“Molto tempo fa, c’era un bambino di nome Peet che dormiva pacificamente in coma. Quando aprì gli occhi, si ritrovò in un incubo”
C’è molto dell’umorismo nero, spesso macabro, di Tim Burton in Neversong un platform peculiare, ovattato, sospeso tra realtà e dimensioni fantastiche. Il titolo originale dell’opera, Once Upon a Coma, dà qualche indizio in più sulla sinossi alla base di queste curiose scelte stilistiche e ludiche. Il protagonista dell’avventura, infatti, si è appena risvegliato dal coma. Ma il brutto, paradossalmente, non se lo è ancora lasciato alle spalle, perché il mondo in cui ritorna non è affatto quello che conosceva. Parenti e amici sono stati sostituiti da creature mostruose. Una di queste ha persino rapito la sua ragazza.
Apparentemente, Neversong è un platform 2D come tanti altri…
Leggi anche: The Great Perhaps: su PS4 una startup russa denuncia gli orrori dell’URSS
I rimandi a Tim Burton non sono solo grafici, ma anche umoristici. Gli sviluppatori di Serenity Forge presentano infatti così la loro opera: “Molto tempo fa, c’era un bambino di nome Peet che dormiva pacificamente in coma. Quando aprì gli occhi, si ritrovò in un incubo”. Il tema è serio – come sono serie le tematiche trattate nei film di Burton, regista che gioca spessissimo con il topos della morte e la tematica dell’abbandono -, perché si parla di coma, eppure solo quella frase strappa (in)volontariamente una risata. E nel gioco tanti altri dialoghi non mancheranno di farvi ghignare, salvo poi provare un forte senso di colpa.
L’umorismo nero è proprio quello delle opere di Tim Burton
Non sappiamo se Peet si sia davvero risvegliato, se sia finito in una dimensione parallela o se sia prigioniero dei suoi incubi. La domanda si ripeterà ossessivamente nel corso di Neversong, ma in fondo non ci interessa dare una risposta perché a conti fatti il mondo onirico creato dai ragazzi di Serenity Forge è davvero bello. Per quanto inquietante, sia chiaro.
Qua e là i livelli sono punteggiati da un buon numero di enigmi
Un po’ platform, un po’ action, un po’ metroidvania (si potenzia il protagonista e si sbloccano sezioni degli stage inizialmente precluse), un po’ una divertente rassegna di enigmi, Neversong ha dalla sua non solo la riuscita realizzazione tecnica, ma anche la caratterizzazione dell’eroe, dei comprimari e persino dei boss.
Al pari dei maggiori successi di Tim Burton (chi scrive ama Nightmare Before Christmas), anche questo videogioco sviluppato a Boulder, in Colorado, scatena amore e repulsione: sul televisore di casa si alternano esseri orripilanti e situazioni al limite del conato, eppure tutto ciò attrae e diverte. Purtroppo Neversong dura davvero poco, due ore, al massimo tre. Ma rappresenta senz’altro una esperienza godibilissima, da vivere su Apple Arcade, PS4, Switch, Windows e Xbox One.