L’abbiamo testato su Nintendo Switch. Il segreto non è cercare lo scontro, ma studiare al meglio la mappa. Per portare a casa la pelle
Esci, saccheggia, sopravvivi e torna alla base. Si potrebbe riassumere così lo schema di gioco di Vigor, l’ultimo titolo uscito dagli studi della software house ceca Bohemia Interactive, nota nel mondo videoludico soprattutto per il recente successo di DayZ. In un ambiente ostile come la Norvegia post-bellica, cratere di un’esplosione nucleare che ha ridotto gli uomini al peggior stadio hobbesiano del tutti-contro-tutti, il giocatore è uno dei pochi sopravvissuti costretti a trovare riparo in una casa all’inizio spoglia, che necessita di miglioramenti e protezione. Senza una trama vera e propria, il videogioco è uno shoot and loot, ovvero una continua uscita nel territorio ostile alla ricerca di materiali d’ogni genere.
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Lo stile Vigor: farsi furbi
La nostra recensione di Vigor su Nintendo Switch non può non partire dall’ambiente circostante. Silenzio e nuda terra ci fanno compagnia nei nostri primi passi in un mondo post-apocalittico. Le mappe sono tante e variano anche tenendo conto delle diverse stagioni. Grazie all’assistenza vocale, che ci aiuta a prender dimestichezza con comandi e oggetti, occorre mettersi subito d’accordo con la propria sete di crafting: impossibile prendere ogni cosa che si riesce ad acciuffare senza rischiare di essere trovati e uccisi da un avversario. Il rischio di Vigor è quello di perdere letteralmente tutto il proprio bottino.
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A differenza infatti di altri titoli survival, quello di Bohemia Interactive punta alla sopravvivenza quasi suggerendo di evitare lo scontro a fuoco a tutti i costi. In Vigor si procede e si migliora la propria base facendosi furbi: il multiplayer ci mette infatti di fronte ad altri sopravvissuti che potremmo incrociare in una casa abbandonata, impegnati a farsi i fatti propri svaligiando qualcosa. A quel punto, uno di fronte all’altro, possono accedere due cose: o ognuno prosegue per la propria strada, oppure potremmo doverci imbattere in un avversario pronto a spolpare anche noi.
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Bottino: non sempre vale la pena
Ammettiamo tutti che è snervante dover rinunciare a tutto il raccolto per un game over sfortunato. Ecco perché consigliamo di cominciare le prime uscite rischiando poco e raggiungendo il prima possibile una delle diverse zone d’uscita presenti sulla mappa. Una volta qui, in pochi secondi si torna automaticamente alla base sani e salvi. Passo dopo passo, missione dopo missione c’è comunque spazio e tempo per migliorare e salire di livello senza affrontare una pioggia di proiettili.
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Il rifugio diventa così uno spazio dove esplorare il menu di gioco per catapultarsi in una nuova partita, oppure personalizzare il personaggio e comprare nuovi armi. Prima di ogni partita è possibile perfino acquistare un’assicurazione – se avete corone a sufficienza – che tutelerà il vostro equipaggiamento in caso di fallimento.
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Dobbiamo essere sinceri sull’aspetto grafico di Vigor, un titolo convincente sull’impostazione, ma che rende poco sulla console ibrida di Nintendo. Continui pop up e una qualità di 30 fps non inseriscono certo il titolo nel gruppo dei titoli più fluidi su Switch. Se infine in un survival ci si aspetta azione e frenesia, il nostro giocatore è in realtà una sorta di robot che ripete sempre la stessa modalità di salto. Va bene correre e scappare, ma anche il gameplay vuole il suo spazio…