STEM SEL ha realizzato Celector, una strumentazione in grado di selezionare queste cellule per ricerca e clinica. Lo scorso anno ha chiuso due campagne da oltre mezzo milione
In una campagna di appena otto giorni hanno raccolto quasi 200mila euro. Anche questo è l’indice dell’ascesa del biotech e del techmed in Italia, dove startup e PMI attive nel mondo della salute convincono sempre più investitori per sviluppare prodotti e tecnologie da utilizzare sia nella ricerca, sia in clinica. Il crowdfunding in questione, chiuso sulla piattaforma BacktoWork, è quello di STEM SEL, spin-off dell’Università di Bologna che ha brevettato e completato la realizzazione di un macchinario, il Celector, in grado di isolare e purificare le cellule staminali da un tessuto adulto per poi ottenere cellule staminali selezionate. «Grazie all’aumento di capitale – ha spiegato Pierluigi Reschiglian, CEO e fondatore – riusciremo a realizzare dai 3 ai 5 Celector che finalemente non sono più prototipi, ma strumenti pronti per il mercato e che proporremo ai nostri clienti».
Capire le staminali con i Lego
Quando si parla di cellule staminali si calpesta un terreno medico delicato. Di che cosa stiamo parlando? «Se intendiamo il corpo umano come una costruzione Lego – ha estremizzato il CEO Reschiglian, che è anche docente all’Università di Bologna – le staminali sono un tipo di mattoncini che fa parte della struttura. Come nel gioco, ci sono i mattoncini semplici e quelli più sofisticati, come quelli con cui costruisci la nave spaziale di Star Wars. Le staminali sono mattoncini particolari in grado di specializzarsi: possono diventare cellule del fegato, delle ossa, del cervello, della pelle». Grandi potenzialità che si scontrano però con un limite naturale.
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«Se vogliamo ancora estremizzare, l’organismo umano ha una gestione ordinaria che utilizza le cellule staminali per ricostruire alcune cose. Ma ci sono tessuti che non si possono ricostruire da soli, come quello nervoso o cartilagineo». È qui che il processo di “cura” si può attivare soltanto grazie a un intervento chirurgico («poco invasivo», spiega l’esperto) che arricchisce la popolazione di staminali là dove servono. «La differenza sta nel numero e nella potenza di queste cellule. In altre parole: le staminali sono la riserva di mattoncini per ricostruire quello che si danneggia dopo un trauma, come un infortunio al ginocchio quando si gioca a calcio; o a causa di una malattia degenerativa».
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Perché STEM SEL
Nata e cresciuta all’interno di uno dei più importanti atenei italiani, STEM SEL ha lavorato su una strumentazione che, dopo anni di studi, riesce «a contare, qualificare e fornire la popolazione più potente di cellule staminali» necessaria per chi fa ricerca o operazioni cliniche. «Abbiamo colmato un vuoto tecnologico: non tutti sanno che le staminali sono considerate un farmaco. E come tutti i farmaci, dalla più semplice aspirina in su, deve sottostare a uno stretto controllo di qualità». Finora la PMI ha già ottenuto numerosi brevetti sia in Italia, sia in Asia e Nord America e sta già lavorando per poter sbarcare sul mercato.
Su BacktoWork STEM SEL ha attivato due campagne di crowdfunding lo scorso anno. La prima, in primavera, è durata 60 giorni con una raccolta complessiva di circa 320 mila euro. «Durante l’anno però – ha commentato il CEO – siamo arrivati ad un punto di sviluppo tale che abbiamo rinnovato una seconda campagna di soli 8 giorni, in novembre, ricevendo quasi 200mila euro». In tutto oltre mezzo milione di euro raccolti che la PMI destinerà alla produzione di un primo lotto di 5 Celector, oltre ad altre attività come validazioni e marketing. «STEM SEL è una startup con un potenziale enorme – ha aggiunto Carlo Conti, socio di Padda health, che ha partecipato al crowdfunding – Il nostro investimento ha colto la loro innovazione: questo macchinario può essere scalabile sia a livello internazionale, ma anche a livello di applicabilità in ambito di ricerca e di clinica».
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Staminali: tra bioetica e regolamentazione
«In Italia – ha detto Reschiglian – le terapie che si possono sviluppare per ora sono di tipo autologo », ovvero una persona può utilizzare soltanto le proprie staminali. «In altri paesi si stanno seguendo anche percorsi di tipo eterologo, cioè cellule di altri che si possono accrescere ed applicare». Il tema tocca la bioetica e la regolamentazione che sempre di più dovrà occuparsi della materia, anche per tenere alta l’attenzione su un mondo, quello medico, facile preda di disinformazione e fake news.
Storie come quelle STEM SEL dimostrano l’avanzata di un settore, il biotech/techmed, che può crescere anche grazie al crowdfunding. E realtà nate anche all’interno delle università possono sfruttare strumenti simili per far crescere le loro idee. «L’ateneo di Bologna ha al suo interno una struttura che si occupa di trasferimento tecnologico e creazione di impresa – ha concluso Reschiglian – Abbiamo ad esempio un incubatore che è una Srl. Io stesso mi occupa da 10 anni di trasferimento tecnologico. Insomma guardiamo a questo mondo con molto interesse».