Soli in un mondo inospitale, l’animaletto incontra Toriko, una giovane da accudire. Il legame forte in un titolo che poteva dare di più
Quanti videogiochi iniziano con un mondo post-apocalittico. Distruzione e solitudine. Poi sbuca un protagonista, forse l’ultimo sopravvissuto. Nel caso di Void Terrarium è un simpatico topolino bianco da laboratorio. Il suo nome è Robby e grazie a un piccolo robot scassato riesce ad esplorare un ambiente dalle tinte misteriose e affascinanti. Fino a quando non incontra una ragazza in fin di vita, con cui subito crea un legame di amicizia e di affetto. Il suo compito sarà quello di raccogliere più cibo possibile per salvarla. Comincia così un viaggio in pieno stile dungeon crawler sviluppato da NIS America anche per Switch, l’ibrida di casa Nintendo su cui abbiamo testato il titolo.
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Void Terrarium: la storia persa in un labirinto
Il compito di Robby è quello di proteggere Toriko, mettendola al sicuro all’interno di un enorme terrario, da cui uscire in continuazione per procacciare risorse e cibo in un mondo inospitale. L’impianto del gameplay di Void Terrarium si basa su labirinti da esplorare mano a mano, stanza dopo stanza, per sconfiggere nemici e raccogliere oggetti. Se l’impianto narrativo ha senz’altro del potenziale, questo resta tuttavia inespresso, scontrandosi con la monotonia dei dungeon.
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Il forte legame tra un topolino e una giovane gravemente malata, da accudire e salvare, avrebbe potuto far sbocciare un titolo forse meglio sviluppato. Invece, dopo il risveglio di Toriko, Void Terrarium diventa una lunga sequenza di labirinti in cui entrare e uscire senza scordarsi del tempo che scorre. Capita spesso che, durante l’esplorazione, dobbiate subito correre alla base perché la ragazza ha bisogno delle vostre cure.
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Proposto soltanto in lingua inglese, il videogioco resta comunque un buon titolo per chi ama questo genere. La grafica è tra gli aspetti più pregevoli, con luci e ombre che restituiscono la giusta atmosfera di malinconica solitudine. Per fortuna anche in un mondo apparentemente senza speranze, ritroviamo qualcuno di cui prenderci cura, spinti dal dono dell’amicizia.
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