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Il calcio per l’Italia è un simbolo nazionale, un orgoglio e una passione che, prima o poi, tocca tutte e tutti.  Dalla scuola ai campetti improvvisati sotto casa, non c’è luogo dove non si possa organizzare una partita tra amici. 

E, al di là delle abilità di ciascuno, si impara a stare insieme, a confrontarsi, a vincere e anche ad essere sconfitti: tutte esperienze fondamentali, anzi necessarie, per una crescita sana ed equilibrata. Purtroppo, però, in passato questo sport non sempre è stato reso accessibile a chi ha una disabilità, ma ora tempi e sensibilità stanno cambiando e si stanno aprendo nuovi spazi di inclusione 

Una galassia per portare tutti a giocare a calcio 

Uno di questi è Progetto Galattici, dedicato alle persone con esigenze particolari e con la passione per il calcio. Galattici perché mira a creare una “galassia” unica e speciale grazie alla collaborazione di tre società diverse: Voluntas Suna, Città di Baveno 1908 e Gli Invincibili di Omegna, che insieme hanno dato vita ad un vero e proprio settore di calcio integrato per offrire a a persone di tutte le età e con una disabilità la possibilità di praticare sport in maniera tutelata e continuativa. 

L’iniziativa prevede, infatti, un percorso che parta dai Sunici (dai 7 ai 12 anni d’età), prosegua a Baveno nei Granitici (dai 13 ai 17 anni) e si concluda negli Invincibili (dai 18 anni in su): in questo modo si ha la possibilità di praticare questa disciplina senza interruzioni, assicurando la presenza sul territorio di un’attività calcistica dedicata e accessibile veramente a tutte e tutti.

Sunici03 1

Nello sport nessuno è escluso

«Il primo passo lo abbiamo fatto come Voluntas Suna, una società che da sempre si basa su principi di inclusione e sportività: dalla stagione 2021/2022 è partita un’attività sperimentale dedicata a bambini diversamente abili che è stata chiamata sUnici, dedicata ai più piccoli», spiega a Startupitalia Tommaso Fusaro, allenatore fuori e dentro il campo da calcio. «Sono prima di tutto un educatore che opera con bambini con sindrome dello spettro autistico, poi ho frequentato un corso specializzante come allenatore di soggetti fragili. Quando c’è stata la possibilità di coordinarci con le altre società sportive abbiamo pensato che fosse una buona idea dare vita al Progetto Galattici, in modo da seguire i ragazzi, da quando sono piccoli fino all’età adulta».

L’iniziativa ha voluto dare risposta a un’esigenza del territorio, dove mancava una società sportiva che facesse attività per i ragazzi con difficoltà cognitive o motorie.  «La cosa più difficile all’inizio è stata convincere le famiglie che l’attività sportiva può far parte della vita di tutti i ragazzi, al di là delle condizioni personali, fa bene sotto tutti i punti di vista, dalla crescita alla socializzazione. I bambini con disabilità non devono esserne esclusi».

Il calcio per migliorarsi nella quotidianità

«Nelle nostre attività si impara anche a capire che ciascuno fa il suo percorso, non è una questione di limiti. Al contrario, vediamo nei ragazzi tanti miglioramenti, ciascuno legato anche al personale punto di partenza». Dall’esecuzione delle attività più semplici al gioco di squadra vero e proprio, si parte con piccoli esercizi con la palla e pian piano si arriva a fare delle partite, sempre secondo le abilità individuali. «Si imparano le regole, i meccanismi e anche una sana competitività, oltre ad uno spirito di appartenenza» che aiuta nella maturità personale, sottolinea il mister Fusaro.

Sunici Tommaso Fusaro e volontari 1

«Il progetto è nato dalla semplice volontà di includere veramente tutti i ragazzi nelle nostre attività sportive», sottolinea a Startupitalia anche Emiliano Scalabrini, allenatore e fondatore degli Invincibili di Omegna. «Siamo partiti per combattere una certa emarginazione, anche nel tempo libero, di molti ragazzi: all’inizio eravamo pochi e oggi siamo quasi 40: stiamo lavorando tantissimo, cercando di farci conoscere sempre più e di mettere in campo attività adatte a tutti i livelli».

Lo sport non è importante solamente da un punto di vista fisico e motorio, ma è anche una preziosa occasione di interazione con l’altro. E poi fa bene anche alle famiglie: «Concediamo ai genitori, che di solito si dedicano ai ragazzi al 100%, di poter avere del tempo che possono dedicare ad altro, mentre i figli sono in campo».