Sono due i tipi di carne artificiale prodotti su base vegetale o grazie a tecniche di coltivazione cellulari. Intervista a Matteo Brognoli, Ad di Solaris Biotech, azienda italiana specializzata nella realizzazione di carne sintetica
Sarà la carne del futuro. Prodotta in laboratorio, replica in tutto e per tutto la carne animale, ma senza bisogno di allevamenti. Solaris Biotech, azienda di Porto Mantovano, da vent’anni attiva nel settore del biotech è una delle poche realtà italiane a fornire gli strumenti per realizzare l’alimento che potrebbe rovesciare i canoni e le modalità dei consumi. “La nostra azienda è fornitore di bioreattori, particolari impianti di fermentazione utilizzati per la coltivazione delle cellule per produrre principi attivi necessari per la realizzazione di questo tipo di carne”, commenta Matteo Brognoli, AD di Solaris Biotech a StartupItalia.
© Foto: Sito Web Impossible Foods
Carne sintetica e carne animale “replicata”
Ci sono due tipi di carne artificiale, spiega Brognoli. “Sul mercato esistono aziende, nostre clienti, che producono dei surrogati di carne su base vegetale, ossia dalle alghe“. All’interno di queste alghe viene inserito l’eme, un particolare composto dell’emoglobina, che, attraverso specifici processi controllati, rende il prodotto finale molto simile alla carne come la conosciamo.
Leggi anche: Feat Food il pasto (migliore) servito dall’intelligenza artificiale
“La nuova frontiera della carne artificiale”, continua l’AD di Solaris, “è invece quella ricavata dalla coltivazione di cellule di mammifero. Attraverso il bioreattore se ne derivano dei tessuti muscolari replicabili”. Insomma, vera e propria carne animale, ma realizzata attraverso la duplicazione delle cellule, senza bisogno di allevamenti intesivi, responsabili di una gran parte dell’inquinamento.
© Foto: Sito Web Solaris Biotech
L’importanza di diminuire gli allevamenti
“Il 60% dei terreni mondiali destinati all’agricoltura, viene occupato dagli allevamenti di manzo. Con effetti devastanti sul piano ambientale ed energetico. Tutto questo considerando che il consumo di manzo conta appena per il 2% delle calorie consumate a livello globale”, commenta Brognoli. Motivazioni più che sufficienti a incentivare alternative eticamente più responsabili dei grandi allevamenti intensivi.
Leggi anche: Da Cracco a Bowerman, gli chef d’Italia contro lo spreco alimentare
Carne artificiale, quali clienti?
Ad oggi, questo tipo di carne non ha valicato i confini statunitensi. E anche negli USA, la distribuzione è molto limitata, osserva Brognoli. “Impossibile Foods è la realtà principale per la distribuzione della carne artificiale a base vegetale, ma comunque non hanno una clientela estesa. Vendono alle grandi catene come Starbucks e Burger King, a livello di fast food. Ma il prodotto non si trova ancora nei supermercati”.
Ancora più complessa la situazione della vera carne del futuro, quella prodotta da coltivazione cellulare. “Siamo lontani dall’essere sul mercato. Non c’è ancora sostenibilità economica”, afferma Brognoli. “Siamo partiti da un costo iniziale di 40mila dollari al chilo nel 2017 e ora, grazie alla continua ricerca, siamo scesi a circa cinque mila dollari“.
© Foto: Sito Web Impossible Foods
Ricerca e sviluppo, chi paga?
“L’Italia non sta facendo nulla per finanziare la ricerca su questo fronte. A livello europeo non conosciamo aziende che si stanno impiegando nella coltivazione cellulare della carne”, risponde l’AD di Solaris in tema investimenti per lo sviluppo di tecnologie a più basso costo in tema carne artificiale. “I nostri clienti“, osserva Brognoli, “provengono da Stati Uniti e Israele. Memphis Meat, la realtà più strutturata che si sta occupando di questo genere di produzione, ha ricevuto e riceve finanziamenti privati, anche molto importanti. Recentemente hanno ricevuto un fundraising da 161 milioni di dollari, con la partecipazione dei soliti noti: Bill Gates Foundation piuttosto che Richard Branson”.
Leggi anche: Al.ta Cucina, la community che racconta la cucina italiana dal basso
A testimonianza di come i privati siano molto più sensibili all’argomento rispetto alla politica. Una lungimiranza che sarebbe invece da aspettarsi, da parte dei decisori pubblici, verso un tema che diventerà il vero protagonista del futuro prossimo. “Fra vent’anni“, sottolinea infatti Brognoli “le previsioni stimano un 50% di consumo di carne artificiale e un 50% di carne tradizionale“.