Circa un paziente su quattro è insoddisfatto della propria protesi al ginocchio, soprattutto se giovani. Nasce da qui l’idea alla base di Rejoint, che offre protesi su misura per ciascun paziente, simulando l’articolazione e l’impianto della protesi più calzante. Ne abbiamo parlato con il CEO dell’azienda Gian Guido Riva
Sono sempre più giovani e sempre più numerose le persone che si rivolgono agli ortopedici per ottenere un’articolazione nuova. I traumi sportivi e il sovrappeso sono due alleati che non perdonano. Ma tra i 40 e i 60 anni la vita è nel pieno del suo sviluppo. Ci sono ancora impegni di lavoro, opportunità di carriera, figli giovani e voglia di inseguire le proprie passioni. “Abbiamo cercato di intercettare i trend che ci dessero la possibilità di offrire al mercato qualcosa di diverso”, spiega Gian Guido Riva, CEO di Rejoint. “E i numeri ci hanno fatto notare che sono tanti i pazienti con una protesi al ginocchio che sono insoddisfatti in seguito all’intervento. Circa uno su quattro”.
L’intelligenza artificiale progetta su misura
“Lo studio della letteratura ci ha permesso di capire che i problemi insorgono quando la protesi non si adatta perfettamente all’anatomia del paziente”. È come acquistare un vestito in un negozio che offre solo quattro taglie, nessuna delle quali è perfetta. È possibile indossare comunque il vestito, ma sarà sempre scomodo. Oggi il mercato delle protesi ha un’offerta ampia: le ditte più forti offrono fino a 18 taglie. Ma se non sono perfette continueranno a creare problemi al paziente. “Abbiamo quindi pensato di offrire una protesi su misura per ciascun paziente. Ciò è possibile perché possiamo simulare l’articolazione del paziente e l’impianto della protesi più calzante”.
La TAC o la risonanza magnetica sono la base per ricostruire l’articolazione del paziente. Poi intervengono gli algoritmi dell’intelligenza artificiale che confrontano tutte le possibili combinazioni di componenti della protesi con l’articolazione del paziente. L’intelligenza artificiale simula l’intervento con regole e tecniche chirurgiche brevettate.
Innovazione è anche risparmio
L’innovazione proposta da Rejoint si colloca in un mercato maturo, che vede in campo aziende grandi e solide. “La nostra esperienza ci ha insegnato che quando si entra in un mercato molto maturo con tecnologie 4.0 si libera il business. Si tolgono le catene a molti processi”. E infatti la proposta di Rejoint è rivoluzionaria anche dal punto di vista economico e ecologico.
La conoscenza dell’articolazione permette di entrare in sala operatoria con pochi pezzi. E ciò rappresenta un risparmio enorme. Si riduce il magazzino, si eliminano i problemi di trasporto del materiale alla clinica, si limitano i costi connessi alle sterilizzazione ed ai lavaggi. Non serve più l’intera gamma dei pezzi presenti in magazzino per servire un intervento chirurgico.
Un servizio e non solo un dispositivo
“A partire dal dispositivo, abbiamo capito che la tecnologia produttiva di stampa 3D era solo un mezzo per rendere più efficace un processo di fornitura di una soluzione terapeutica che va ben oltre la protesi. L’impianto di una protesi è un patient journey. Non è solo il dispositivo medico migliore per la soddisfazione del paziente, ma è un servizio per il paziente e per l’ospedale”.
La chirurgia simulata offerta da Rejoint permette di ridurre il tempo dell’intervento. E ciò si traduce in minor sofferenza per il paziente e accorciamento dei tempi di degenza. Ma anche costi inferiori per l’ospedale. “Le tecnologie dell’industria 4.0 rappresentano benefici perché sono una disruption dei processi e dell’offerta di un prodotto. Rientrano in questa categoria aziende focalizzate a fare prodotti migliori in un modo migliore”.
I dati sono il legame con il paziente
“Per il nostro modello di business è determinante l’incontro iniziale con il paziente”, ha spiegato Riva. Poi la raccolta dati prosegue. Un sistema di chirurgia legata a sensori permette di seguire l’intervento e di raccogliere altre informazioni. “Ma il nostro fine è dimostrare al termine del processo che quattro pazienti su quattro sono soddisfatti dell’intervento. Quindi durante la prossima estate lanceremo una app e sensori wearable per raccogliere dati dinamici dal paziente prima e dopo l’intervento, ma anche durante la riabilitazione ”.
Tutto il processo servirà per scrivere report e pubblicazioni scientifiche . E poi è un ausilio per il medico che può seguire i pazienti durante la fase post-operatoria. Non da ultimo i dati serviranno per creare linee di ricavo differenti e per assicurare uno sviluppo costante del prodotto.
Un’idea e la sua evoluzione
“Siamo partiti da un’idea, a cui hanno fatto seguito diverse evoluzioni”.vLa tecnologia produttiva evoluta ha permesso l’introduzione della stampante 3D per la realizzazione delle protesi. E l’azienda vanta la validazione unica dei processi per stampare in 3D le componenti che impiantano. La tecnica per la realizzazione delle protesi è anche molto ecologica. La produzione delle protesi avviene a partire da polveri. Quelle di scarto possono essere riciclate molteplici volte. “Però ora l’obiettivo è quello di portare la produzione a ciclo continuo, in un’ottica di economia circolare. Magari anche recuperando il packaging della sala operatoria che non entra a contatto con il paziente. Con il riciclo hai un minor impatto ecologico e risparmi materiali, spazi e addetti”.
L’azienda ha appena raccolto un finanziamento pari a quattro milioni di euro da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. “ I finanziamenti ci consentiranno di rendere sempre più concrete le nostre idee e di sviluppare progetti collaterali”.
L’importanza del team
Rejoint è nata nel 2015 come una startup. Ma in breve tempo è entrata tra le PMI innovative. Oggi conta una ventina di persone. Età media 35 anni, con una preponderanza di donne. “I nostri collaboratori sono persone che hanno scelto Rejoint per cercare una sfida”, ha detto Riva. “E in azienda ci sfidiamo e impariamo dalla ricerca di eccellenza”.
E la sfida c’è perché l’azienda sta tentando di trasformare un dispositivo medico in un dispositivo (anche) digitale, cioè un prodotto maturo in uno estremamente innovativo.
Tante sono le collaborazioni e le idee nuove incalzano. Come la piattaforma di tele-robotica per interventi a distanza. “Per fortuna lavorano al mio fianco persone molto in gamba: seguono le mie virate ma poi ritornano con i piedi per terra”, ha concluso Gian Guido Riva.