Una mail inviata alle Big Tech evidenzia i problemi legati all’intelligenza artificiale. La società discografica punta a tutelare i propri artisti
Universal Music Group ha inviato una comunicazione a Spotify e a Apple Music per chiedere alle due Big Tech che controllano librerie immense di contenuti audio di arginare l’intelligenza artificiale, che starebbe violando il diritto d’autore copiando brani esistenti e inquinando il mercato musicale. «Abbiamo la responsabilità morale e commerciale nei confronti dei nostri artisti di lavorare per impedire l’uso non autorizzato della loro musica e di impedire alle piattaforme di avere contenuti che violano i diritti degli artisti e degli altri creator», il commento da parte di un portavoce di Universal Music Group.
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Da mesi continua il dibattito sull’intelligenza artificiale, soprattutto dopo la diffusione di strumenti come ChatGPT. L’industria musicale – non da ieri – fa affidamento a strumenti di intelligenza artificiale, ma quello che Universal Music Group sta denunciando è una stortura che danneggerebbe gli artisti. «Alcuni sistemi di intelligenza artificiale – si legge nella mail inviata a Spotify e Apple – potrebbero essere stati addestrati su contenuti protetti da copyright senza aver ottenuto i necessari consensi o aver pagato un compenso ai titolari dei diritti che possiedono o producono i contenuti».
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In merito all’industria musicale c’è un altro fatto che sta avendo da settimane un impatto non indifferente in termini di mancati introiti. In Italia si è poi consumato uno scontro tra Meta e SIAE: le due parti non hanno raggiunto un accordo e così migliaia di brani nelle librerie di Facebook e Instagram non sono più disponibili per utenti e creator. A questo proposito si è mossa l’Antitrust, che ha aperto un’istruttoria per verificare se il gruppo di Menlo Park abbia o meno commesso abuso di dipendenza economica.