamo né quando finirà, né come e, soprattutto, in che condizioni saremo quando ne usciremo. Per questo le previsioni dei vari Fitch, Moody’s e Goldman Sachs che pure per dovere di puntualità vi abbiamo fornito in questi giorni, lasciano il tempo che trovano. Però, c’è un dato più veritiero, perché non fa vaticini e aruspicini ma si limita a fotografare la situazione contingente. È quello di Bankitalia che ha calcolato che «Ogni settimana di blocco dell’attività economica di questa portata comporta, secondo un calcolo meccanico che non considera effetti indiretti, una riduzione del PIL annuale di circa lo 0,5 per cento». Lo si legge nel suo ultimo bollettino economico.
© Palazzo Chigi
Le previsioni dell’FMI
A proposito di stime, come abbiamo detto rischiano di essere tutte fasulle, ma sulla nostra testa grava comunque quella del Fondo monetario internazionale, sufficientemente importante da comprimere la propensione all’investimento e dunque da tenere in considerazione. In settimana, l’FMI ha predetto che, se si esclude la Grecia, che stava però già male per i fatti suoi prima dell’inizio della Coronacrisis, con una contrazione del 9,1%, l’Italia sarà il Paese che pagherà, anche in termini economici, il prezzo più alto alla pandemia. Complessivamente, le perdite per l’Ue si aggireranno attorno a un flessione del 7%. Oltre i confini europei, sono solo 3 i Paesi che andranno peggio di noi e non sono certo economie importanti: il Libano (-12%), il Venezuela (-15%, che però segue il -35% del 2019) e Macao (-29,6%). A fronte di simili dati, nemmeno il rimbalzo per il prossimo anno del 4,7 (4,8 quello europeo) rimette il sorriso.
5) Misure: 3,5 miliardi ai Comuni
Quando avrà inizio la ricostruzione, bisognerà partire dal basso, avendo cura di non lasciare indietro nessuno. Alla parte più povera del Paese possono facilmente arrivare i Comuni, che per ora dal Governo hanno avuto solo in anticipo le somme già destinate al territorio. Ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha dichiarato che ci sarà un «fondo da 3,5 miliardi nel decreto aprile per accogliere le richieste dei sindaci in prima linea nel contrasto agli effetti del Covid-19». Una cifra ingente, oltre 400 mila euro a comune, anche se, come lascia intendere la dichiarazione del titolare del dicastero del Tesoro, andrà ripartita non equamente ma territorialmente, a seconda dei focolai di Coronavirus.
6) Il bonus alle partite Iva passa da 600 a 800 euro
Diversi esponenti dell’esecutivo lo hanno affermato in molteplici occasioni. Ancora lo scorso 7 aprile, dai microfoni di Radio24, il Sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta ha annunciato che “Il bonus da 600 euro lo porteremo a 800 euro, tutti lo avranno”, se ne avranno diritto. Allo studio altre misure, come sostegni per il pagamento dell’affitto degli studi professionali. Ma è tutto ancora molto nebuloso.
7) Il reddito di emergenza a colf e badanti
Ci sarà poi da finanziare l’estensione di questa sottospecie di cassa integrazione per partite Iva a chi invece era rimasto fuori al primo giro: quell’esercito di circa 900mila tra colf, badanti, stagionali e lavoratori discontinui. Sarà il «reddito di emergenza» e dovrebbe variare tra i 400 e i 600 euro. Sui lavoratori agricoli e stagionali, sempre Baretta ha sottolineato che i voucher “sarebbero stati utili in questo momento, ora bisognerà trovare uno strumento analogo”.
8) Rinnovo congedi parentali e bonus baby sitter
Saranno misure obbligatoriamente estese soprattutto laddove, come anticipato dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, le scuole non riapriranno più i portoni per il resto dell’anno scolastico.
9) Gli aiuti a bar, ristoranti e discoteche
Occorrerà inevitabilmente estendere gli aiuti del Cura Italia, per esempio sugli affitti dei locali, a bar, ristoranti e discoteche soprattutto se per tutta la Fase 2 fossero costretti a restare con le serrande abbassate per motivi di sicurezza.
© CNA
10) L’incognita del bonus vacanze
Quasi certamente quest’estate non avremo turisti tedeschi in calzini bianchi e infradito lungo le nostre coste. E nemmeno ospiti provenienti da altri Paesi. Anche perché i collegamenti aerei saranno gli ultimi a essere ripristinati. Ma dal Governo hanno già fatto sapere che il turismo dovrà esserci, almeno italiano in Italia. Non sappiamo ancora come, le teorie folli non sono mancate, ma resta il fatto che per il comparto si prospettano danni enormi.
Secondo le stime elaborate dalla Confederazione nazionale dell’artigianato (CNA) nel primo semestre del 2020 i ricavi del turismo subiranno una contrazione del 73%. Il giro d’affari atteso è di appena 16 miliardi di euro rispetto ai 57 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. Compromessa anche la stagione estiva. CNA prevede che tra luglio e settembre mancheranno all’appello circa 25 milioni di stranieri. Tutto ciò si traduce in perdite multimiliardarie e la Confederazione parla in merito di 40 miliardi andati in fumo. Quindi allo studio del Governo ci sarebbe anche un bonus vacanze per limitare le perdite nel terziario.
11) Le garanzie per le imprese
Il Decreto aprile dovrà poi dare corpo alle misure del dl liquidità, quello cioè che arriva a garantire 400 miliardi di prestiti per le imprese. La nostra fortuna è che, salvo che non falliscano tutti gli imprenditori che sfrutteranno la linea di credito garantita, divenendo contemporaneamente inesigibili (uno scenario così irrealistico da essere solo una ipotesi scolastica), non servirà trovare tutti quei soldi. Ma il Tesoro in merito ha parlato di altre somme: 30 miliardi, di cui 5 miliardi destinati a rafforzare il fondo di garanzia per le PMI e 25 per i prestiti tramite SACE.
12) Il decreto aprile arriverà forse per maggio?
L’ultimo punto è per metà una certezza (ovvero che il decreto aprile è già in ritardo), per metà una ipotesi (si farà vedere solo a fine mese, se non dopo). La certezza è data dal fatto che fu annunciato per Pasqua. Dopo 6 giorni non si è visto. L’ipotesi è supportata dalla logica: difficilmente l’esecutivo di Giuseppe Conte lo partorirà prima del 23 aprile, giorno del Consiglio europeo in cui bisognerà trovare un accordo sui fondi comuni per la ricostruzione. Entro giovedì dovremmo sapere su quali strumenti comunitari potrà contare il Paese e, soprattutto, su quali risorse. Solo dopo potrà essere impalcato il decreto aprile, che dunque potrebbe vedere la luce tra la fine del mese e l’inizio di maggio.
La maggioranza terrà?
Gli importi del decreto aprile dovranno comunque essere definiti già in quelle ore. L’Aula della Camera voterà infatti il prossimo 24 aprile la Relazione sulla autorizzazione allo scostamento di bilancio propedeutica al varo degli ulteriori provvedimenti con le misure economiche per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
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In quell’occasione si vedrà se l’Italia ha ancora una maggioranza politica, mai così divisa sugli strumenti da adottare (PD e Italia Viva vorrebbero ricorrere al MES senza condizioni così come è stato disegnato dall’Eurogruppo, si oppongono i 5 Stelle) e molto dipenderà dall’accordo che Giuseppe Conte sarà riuscito a spuntare 24 ore prima al vertice virtuale con gli altri 26 leader euroepei.