Il progetto supporterà le future colonie umane sul pianeta rosso. Il presidente del Distretto aerospaziale della Sardegna Giacomo Cao non ha dubbi: «Con le risorse adeguate toccheremo il suolo marziano nel 2031»
In questa nuova puntata del nostro Viaggio in Italia non ce ne stiamo coi piedi per terra ma voliamo nello spazio, tra Cagliari e Marte. Proprio così, perché nel capoluogo sardo si punta a portare sulla superficie di Marte una serie di macchinari per produrre manufatti pensati in caso di futuri insediamenti sul pianeta rosso. Con questo obiettivo ha preso forma “Small mission to Mars”, un progetto di cui fa parte Space manufacturing in-situ, recentemente finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con quattro milioni di euro. L’idea è nata dalla collaborazione tra il DASS, il distretto aerospaziale della Sardegna, il CRS4, Centro di ricerca, sviluppo studi superiori in Sardegna, l’Università di Cagliari, il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali e il Consorzio ALI, Avio e Lead Tech. «Il progetto proposto è focalizzato sullo studio di una missione interplanetaria che ha come obiettivo finale il trasferimento sul suolo marziano di un macchinario per la produzione di manufatti utilizzando materie prime “in situ” ed è destinato a supportare potenziali future colonie su Marte», spiega Giacomo Cao, presidente del Distretto aerospaziale della Sardegna e amministratore unico di CRS4, a StartupItalia.
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Cosa è Space manufacturing in-situ
«Space manufacturing in-situ è un progetto nato nel 2017 ma non contemplava la missione su Marte; si limitava a studiarne la fattibilità e ne approfondiva alcuni temi, tra cui la realizzazione di manufatti sul suolo marziano e le modalità di atterraggio – racconta il presidente Cao – Adesso, grazie anche ai recenti investimenti, si può immaginare di dare seguito in modo realistico alla missione». L’idea c’è ed è tutta italiana. «Space manufacturing in-situ vede capofila il distretto della Sardegna ma vanta una serie di partner e realtà campani ed è stato sviluppato principalmente nel Centro-Sud anche grazie alla collaborazione dei centri di ricerca e dei laboratori dell’Università di Napoli Federico II e dell’Istituto nazionale di Astrofisica». In un approccio decisamente inclusivo, Space manufacturing in-situ rappresenta un punto di partenza per dimostrare che anche in Italia c’è terreno fertile per progetti molto ambiziosi. «Il messaggio che vogliamo lanciare è che anche gli italiani sarebbero capaci di raggiungere il pianeta Marte con la tecnologia italiana in un contesto che si inserisce a 360 gradi in quella che viene definita “space economy”. Dobbiamo fare in modo che con l’aiuto della tecnologia lo spazio sia accessibile a costi sopportabili».
La Sardegna nello spazio
Le attività contemplate dai progetti Space manufacturing in-situ vantano una serie di brevetti e tecnologie made in Italy e la realizzazione di elementi strutturali del distretto aerospaziale della Sardegna. Ma siamo davvero pronti per andare su Marte? «Se ci verranno destinate ulteriori risorse sì, arriveremo su Marte nel 2031 – continua Cao – Ma qualora ci fossero dei ritardi, il tutto slitterebbe almeno di un paio di anni perché ci sono delle finestre di tempo da dover rispettare per il lancio su Marte che partirebbe da Kourou, nella Guyana francese. Nel frattempo, però, potrebbe succedere di tutto».
La missione è, senza dubbio, sfidante e gli obiettivi da raggiungere decisamente molto ambiziosi, ma niente è impossibile. «Noi abbracceremo chiunque voglia aiutarci nel compimento di quanto annunciato; c’è grande apertura e questa è una bella sfida per il Paese – conclude Cao – Qualora andasse male, siamo molto contenti di avere ottenuto questi ottimi risultati. Siamo pronti ad aggregare sia soggetti nazionali che internazionali ma vogliamo essere noi a indicare la strada».
Cosa succede al CRS4 di Cagliari
Al CRS4, il Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori della Sardegna non si studia soltanto l’aerospazio. Tutte le attività ruotano attorno a tre grandi tematiche: l’intelligenza artificiale e la gestione di grandi moli di dati, il calcolo ad alte prestazioni e il quantum computing, strettamente connesse alla ricerca scientifica e allo sviluppo tecnologico ma applicate anche all’informazione, all’energia e all’ambiente, alle bioscienze, all’aerospazio, all’informatica visuale, alle infrastrutture computazionali e ai progetti per le smart city. Nel corso del triennio 2020-2023, è stata implementata l’infrastruttura della piattaforma Next Generation Sequencing Core, che ha dotato per prima l’Italia di un sequenziatore genomico di ultima generazione, la cui tecnologia all’avanguardia garantisce performance migliori rispetto alle macchine attualmente in uso in altre regioni, consentendo al CRS4 di produrre dati di sequenziamento umano, animale e vegetale a maggiore velocità e a costi ridotti.
E’ stato anche depositato il marchio Ubiquitous Digital Platform (UbiDP) per facilitare la gestione delle dinamiche all’interno delle città, la logistica territoriale e le situazioni di emergenza. La piattaforma supporta le decisioni prese da sindaci, forze dell’ordine, vigili del fuoco e protezione civile per la gestione dei territori, la pianificazione urbana e gli interventi in situazioni di emergenza come alluvioni e incendi. Ma può essere utilizzata anche per gestire il traffico, i parcheggi e il flusso delle persone durante grandi eventi. Il CRS4 è coinvolto anche in diversi progetti. Tra i più importanti c’è quello per il riconoscimento dei marcatori RNA del tumore al polmone indotto da amianto. Il Centro è anche impegnato in attività di divulgazione scientifica per la promozione delle discipline Stem nelle scuole, che ha visto coinvolti oltre 2000 bambini e bambine degli istituti elementari e dell’infanzia della Sardegna.
Cosa fa la differenza
Il CRS4 era anche all’Expo di Dubai, dove sono state presentate tecniche innovative di coltivazione algale, anche in assenza di gravità, che potranno essere utilizzate in occasione di future missioni per l’esplorazione dello spazio profondo. Infine, grazie ai successi del team che si occupa di quantum computing, gli esperti sono riusciti a superare i test convenzionali emulando un computer quantistico a 30 qbit e a depositare un marchio per un software di supporto ai codici quantistici. «Il bilancio sugli ultimi tre anni di lavoro del CRS4 testimonia la capacità della Sardegna di affermarsi in ambito internazionale nei settori della ricerca e dell’alta tecnologica al servizio delle persone – ha affermato Christian Solinas, presidente della Regione Sardegna – Una centralità inserita in un contesto globale in continua evoluzione, che il Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori ha dimostrato di saper intercettare grazie a un impegno costante, declinato nei diversi progetti che dal 2020 hanno caratterizzato la sua attività con importanti meriti e riconoscimenti nei campi dell’energia, dell’ambiente, agricoltura, geofisica e intelligenza artificiale».