Tappa a Napoli. L’acceleratore di CDP Venture Capital Sgr ricerca soluzioni innovative in un settore che nel 2020 vantava un valore di produzione di 317 miliardi di euro rappresentando il 7,9% dell’occupazione nazionale
Si occupano di nutraceutica, circular & bio-materials, agricoltura rigenerativa e, più in generale, di bioeconomia, le startup che ruotano attorno a Terra Next, l’acceleratore che fa parte della Rete Nazionale Acceleratori di CDP Venture Capital Sgr, network che conta oggi 18 programmi verticali su tutto il territorio, focalizzati sui mercati a maggiore potenziale di crescita. Terra Next va alla ricerca di soluzioni altamente innovative nella bioeconomy.
Questa volta il nostro Viaggio in Italia fa tappa nel cuore della Campania, a Napoli, dove questo ecosistema ha recentemente preso vita all’interno di un territorio, quello del Mezzogiorno, dove la bioeconomia rappresenta quasi un quarto del settore a livello nazionale e il 6,7% dell’economia totale dell’area. Nato su iniziativa di CDP Venture Capital Sgr, l’acceleratore vede la partecipazione di Intesa Sanpaolo Innovation Center in qualità di co-ideatore e promotore e il supporto di Cariplo Factory che gestisce operativamente il programma. Tra i partner istituzionali e scientifici ci sono Fondazione con il Sud, l’Università Federico II di Napoli, il Campania Digital Innovation Hub, il Cluster Italiano della Bioeconomia Circolare SPRING, il centro di innovazione deep tech Materias, il centro studi S.R.M. – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno. «La Campania è un territorio molto attivo in questo metasettore che vanta grandi competenze – spiegano da TerraNext – E in Italia il settore è preponderante, non solo nel Mezzogiorno. Qui tutte le startup fanno life cycle assessment per valutare l’impronta carbonica del prodotto e lavorare sui kpi che migliorino la sostenibilità e la produttività. Ma non solo, vogliamo raccogliere sia realtà ad alto potenziale che realtà specifiche che portino un miglioramento concreto nel fashion, nella cosmetica, nel green e in tanti altri settori».
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Fare rete: il cuore di Terra Next
Terra Next coinvolge anche i corporate partner Pastificio Garofalo (core partner), Gruppo Getra, Gruppo Nestlé, Novamont, Aristea, Nolanplastica, Selepack e Tecno. Assieme, questi partner forniscono il loro contributo in termini di know-how, asset e network per lo sviluppo delle startup. Grazie a questa rete messa in piedi, le startup potranno inoltre creare sinergie con altri soggetti industriali nel settore della bioeconomia, già eccellenza del made in Italy che, nel 2020, vantava un valore della produzione di 317 miliardi di euro in Italia, con l’impiego di 2 milioni di lavoratori, rappresentando il 7,9% dell’occupazione totale nazionale, valore che sale al 10,7% nel solo Mezzogiorno (secondo i dati del 7° rapporto sulla Bioeconomia).
«Terra Next nasce per potenziare la crescita delle giovani imprese italiane innovative, che devono essere in grado di offrire soluzioni sostenibili alle sfide che il mondo sta affrontando, per diventare campioni nazionali e internazionali nel processo di transizione energetica», ha commentato Francesca Bria, presidente di CDP Venture Capital.
Le startup di Terra Next
Le startup che hanno la possibilità di accedere al programma di accelerazione beneficiano di un investimento iniziale e di un percorso di 3 mesi a Napoli, presso il Campus di San Giovanni a Teduccio dell’Università Federico II, nel quale si avvalgono di percorsi di mentorship, formazione, networking e momenti di approfondimento dedicati al consolidamento della value proposition e del modello di business, della validazione tecnica e della prototipazione delle soluzioni, fino al go-to-market e al fundraising. I migliori team hanno accesso ad ulteriori investimenti per circa 1 milione di euro, stanziati dai promotori dell’iniziativa. Le startup che sinora sono state selezionate hanno creato soluzioni per i processi di biodegradazione, per l’integrazione alimentare e la cosmesi, per la produzione di bioplastiche degradabili e vernici naturali ma anche nella creazione di soluzioni eco-sostenibili per utilizzare gli scarti delle industrie (del caffè, del carciofo, degli olii esausti e del sughero), innovazioni che permettono alle persone di invecchiare meglio e una linea di cibo fresco per cani.
Tra queste, ci sono Circular Fiber, che si concentra sulla produzione di farina e prodotti nutraceutici a base di scarti di carciofo; Coffeefrom, che dai fondi di caffè industriale dà vita a un nuovo materiale bio-based composto da fonti rinnovabili e prodotto in Italia che costituisce una valida alternativa durevole e resistente alla plastica monouso; FlavoLife, startup che ricerca il potenziale medico dei flavonoidi, composti polifenolici contenuti nella frutta e verdura, per permettere alle persone di invecchiare meglio preservando la loro salute; IsusChem, che grazie alla tecnologia brevettata converte gli acidi grassi degli oli in solventi innovativi, riducendo l’impatto ambientale dei prodotti chimici; Kinsect, che ha sviluppato un processo industriale per la produzione di farine proteiche per mangimi mediante l’allevamento di insetti su grande scala a basso impatto ambientale; Lebiu, che produce una gamma di materiali eco-sostenibili, dalle proprietà meccaniche ricercate (leggerezza, flessibilità, impermeabilità, resistenza alla pressione e alle alte temperature) ricavati dagli scarti dei tappi di sughero provenienti dalla Sardegna; Real Bowl, che ha sviluppato una linea di cibo fresco per cani, human grade, non-industriale e privo di conservanti che può essere tenuto fuori dal frigo per 45 giorni. Al primo batch aveva partecipato anche Relicta, vincitrice di SIOS23 Sardinia, che ha sviluppato una bioplastica idrosolubile ottenuta dagli scarti di lavorazione industriale delle aziende ittiche.
«Vogliamo crescere anche grazie al contributo di startup provenienti dall’estero che possano aiutare il nostro ecosistema», conclude il team di TerraNext.