Uno studio realizzato tra Cina e Stati Uniti mostra tassi di successo altissimi per le diagnosi virtuali. Ma la corsa è solo agli inizi
La guerra commerciale? Non esiste. E anche sulla privacy si può chiudere un occhio. Strana la politica internazionale: USA e Cina sono pronti a scatenare ritorsioni quando si tratta di dogane ed export, e sulla sicurezza dei dati la temperatura si è alzata al punto che la direttrice finanziaria di Huawei è stata arrestata in Canada su mandato statunitense. Ma i due giganti collaborano a un progetto di intelligenza artificiale che potrebbe cambiare il volto della medicina.
USA e Cina insieme per applicare l’Intelligenza Artificiale alla medicina
L’unione fa la forza, e in questo caso si tratta di unire il primato tecnologico – ancora reale – degli Usa alle “possibilità” offerte da un regime autoritario in materia di raccolta di dati.
La notizia è riportata dal New York Times. Il dottor Kang Zhang, professore di Oftalmologia all’Università della California, avrebbe messo a punto un sistema che consente di formulare diagnosi basandosi sul riconoscimento di pattern testuali: sostanzialmente, un elenco di sintomi come quelli che si possono trovare in una cartella clinica.
Zhang ha cominciato tempo fa utilizzando le reti neurali artificiali per analizzare immagini ottenute con moderne tecniche diagnostiche. Il suo lavoro ha mostrato come sia possibile per le macchine riconoscere i segni di emorragie oculari e lesioni potenzialmente di origine diabetica.
Il medico americano si è, però, spinto oltre. Utilizzando un’evoluzione dello stesso sistema, ha provato a stimolare la macchina dal punto di vista testuale. L’obiettivo è imitare i medici, che visitano senza avere a disposizione macchinari diagnostici: l’esperienza e gli anni di studio rendono spesso superfluo prescrivere un esame.
Per provare a imitare i dottori, Zhang ha utilizzato dati provenienti dai registri medici informatizzati relativi a circa 600mila pazienti pediatrici del Guangzhou Women and Children’s Medical Center, nella Cina meridionale.
Il sistema, riporta il NYT, sarebbe stato messo in condizione di imparare ad associare malattie comuni a dati raccolti dal personale sanitario. Con risultati sorprendenti: un tasso di successo del 90% nella diagnosi dell’asma (i camici bianchi oscillano tra l’80 al 94%) e dell’87% nella diagnosi di disordini gastrointestinali: la performance degli umani oscilla tra l’82 e il 90%.
“In alcune situazioni i medici non possono considerare tutte le possibilità” ha raccontato lo scienziato al quotidiano. “Questo sistema potrà effettuare controlli a campione per essere sicuri che il medico non dimentichi nulla”.
Medici virtuali ? Ci vorrà ancora molto tempo
Stiamo andando verso un’era di medicina guidata dall’intelligenza artificiale? In realtà ci sono parecchi dubbi.
Nessuno è stato finora in grado di capire come le macchine virtuali prendano le decisioni,e questo pone problemi di affidabilità non di poco conto.
“La medicina si muove lentamente” ha commentato Ben Schikel, ricercatore dell’Università della Florida specializzato nell’uso di deep learning nel settore della salute. “Nessuno si azzarderà a utilizzare una di queste tecniche senza avere l’esatta cognizione di quello che sta facendo”.
Ma la frontiera è aperta, ed è innegabile che paesi con una tutela della privacy meno rigorosa di quelli occidentali possano essere avvantaggiati nella corsa all’impiego di intelligenza artificiale in medicina. Che può essere di grande aiuto nelle regioni più povere del pianeta, dove trovare un medico è difficile. Molte zone dell’India e della Cina, ma anche dell’Africa, non aspettano altro.