Com’è fatto? Su quali dispositivi sarà disponibile? Cambierà qualcosa rispetto ad Android? Lo scopriremo molto presto, anche su smartphone (ma solo in Cina)
E così alla fine Huawei ha rotto gli indugi: dopo aver rimandato a lungo la decisione, a bocce ferme e nell’imminenza della decisione finale su eventuali limitazioni o estensioni del ban ai suoi danni comminato dalla Casa Bianca, ha svelato al mondo l’esistenza di un progetto alternativo ad Android pronto per equipaggiare i suoi dispositivi. Tutti i suoi dispositivi: dagli smartphone ai PC, dalle TV ai tablet, qualsiasi cosa porti il marchio Huawei (potenzialmente anche i dispositivi di network mobile, o un sistema di intrattenimento in auto) potrebbe presto avere a bordo un sistema operativo sviluppato da Shenzhen. Ma, badate bene, totalmente compatibile con Android: queste sono le promesse, ciò che funziona su Android dovrebbe funzionare tal quale su Harmony OS. Promesse, quindi, che tuttavia Huawei sembra intenzionata a mantenere: vediamo come.
HarmonyOS has just been announced at #HDC2019! How are we going to build an all-scenario smart ecosystem and experience? How will we overcome the challenges of future OS for connected things? Stayed tuned with us to find out. pic.twitter.com/x7ZbgcEy2d
— Huawei Mobile (@HuaweiMobile) August 9, 2019
Com’è fatto Harmony OS
Più sicuro, più veloce, più moderno: e soprattutto, dice Huawei, perfetto per essere installato su moltissimi dispositivi diversi l’uno dall’altro, ma tutti caratterizzati dall’essere smart come oggi tutti si aspettano debbano essere le televisioni, gli smartphone, persino gli speaker per ascoltare la musica e altri accessori sparsi per casa o indossati. Tutto pronto all’uso: secondo quanto dichiarato dallo stesso Richard Yu, a capo della divisione consumer di Huawei, è questione di un giorno o due per il lancio effettivo di Harmony OS. Se pure la situazione con Android dovesse precipitare, ecco che l’azienda cinese ha pronto un paracadute.
Leggi anche: Donald Trump spiega il ban di Huawei
Che Harmony OS (anche noto come Hongmeng OS) fosse in gestazione da un po’ era uno dei segreti peggio custoditi di sempre: che Yu e la sua squadra abbiano deciso di svelarne ufficialmente l’esistenza sorprende un po’, ma fino a un certo punto. È importante che la community degli sviluppatori e di chi investe il proprio tempo e le proprie risorse sulle piattaforme software abbia la possibilità di testare e valutare il sistema operativo, che tra l’altro viene rilasciato al pubblico con licenza open source (una condizione che Android rispetta fino a un certo punto: ma questa è una vecchissima polemica, che forse non vale la pena ripescare di nuovo oggi). Così ecco che alla Huawei Developer Conference è arrivato l’annuncio: con alcune informazioni di base su come è fatto il nuovo OS.
Innanzi tutto è stato sviluppato con un approccio moderno, tutto a micro-kernel che possono essere attivati o disattivati a seconda delle esigenze: e questo equivale a dire che dovrebbe essere più efficiente e meno esigente in termini di consumi energetici, senza contare che disattivare ciò che non serve quando non serve equivale a liberare potenza di calcolo per altro. Ci sono poi altri due aspetti da sottolineare sul piano tecnico: l’intera piattaforma è “trusted”, ovvero è costruita per creare una catena di sicurezza che garantisca di più e meglio rispetto ad accessi non autorizzati e per tenere i dati al sicuro all’interno dei confini prestabiliti.
For the first time, #HarmonyOS will have a verified TEE (Trusted Execution Environment). Improving connected security across multiple smart devices in a connected all-scenario world #HDC2019 pic.twitter.com/o1TF54Hjkc
— Huawei Mobile (@HuaweiMobile) August 9, 2019
Infine, altro aspetto significativo è la costruzione di un virtual bus che consente ad Harmony OS di essere “distribuito”: ovvero di funzionare con periferiche virtuali esterne, per esempio per connettere un accessorio allo smartphone, senza creare discontinuità o costringere lo sviluppatore a implementare elementi di raccordo. Di fatto si sviluppa un processo di funzionamento singolo, seguendo la logica dell’esperienza utente che si vuole garantire, e diventa possibile anche distribuire lo stesso software su più tipi di dispositivi: e ciò anche grazie al nuovo compilatore HUAWEI ARK, che va a sostituirsi a quello di Android offrendo in più un IDE multiplatform e che promette (ma non è la prima volta che sentiamo queste parole) la possibilità di adattare un solo eseguibile a diversi dispositivi finali con formati e interfacce differenti.
Quando Harmony OS sul mio smartphone?
Che ci crediate o no, se possedete un recente smartphone Huawei di fascia alta montate già Harmony OS: attenzione, non stiamo parlando dell’intero sistema operativo che sostituisce Android (quello resta ancora una delle priorità di Huawei per ciò che riguarda i cellulari), ma l’intera enclave sicura dove sono custodite le password, le impronte digitali e le immagini di viso e retina per lo sblocco del terminale, quella è gestita da uno dei micro-servizi di Harmony OS. Di fatto questo già dimostra un certo livello di interoperabilità tra il sistema operativo Huawei e Android, ma è ancora presto per pensare che possa presto rimpiazzare l’OS di Google sui telefoni di casa.
Quello che Huawei intende fare, un po’ come ha sempre fatto nella sua storia, è procedere per piccoli passi: si inizia a far sedimentare l’idea di avere un’alternativa, si introduce la novità su alcune categorie di prodotto (si comincia dagli “smart screen”, tra poco vediamo cosa intende Huawei con questa definizione), e se la cosa prende piede di pari passo crescono le ambizioni. Non è un passo da poco questo: Samsung ha provato a diventare autarchica con Tizen e alla fine l’ha tenuto solo sugli smartwatch, Mozilla aveva tentato di creare Firefox OS e ha battuto in ritirata, Apple fa quel che vuole sui suoi device ma appunto solo su quelli.
Leggi anche: Huawei e USA, perchè Trump ha fatto marcia indietro (e salvato la faccia)
Quindi da dove si comincia? Innanzi tutto da una smart-TV, appena lanciata col marchio Honor, che avrà a bordo per prima Harmony OS: è qualcosa più di una TV questo Honor Vision, nell’idea di Huawei sarà anche l’hub domestico che servirà a condividere le informazioni, controllare la domotica, servirà a semplificare la comunicazione tra dispositivi. Pensate ad esempio a un’interfaccia grafica che renda intuitivo lo spostamento delle foto dallo smartphone al PC, o che semplicemente permetta di sfogliare la galleria degli scatti senza neppure prendere in mano il telefono (Huawei ha mostrato questo e altro al lancio): per farlo c’è bisogno di potenza di calcolo e banda, per questo è stato sviluppato un apposito SoC chiamato Honghu 818 che monta lo stesso tipo di tecnologia AI dei processori Kirin degli smartphone, oltre ovviamente a quanto serve per HDR e alta definizione.
Non si sa, per ora, se Honor Vision arriverà da noi (la versione 55 pollici 4K HDR e 2+16GB costa meno di 500 euro, con la webcam a scomparsa e 2+32GB siamo a 600 euro circa: non male), ma è solo l’inizio. Huawei ha la forza e le risorse necessarie (e indispensabili) a fare di Harmony OS un concorrente credibile per Android: non necessariamente per sostituirlo dalla sera alla mattina sui suoi dispositivi (il prossimo smartphone di punta, il Mate 30 Pro, sarà sicuramente a base Android: ma se per esempio il Mate 30 Lite montasse Harmony OS, almeno sul mercato cinese?), ma anche per creare un’alternativa che oggi manca in questo panorama se non si vuole per forza adottare un telefono made in Cupertino. La prima pietra è stata posata: vedremo come andrà a finire.