La pandemia ha fatto impazzire la spesa. E questo è solo un risultato parziale. Il rischio è che finita l’emergenza sanitaria l’Italia sia la grande malata d’Europa
2.578.900.000.000. Lo abbiamo voluto scrivere in modo esteso per rendere meglio l’idea della cifra mostruosa che abbiamo raggiunto in agosto. È il nostro debito pubblico, ormai letteralmente esploso. E questa volta non è colpa né degli sprechi, né delle ruberie o dell’assistenzialismo figlio degli scambi di voto della Prima Repubblica. O meglio, non solo. Perché a una situazione già precaria e tutt’altro che lusinghiera ora si è pure aggiunto il Covid. I dati di Bankitalia fotografano infatti l’aumento esponenziale del fardello che ci trasciniamo dietro dall’immediato Dopoguerra aggravato ulteriormente dalle spese sanitarie dirette e indirette.
Cosa sta facendo lievitare il debito pubblico
Del resto, se non ci fosse stata una pandemia, con 2.578.900.000.000 di euro di debito molto probabilmente a quest’ora non stareste leggendo questa testata, che sarebbe già stata chiusa e voi probabilmente avreste già dovuto disdire l’abbonamento a Internet. Perché non ve lo sareste potuto più permettere. Non scherziamo. Numeri simili, in condizioni normali, ci avrebbero causato immediatamente la cacciata, a calci, dall’Unione europea, che come sappiamo da anni ci richiama al rispetto nel rapporto tra deficit – PIL (ormai è solo un lontano ricordo: quelle regole sono state momentaneamente disinnescate e noi abbiamo oltrepassato ogni soglia di sicurezza). Senza più la protezione europea, l’Italia, a causa di quei 2.578,9 miliardi di euro di debito pubblico che la zavorrano e la rendono poco credibile sul piano creditizio avrebbe fatto la fine della Grecia, con i più fortunati tra voi in coda alla motorizzazione per consegnare la targa del proprio veicolo – e poter smettere di pagare la tassa di circolazione – e i meno davanti alle mense per i poveri.
Cosa accadrebbe con conti simili in una situazione normale
Perché con 2.578,9 miliardi di euro di debito e fuori dal club europeo lo spread sarebbe letteralmente schizzato alle stelle, suonando quel campanello d’allarme che avrebbe tirato giù dal letto tutti i nostri debitori, spingendoli a chiederci di saldare immediatamente quanto gli dobbiamo. E sono appunto quei 2.578.900.000.000 di euro che ogni volta che li si vede scritti per esteso si sentono brividi correre lungo la schiena. Tutti quei soldi, naturalmente, non li abbiamo e, per continuare il nostro feuilleton fantascientifico, salvo che un governo emergenziale non se ne fosse venuto fuori con una patrimoniale lacrime e sangue, l’Italia sarebbe fallita da un pezzo.
Falliti e fuori dall’euro
Calmate gli istinti sovranisti. Facile dire: fuori dall’Unione europea potremmo comunque stampare moneta. È una sciocchezza di dimensioni ciclopiche, visto che ormai il denaro non è più ancorato a metalli preziosi ma è solamente un pezzo di carta il cui valore è commisurato alla fiducia che si ha in chi lo emette, o meglio, nella sua capacità di saldare i propri debiti. Perciò, a meno che non si vogliano ipotecare le riserve auree nazionali (che finiscono in fretta), se l’Italia uscisse dall’euro, i vecchi titoli di Stato verrebbero convertiti nella nuova Lira, con gravi perdite per chi li detiene (inclusi i risparmiatori italiani). Alla Banca d’Italia non resterebbe altro da fare che battere moneta come Totò e Peppino, ma questo ci porrebbe sulla strada dell’iper-inflazione. Finiremmo insomma come lo Zimbabwe che nel 2009 ha fatto stampare un biglietto con su scritto “One Hundred Trillion Dollars”, 100 Trilioni di Dollari, che però è utile per comprare un po’ di pane al mercato.
La febbre del debito pubblico sale, andrà curata
Ma, appunto, questo è solo uno sforzo di fantasia, utile però a capire cosa potrebbe aspettarci. Nel mondo reale di mezzo c’è stata la pandemia, che ha anche allentato tutti i lacci e lacciuoli europei con cui Bruxelles provava a dare un freno alla spesa pubblica delle singole nazioni. Si fa presto a dire “no al MES” o che i soldi del Recovery Fund guariranno ogni ferita. Il fatto è che, secondo i dati di Bankitalia, il debito delle amministrazioni pubbliche tra luglio e agosto ha galoppato di 18,3 miliardi. In pratica, in un mese abbiamo gettato nella voragine del debito pubblico oltre 600milioni di euro al giorno.
In parole povere, lo Stato sta emettendo obbligazioni (dei “pagherò”) a tutto spiano per pagare le spese maggiorate dal rischio Covid per sanità, istruzione, trasporti e tutto questo finisce nel calderone dei soldi che, presto o tardi, dovremo restituire. Esattamente come i soldi del Recovery Fund o della SURE che sta finanziando la cassa integrazione. Insomma, passata la pandemia il rischio è che il vero malato sia nuovamente il nostro debito pubblico. E la cura potrebbe essere da cavallo, su un paziente già martoriato dal Covid-19.