Un concept di musica generativa realizzata da Salvatore Iaconesi con il supporto tecnologico e scientifico del centro di ricerca HER. È la seconda opera generata dalla Datapoiesis: un processo attraverso il quale i dati, e la computazione necessaria a elaborarli, portano all’esistenza di qualcosa che prima non c’era.
Rivolgere lo sguardo sull’emergenza coronavirus per creare consapevolezza e riflettere sul ruolo dei dati nelle nostre società. Un intento non semplice da perseguire nel momento in cui notizie vere e false sull’epidemia si susseguono tanto rapidamente quanto la diffusione del Covid – 19. Ma un uso diverso dei dati può farsi strada anche in situazioni difficili come questa e l’opera di musica generativa “A Song for Corona”, composta da Salvatore Iaconesi, ne è un esempio.
Una melodia data driven per seguire l’epidemia in tempo reale
“A Song for Corona” si presenta così: un riquadro fucsia al centro dello schermo in cui in alto è visibile la data nel formato giorno, mese e anno. A metà del riquadro ciclano gli stati e in basso il numero di persone contagiate dal coronavirus. La sorgente che alimenta la melodia sono gli open data forniti dalla John Hopkins University CSSE. Gli stessi dati sono sonorizzati, consentendo di immergersi e seguire l’andamento del contagio nel mondo attraverso il tempo e lo spazio con due sensi: la vista e l’udito. L’opera è consultabile a questo link e resterà accesa fino al rientro dell’emergenza planetaria.
“A Song for Corona” è la seconda opera generata dalla Datapoiesis: un processo attraverso il quale i dati, e la computazione necessaria a elaborarli, portano all’esistenza qualcosa che prima non c’era. Il centro di ricerca HER, fondato da Oriana Persico e dallo stesso Iaconesi, ha concentrato una parte delle attività sulla strutturazione di questo processo.
Il rovesciamento di un paradigma
Ad oggi quella dei dati è un’industria prevalentemente estrattiva. I risultati di questa estrazione e la loro successiva elaborazione vengono utilizzati per prendere decisioni, personalizzare servizi e interfacce, classificare gli esseri umani, gli oggetti e i luoghi, orientare i modi in cui le cose accadono.
La Datapoiesis è un tentativo di rovesciamento di questo paradigma: i dati e la computazione abbandonano il dominio esclusivo della tecnica e abbracciano quello della sensibilità, del significato, della relazione, della cultura.
La grande disponibilità di dati e la potenza di calcolo delle intelligenze artificiali può aiutarci a sviluppare “sensibilità aumentate” con cui percepire, comprendere e affrontare i fenomeni complessi del nostro mondo globalizzato, come il cambiamento climatico, le migrazioni e la povertà.
La presentazione nel quartiere romano di Torpignattara
Lo scorso 28 febbraio, Iaconesi e Persico avrebbero dovuto presentare alla Farnesina, sede del Ministero degli Affari Esteri, la prima opera datapoietica: OBIETTIVO. Si tratta di una lampada per l’illuminazione pubblica animata da fonti di dati globali (fra cui ONU, OECD, World Bank, World Poverty Clock..) programmata per rimanere accesa fin quando la povertà estrema nel mondo non scenderà sotto una certa soglia.
L’evento è stato annullato a causa dell’emergenza coronavirus, così i due ricercatori hanno immaginato un’altra performance. Lo stesso giorno “A Song For Corona” è stata mostrata a Torpignattara (uno dei quartieri di Roma a maggiore presenza di popolazione cinese), riunendo cittadini e cittadine intorno a questa musica per parlare di quali dati, interpretazioni, interventi culturali e artistici potrebbero essere combinati per migliorare la situazione.
“Uno degli elementi fondamentali della Datapoiesi è il suo carattere diffuso. I dati (e i ricercatori) non sono più dentro un laboratorio, in cui scienziati col camice prima osservano e poi divulgano conoscenza”, ha dichiarato a Startupitalia! Iaconesi, aggiungendo: “Nella Datapoiesi dati e ricercatori sono in mezzo al mondo e creano “totem di conoscenza” attorno a cui ritrovarsi per comprendere ed elaborare delle soluzioni. Il che non toglie nulla alla loro scientificità, ma la potenzia trovando modi più efficaci per diffonderli e valorizzarli”.