Materiale spaziale per il modello Pro: titanio e zoom ottico periscopico nel Pro Max. Nessuna novità di rilievo per il Watch series 9
C’è una liturgia, un rito, che si rinnova ogni settembre: la sua formula ortodossa è attribuibile a Steve Jobs, ma oggi a celebrare il lancio dei nuovi iPhone, anno dopo anno, ci sono volti diversi e protagonisti diversi. Ciò che non cambia, e non cambierà mai, è come i nuovi dispositivi vengono presentati. Il miglior iPhone, il miglior iPhone Pro, il miglior Apple Watch. Finora. L’anno prossimo si vedrà, quest’anno è soprattutto una questione di materiali: per il nuovo iPhone Pro si parla di titanio. Lo stesso usato dalle sonde che vanno su Marte. Ma ci arriviamo: un attimo di pazienza.
Apple Watch Serie 9
A guardarlo così, al polso, sfido chiunque a distinguerlo dal precedente (o da quello prima ancora): d’altra parte Apple Watch è di fatto l’orologio più venduto al mondo, senz’altro lo smartwatch di maggior successo di sempre, dunque perché a Cupertino dovrebbero affannarsi a fare gli straordinari? La scocca in alluminio, o in acciaio nei modelli più costosi, rimane invariata in foggia e misure: cambia l’interno, cambia il processore che lo alimenta e vengono aggiunte alcune funzioni che potrebbero semplificare la vita ai suoi utilizzatori. Non cambia però l’autonomia, restiamo a 18 ore d’uso lontano dalla presa: basta per farsi una giornata al polso, ma se partite non dimenticate la basetta di ricarica.
Passando ad altro, Siri può essere richiamato con maggiore semplicità grazie alla potenza del nuovo chip S9 che monta questo orologio: è potente abbastanza da processare localmente alcune richieste, riesce persino a interpretare i movimenti della mano per fermare una sveglia o interagire con alcune funzioni dell’interfaccia. Ricordano un po’ le gesture viste alla presentazione del visore di Apple, il Vision Pro, ed è chiaro che si tratta di piccoli affinamenti che però dovranno dar prova di essere realmente graditi e utilizzati dall’utente. Qualche anno fa, tutti si affannavano a riprodurre il meccanismo di registrazione della pressione sullo schermo che Apple aveva lanciato, serviva a dar vita a funzioni aggiuntive rispetto al semplice tap: oggi di quel retaggio non c’è più praticamente traccia. Non significa che le nuove gesture di Apple Watch Series 9 siano da archiviare come inutili, ma non c’è un cambiamento drastico nelle sue capacità.
Interessante l’aggiunta del chip UWB di seconda generazione: per capirci, è quello che consente di ritrovare le chiavi legate a un AirTag, o di rintracciare il telefono che ci siamo persi nelle pieghe del divano. Chi l’ha provato, chiedete loro di confermarlo (e lo faranno), vi dirà che funzionava già alla grande: questa novità significa che funzionerà ancora meglio, ed è una buona notizia. Ovviamente poi c’è una pletora di nuovi cinturini e watchface (se non avete ancora provato quella di Snoopy su WatchOS 10, non sapete cosa vi perdete: stupenda), ma come nel resto dell’offerta la notizia è che Apple dice anche addio alla pelle. D’altra parte, viene da dire, mal si sposava con le idee in fatto di ecologia che da anni la Mela propugna: che si concretizzano anche nel fatto che questo Apple Watch Series 9 è il primo device Carbon Neutral della storia del marchio.
Apple Watch Ultra 2
Pure per il modello Ultra il ritornello non cambia: ha il nuovo processore S9, le sue capacità di elaborazione permettono di far funzionare Siri direttamente sul device o di registrare i gesti delle dita per sfruttarli come scorciatoia dell’interfaccia, ma la sostanza del device resta invariata. Autonomia che arriva a 36 ore, testato per immersioni fino a 500 metri e scalate fino a 9.000 (l’Everest si ferma a 8.848 metri: ma quanto saltano gli alpinisti sull’Himalaya?), quadrante più luminoso che arriva a 3.000 nit per esser letto comodamente sempre e dovunque.
Diciamocelo: il Watch Ultra 2 è bello, tutto di titanio (ebbene sì), e ci sono modi peggiori di spendere mille euro. Anzi, quest’anno costa pure meno: solo 909 euro (100 euro in meno), disponibile per essere ordinato dal 15 settembre e nei negozi dal 22 di questo mese. Calano anche i Watch Series 9, che partono da 459 euro per il 41mm, e 489 per il 45mm: il tutto mantenendo piena compatibilità con i vecchi cinturini, con i nuovi cinturini (quelli Nike sono assai carini), tutto quanto serve per mantenere questo il best seller della categoria.
iPhone 15: benvenuta USB-C
Alla fine, anche Apple si è piegata: e dopo aver, per anni e anni, tenuto duro sul suo connettore Lighting, anche per iPhone è giunto il momento di passare a USB-C. D’altra parte, in Europa c’è una regola che rendeva questa transizione obbligatoria. Non si tratta di un passaggio totalmente indolore: è vero che questo semplificherà la vita a chi per esempio dispone già di un iPad (che da qualche anno si ricarica via USB), ma toccherà tenere in giro un “vecchio” cavo se si possiedono delle cuffie senza fili Apple. Solo il modello AirPods Pro di seconda generazione per ora è stato migrato al nuovo connettore: se possedete delle AirPods siete ancora schiavi del Lighting – oppure, se siete stati lungimiranti e avete scelto quelle con la ricarica wireless avete una sorta di via d’uscita.
Ma parliamo delle altre novità sostanziali di iPhone 15 (il Plus, modello da 6,7 pollici di display, non porta in dote differenze eclatanti: tranne la batteria un po’ più capiente). Soprattutto, verrebbe da dire, iPhone 15 eredita moltissime caratteristiche dal suo predecessore iPhone 14 Pro: per esempio il processore A16 Bionic, per esempio la fotocamera principale da 48 megapixel, per esempio la Dynamic Island che sostituisce il notch sulla parte alta dello schermo. Attenzione però, il display non funziona come l’OLED del modello Pro: sarà sempre un ottimo display, su questo Apple non è mai andata al risparmio, ma niente AOD (always on display) su questo prodotto. Bene l’adozione del chip Ultra Wideband di seconda generazione per ritrovare device e AirTag più facilmente. Meno bene la scelta di limitare al protocollo 2.0, più lento, la compatibilità della porta USB-C.
Altro aspetto migliorato è il software della fotocamera: ora rileva la presenza di una persona nell’inquadratura, oppure di un cane o di un gatto, e in autonomia decide di raccogliere e custodire le informazioni sulla profondità di campo. Non è un dettaglio da poco: non serve passare alla modalità ritratto, se pure non ci sono esseri viventi nell’inquadratura basta forzare il fuoco con un tap per far catturare le stesse informazioni. Questo significa poter agire con maggiore flessibilità in post-produzione, per esempio per aggiungere una sfocatura allo sfondo, e significa anche andare incontro all’utente finale semplificandogli la vita. Una bella mossa.
Sebbene questo iPhone 15 non sia Carbon Neutral come i nuovi Watch, compie un passo in quella direzione con tantissimo materiale riciclato (come l’alluminio della scocca): anche in questo caso, inoltre, ciao ciao alle cover di pelle e benvenuto il nuovo FineWoven che è più amico degli animali e della natura in generale. Come i Watch, anche gli iPhone 15 vanno in prenotazione questo venerdì e in vendita il 22 settembre: 979 euro per il modello da 6,1 pollici, 1.129 per il Plus da 6,7, entrambi nei tagli da 128GB. C’è anche il finanziamento tasso zero in due anni: di questi tempi un po’ una rarità.
Che pro quell’iPhone 15 Pro
Non scherzo: durante il keynote, qualcuno di Apple ha detto che questo è il più pro degli iPhone Pro lanciati finora. C’è davvero tanto di diverso dal modello dello scorso anno?
Vediamo. Corpo in titanio, lega analoga a quella che usano i rover della Nasa che scorrazzano su Marte: bel colpo in effetti, permette di alleggerire un bel po’ telefoni che ormai si erano trasformarti in dei bei mattoni in tasca. Poi c’è il nuovo processore A17 Pro, realizzato con il processo da 3nm: un bel numero da sfoggiare con gli amici nerd, pare un piccolo mostro di potenza visto che si parla persino del lancio su un telefono di videogiochi console come Death Stranding o Assassin’s Creed Mirage. Lo schermo ha bordi più sottili, in linea con la concorrenza sul mercato. Poi ci sono USB 3, WiFi 6E, e ovviamente le nuove fotocamere.
Capitolo fotografia. Sensore da 48 megapixel, par di capire migliore di iPhone 15 base o comunque meglio sfruttato grazie ad alcuni accorgimenti: per esempio i dati del LIDAR, il sensore assente sul posteriore del modello base, o mediante l’interpolazione dei pixel che formano il sensore stesso per produrre una immagine da 24 megapixel di qualità superiore anche in modalità notte (lo fa anche il 15, anche se meno bene). Lo zoom ottico poi è da 3x nel modello Pro, e sale a 5x (120mm equivalente) sul modello Pro Max: sfrutta, per la prima volta su un iPhone, un sistema prismatico per aumentare la lunghezza focale e dispone di un sistema di stabilizzazione ottica che Apple chiama “3D” e che muove il sensore su 3 assi.
Siamo davanti a una rivoluzione? Non proprio, almeno se parliamo di fotocamere: di gimbal e periscopi ne abbiamo già visti su altri smarpthone, ma come sempre Apple fa tutto mediamente bene e arriva ad alcune soluzioni solo quando trova il proprio personale modo di interpretarle. Senz’altro il pezzo forte di quest’anno è il titanio, che con la sua leggerezza dovrebbe cambiare un bel po’ l’ergonomia: i colori sono meno ricercati dello scorso anno (niente viola o verde, per dire), ma sembrano tutti molto eleganti. Bella la soluzione del tasto personalizzabile che sostituisce lo switch per la modalità silenziosa: si può associarlo a una scorciatoia per una funzione specifica (non disturbare? fotocamera?) e rende questo modello Pro differente in un aspetto significativo rispetto al modello base.
Sorpresa sorpresa, calano i prezzi.
iPhone 15 Pro parte da 1.259 euro per 128GB, molto intrigante il Pro Max da 6.7 pollici e 256GB di storage a 1.489 euro. Sempre disponibile il finanziamento tasso zero, sempre possibile effettuare il trade-in del proprio vecchio smartphone (meglio se iPhone) per abbattere la rata. Sempre in vendita dal 22 settembre: ma prenotatelo da venerdì 15.