L’esecutivo presenta il Piano di ripresa e resilienza. Ma le proposte per l’Europa ancora non ci sono. È solo una dichiarazione di intenti di 38 pagine. La Francia ha preparato un documento di oltre 300 pagine
Trentotto pagine. Solo trentotto pagine. Il piano dell’esecutivo di Giuseppe Conte per non far fallire il Paese sotto i colpi della pandemia e sotto il peso della crisi post pandemica, una settimana dopo l’incontro del CIAE (Comitato interministeriale per gli affari europei) che pur sembrava cruciale per arrivare al documento finale, manca ancora. In compenso, però, il governo ha indirizzato ai presidenti di Camera e Senato 38 pagine e diverse slide sulle linee guida programmatiche lungo cui si sostanzieranno le richieste che formuleremo alla Commissione europea di Ursula von der Leyen per avere accesso ai 209 miliardi di euro del Recovery Fund (o Next Generation Eu). La road map fissata dall’Europa è stringente e l’esecutivo sembra ancora parecchio indietro sui lavori. Vediamo di capire cosa è stato scritto in queste 38 pagine.
Il Piano di ripresa e resilienza
Si chiama Piano di ripresa e resilienza, ma le 38 pagine e 32 slide che Giuseppe Conte ha inoltrato al Parlamento più che un piano sono una dichiarazione di intenti. Non presentano infatti ancora quali progetti sono stati selezionati perché l’Unione europea li finanzi con i 209 miliardi del Recovery Fund ma si limitano a ribadire le sei direttrici – peraltro già note da almeno due settimane – lungo cui si muoveranno le nostre richieste: Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per la mobilità; Istruzione, formazione, ricerca e cultura; Equità sociale, di genere e territoriale e Salute.
© Viminale
Tra gli obiettivi fissati dal Governo: meno tasse sui ceti medi e sulle famiglie, puntare al raddoppio della crescita a un livello in linea con la media Ue dell’1,6%, con più lavoro e più investimenti. Più che un piano un insieme di slogan (a tutti piacerebbe veder raddoppiare il PIL, ma in quelle pagine dovrebbe esserci scritto anche il come, che ovviamente manca) o, forse, visto il periodo, promesse elettorali. Si assicura l’Unione europea che il governo intende porre in essere una serie di “criteri stringenti” per dare il via libera ai progetti da finanziare, in base all’impatto sul PIL e ai costi, ma non si scende nel dettaglio. Spicca anche la necessità, molto politica e poco ininfluente ai fini della crescita, di ridiscutere le concessioni autostradali.
La roadmap per ottenere i soldi del Recovery
Siamo insomma ancora in alto mare. La roadmap per il Recovery Fund è dunque tutta in salita e scandita da date ravvicinate nel tempo. E purtroppo l’Italia al momento non ha ancora un piano preciso da presentare all’Europa.
© Wopke Hoekstra, Twitter
Il rischio è di mancare una di quelle tappe o – peggio – vedersi respingere il piano: formalmente nulla di irreparabile perché ci sarebbe comunque un secondo appello (e poi un terzo, un quarto…), ma slitterebbe la prima dazione di denaro comunitario. Ma quei soldi ci servono prima di subito (qui si giocherà la partita, tutta interna alla politica italiana, del MES, tra favorevoli e contrari, per coprire almeno le spese non differibili).
Se vogliamo avere i soldi entro giugno 2021, il progetto di come spenderli dovrà pervenire alla Commissione il prima possibile, perché l’esecutivo comunitario si prenderà tutto il tempo necessario per valutarne la bontà, la fattibilità e la compatibilità con le loro linee guida. Non è la Commissione ad avere fretta di sperperare denaro di tutti. La finestra va da gennaio 2021 ad aprile, ma il dialogo con la Commissione, finalizzato a evitare la bocciatura, pubblica e clamorosa, del piano (sarebbe come farsi bocciare la tesi di laurea durante l’esposizione…), inizierà molto prima: il prossimo 15 ottobre.
Ancora ieri il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, parlando ai banchieri dell’Esecutivo ABI, ha affermato che gli strascichi della crisi economica che seguirà quella sanitaria «sono difficili da valutare. La portata dell’evento senza precedenti è evidente nei costi di vite umane nel mondo». Il numero 1 della Banca d’Italia ha precisato che «le prospettive sono incerte e questo incide negativamente sulla spesa di famiglie e imprese». Gli ha fatto eco il presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli per il quale l’arrivo delle risorse europee del Recovery Fund «non è purtroppo imminente» e «occorre che la legge di bilancio 2021 sia anche orientata al sostegno dello sviluppo con l’adozione di una nuova e rafforzata Ace per favorire il rafforzamento patrimoniale delle imprese». Così il numero 1 di ABI. «È indispensabile concentrare ora gran parte sforzi per la ripresa».
Il premier Giuseppe Conte e l’omologo olandese Mark Rutte
Non possiamo permetterci di fallire
Con un Paese che, senza l’ombrello dell’Unione europea e il paracadute del Recovery Fund, probabilmente avrebbe già dichiarato default (abbiamo appena fatto 100 miliardi di nuovo deficit in sei mesi e a luglio il debito delle Amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.560,5 miliardi, in aumento di 29,9 miliardi rispetto al mese precedente: se non siamo stati divorati dallo spread è solo perché i mercati si attendono che l’Ue ci salvi), il governo non può certo permettersi di perdere questa partita. Nessun esecutivo, dal dopoguerra a oggi, ha avuto a disposizione 209 miliardi a tasso zero per ricostruire il Paese, ma quei soldi, come ha più volte avvertito (minacciato?) l’Austria, sono un treno che passa una volta sola.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz
La Francia ha già pronto un piano da 300 pagg
I Frugali erano contrari a concederci aiuto sottoforma di grants perché convinti che non sapremo mettere a frutto il denaro che riceveremo. Peggio: che lo sprecheremo. In gioco, quindi, non c’è solo la sopravvivenza del Paese e la sua tenuta economica, ma anche la nostra dignità di popolo italiano. Nessuno vuole mettere fretta all’esecutivo, giusto prendersi tutto il tempo che serve per vagliare i progetti, del resto si tratta di ricostruire una nazione che esce da un conflitto contro il più temibile dei nemici, un virus. Ma la Francia di Emmanuel Macron, l’uomo che peraltro ha disegnato il Recovery Fund assieme ad Angela Merkel, nel medesimo periodo ha preparato un piano di rilancio da inviare alla Commissione europea di 300 pagine. Come mai noi siamo ancora fermi a 38 pagine e un po’ di slide?