Digitalizzazione, transizione energetica, salute, infrastrutture, istruzione, ricerca e inclusione sociale: le direttrici dei progetti che l’Italia presenterà all’Ue per ottenere i 209 miliardi
È il giorno del Recovery Fund. Quello strappato, faticosamente, al gruppo dei Frugali del Nord Europa al termine della maratona comunitaria del 17 luglio scorso, durata fino al 21. Oggi è infatti convocata una riunione del CIAE (Comitato interministeriale per gli affari europei) che sarà presieduta dal premier Giuseppe Conte e vedrà la partecipazione di diversi ministri competenti per materia. Sul tavolo, tanti dossier. Bisognerà decidere a quali progetti dare precedenza. Sul tavolo anche l’ologramma dei 209 miliardi tra sussidi a fondo perduto e prestiti del Next Generation Eu. Nessun esecutivo prima aveva avuto a disposizione una simile somma. E per ora non ce l’ha nemmeno Conte: non solo perché la prima tranche arriverà verso giugno 2021, come ha già detto in più occasioni il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni, ma anche perché prima di aprire i rubinetti l’Ue dovrà approvare le riforme che le presenteremo.
Il presidente del Consiglio e i Frugali del Nord Europa
Recovery, le tappe per arrivare ai soldi
La roadmap per il Recovery Fund è tutta in salita e scandita da date ravvicinate nel tempo. E purtroppo l’Italia al momento non ha ancora un piano preciso da presentare all’Europa. Il rischio è di mancare una di quelle tappe o – peggio – vedersi respingere il piano: formalmente nulla di irreparabile perché ci sarebbe comunque un secondo appello (e poi un terzo, un quarto…), ma slitterebbe la prima dazione di denaro comunitario. Ma quei soldi ci servono prima di subito (qui si giocherà la partita, tutta interna alla politica italiana, del MES, tra favorevoli e contrari, per coprire almeno le spese non differibili).
Gli Stati generali voluti da Conte non hanno prodotto i risultati attesi
Se vogliamo avere i soldi entro giugno 2021, il progetto di come spenderli dovrà pervenire alla Commissione il prima possibile, perché l’esecutivo comunitario si prenderà tutto il tempo necessario per valutarne la bontà, la fattibilità e la compatibilità con le loro linee guida. Non è la Commissione ad avere fretta di sperperare denaro di tutti. La finestra va da gennaio 2021 ad aprile, ma il dialogo con la Commissione, finalizzato a evitare la bocciatura, pubblica e clamorosa, del piano (sarebbe come farsi bocciare la tesi di laurea durante l’esposizione…), inizierà molto prima: il prossimo 15 ottobre.
Cosa succede oggi
Oggi andrà finalmente in scena il primo vertice ufficiale dopo la pausa estiva sul Recovery Fund in cui appunto si dovrà fare ordine tra le proposte presentate dai singoli ministeri e raggruppare i progetti lungo le direttrici principali, che vanno dalla sostenibilità ambientale all’innovazione chieste a gran voce dall’Ue, ma il governo ora ha esigenza di infilarci pure l’istruzione, visti i soldi spesi per riaprire le scuole. Non potranno essere richieste dei desideri, e nemmeno i vorrei da Miss Italia (pace nel mondo, giornate sempre azzurre e tanta felicità) ma dovranno essere piani concreti, che spieghino nel dettaglio all’Ue come e perché, attraverso la costruzione di determinate infrastrutture e il potenziamento delle aree depresse individuate, si possa aumentare l’occupazione, rimettere in moto un motore che singhiozzava da ben prima del Covid-19 e, soprattutto, tornare a macinare punti di PIL in modo non troppo difforme dalla media comunitaria.
Conte e Ursula von der Leyen, numero 1 della Commissione Ue
La bozza del progetto che presenteremo
Queste le materie su cui si lavorerà, molte collimanti con i desiderata della Commissione di Ursula von der Leyen:
- digitalizzazione e innovazione;
- transizione energetica verso standard green;
- inclusione sociale e territoriale;
- salute;
- infrastrutture – con un occhio di riguardo al Sud;
- istruzione e ricerca.
Il rischio è presentare troppe proposte e disperdere i 209 miliardi dell’Ue in mille rivoli. L’Unione europea è stata chiara: poche riforme ma “strutturali”, ovvero che cambino la faccia del Paese. Ma, soprattutto, come ha ammonito più volte Gentiloni, membro della Commissione che – per ovvi motivi – fa il tifo per noi, guai a provare a dire che con i soldi di tutti i 27 l’Italia abbasserà le tasse ai suoi contribuenti.