La piattaforma di condivisione video Rumble, guidata dal CEO Chris Pavlovski, ha fatto causa a Google sostenendo che il colosso della tecnologia si sarebbe impegnato in pratiche anticoncorrenziali attraverso i suoi prodotti pubblicitari digitali e ha chiesto danni per oltre un miliardo di dollari. Scopriamo i dettagli.
Leggi anche: Cos’è Rumble, il social dei video a cui si è appena iscritto Trump
La causa avviata da Rumble
La causa avanzata dal social canadese al tribunale californiano sostiene che Google abbia monopolizzato lo stock pubblicitario «acquisendo aziende e rappresentando, nello stesso momento, sia gli acquirenti che i venditori di annunci, gestendone anche lo scambio tra le parti». Rumble ha accusato Google di mantenere il suo monopolio avendo raggiunto un accordo con Meta per impedire a Facebook di offrire alternative all’ecosistema pubblicitario del colosso informatico.
La replica
Per contro, Google ha negato le affermazioni di Rumble definendole «semplicemente sbagliate» e ha affermato che Rumble utilizza «dozzine» di servizi pubblicitari concorrenti oltre al gestore degli annunci di Google. «Mostreremo alla corte come i nostri prodotti pubblicitari avvantaggiano gli editori e li aiuteremo a finanziare i loro contenuti online», ha detto un portavoce di Google a Reuters.
I precedenti
Questa è la seconda volta che Rumble intenta una causa contro Google. La precedente era stata avviata nel 2021, con il social di videosharing che accusava il colosso informatico di favorire se stesso e la sua piattaforma di condivisione video, YouTube, nei suoi risultati di ricerca. E lo stesso dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha intentato una causa contro Google l’anno scorso, accusando la società di abusare della sua posizione dominante nel settore della pubblicità digitale e sostenendo che dovrebbe essere costretta a vendere la sua suite di gestione degli annunci.