Importante studio pubblicato su Nature Medicine: tre persone paralizzate sono tornate a camminare grazie agli elettrodi impiantati nel midollo spinale, che inviano ai muscoli gli stimoli elettrici generati esternamente da un computer controllato dal paziente
La sua storia può dare speranza a molte persone. Michel Roccati, trentenne italiano, è tornato a camminare come non poteva più fare da 4 anni. Dopo un grave incidente in moto era rimasto paralizzato per traumi alla colonna vertebrale. Ma, attraverso le nuove tecnologie, si è rimesso in piedi, grazie ad elettrodi, controllati da intelligenza artificiale, che stimolano il suo midollo danneggiato con impulsi elettrici.
Michel non è il solo. Come lui, altre due persone con paralisi sensomotoria completa, tutte di età compresa tra i 29 e i 41 anni, ora sono in grado di camminare anche per un chilometro, restare in piedi per due ore, salire e scendere le scale, nuotare e pedalare.
Camminare dopo la paralisi: lo studio
Questo importante risultato è stato raggiunto nell’ambito di uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, condotto dall’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia (EPFL) e dal Centro ospedaliero universitario del Vaud a Losanna. Nel team c’è anche l’Italia, grazie a Silvestro Micera, che lavora fra Scuola Superiore Sant’Anna ed Epfl.
Un impianto pionieristico che, stimolando il midollo, attiva i muscoli
Il gruppo, guidato da Gre’goire Courtine e Jocelyne Bloch, ha progettato delle piastre a elettrodi per il trattamento delle lesioni del midollo spinale, in grado di ripristinare il movimento in poche ore. “Gli impianti morbidi posizionati sul midollo spinale possono attivarlo e stimolarlo proprio come farebbe il cervello – spiegano gli scienziati –. Si attivano così i muscoli del busto e delle gambe, recuperando forza e massa muscolare. Grazie alla miniaturizzazione dei dispositivi, i pazienti sono più autonomi”.
L’importanza dell’approccio personalizzato
Un elemento fondamentale sta nella possibilità di stimolazione personalizzata, che può portare a un’efficacia maggiore rispetto alle opzioni attuali in caso di lesione del midollo spinale. La piastra per elettrodi, che mira a tutti i nervi associati ai movimenti delle gambe e del tronco, è combinata con una struttura computazionale personalizzata. Gli stimoli, controllabili direttamente dal paziente attraverso un tablet, attivano la contrazione muscolare coordinata in base all’attività selezionata.
Serve una formazione approfondita per acquisire familiarità con l’utilizzo del sistema, ma in un solo giorno di addestramento i tre volontari hanno ripreso a camminare e sono stati in grado di controllare movimenti complessi, anche al di fuori del laboratorio, come nuotare, pedalare e bere un drink in piedi al bar.
La storia di Michel Roccati
“Vedere le mie gambe muoversi è stato emozionante“: così Michel Roccati, originario di Montaldo Torinese, descrive i suoi primi passi. “Un sogno, qualcosa di incredibile“, ha dichiarato all’Ansa. Circa un anno fa “ho saputo che cercavano volontari per questo esperimento e ho scritto una mail per poterne far parte, non sapevo quasi nient’altro“. Ad agosto si è sottoposto all’intervento chirurgico con cui gli sono stati impiantati gli elettrodi nella colonna vertebrale e il dispositivo nell’addome che raccoglie i dati in arrivo dal tablet. Finita la convalescenza post-operatoria, “dopo appena un giorno di addestramento ho mosso i primi passi e poco dopo camminavo“.
“Sul tablet – racconta Roccati – ho un programma da scegliere per ogni funzione, a quel punto parte lo stimolo e io col cervello faccio lo stesso. Unendo il segnale prodotto dal mio cervello con quello del dispositivo tutto funziona meglio“.
Camminare dopo la paralisi: sguardo al futuro
L’obiettivo ora è testare la nuova tecnologia su migliaia di pazienti, per poterla commercializzare entro pochi anni. Secondo gli scienziati, può funzionare sia negli uomini che nelle donne e non vi è motivo per escludere gli anziani, sebbene l’età possa influenzare la risposta dei pazienti alla terapia. L’aspetto più importante è la presenza di sufficiente midollo spinale sano, almeno 6 centimetri, per l’impianto degli elettrodi.
Non solo. A breve, come ha annunciato l’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, saranno pubblicate ulteriori ricerche su come questa tecnologia potrebbe essere utilizzata per altri tipi di condizioni neurologiche, per esempio il morbo di Parkinson.