Grazie a Kiwix chiunque può scaricare agevolmente la versione dell’enciclopedia online nella propria lingua. Intanto Wikipedia rispedisce al mittente le pressioni del governo moscovita, nonostante l’arresto di un redattore e il rischio censura
Il governo russo potrebbe bloccare prossimamente Wikipedia, così i cittadini giocano d’anticipo e scaricano l’intera versione in lingua russa dell’enciclopedia online, in modo da poter accedere ai contenuti offline ogni volta che si desidera. Stretti tra le sanzioni, l’isolamento dal mondo occidentale e la censura di stato che non ammette eccezioni informative divergenti dalla politica del Cremlino, i russi vogliono garantirsi la possibilità di mantenere l’accesso a una fonte affidabile e neutrale, nonché indipendente dall’influenza di Mosca. Il fenomeno è scattato a inizio marzo, dopo che il governo guidato da Vladimir Putin ha preso di mira la creatura fondata da Jimmy Wales, ‘colpevole’ di aver riportato quanto stava succedendo in Ucraina in maniera diversa rispetto a quanto professato dagli organi di stampa vicini al presidente russo.
Enorme riserva di informazioni, libere e gratuite, la versione in russo di Wikipedia contiene più 1,8 milioni di voci e pesa 29 gigabyte. Dimensioni che non rappresentano un problema, poiché ad agevolare il download c’è Kiwix, organizzazione no-profit nata per facilitare l’accesso ai contenuti dell’enciclopedia digitale per chi vive e si trova in aree rurali dove la connessione web non è stabile e sicura (in particolare per il Sud del mondo, dove risiedono l’80% dei lettori). Finanziata dalla Wikimedia Foundation, Kiwix consente di scaricare quanto interessa tramite un file torrent, opzione prevista dal regolamento di Wikipedia.
Un’impennata di oltre il 4000%
Da sempre fuori dai primi 10 paesi per numero di copie scaricate, nella prima metà di marzo dalla Russia sono arrivati oltre 150.000 download di Wikipedia, con un aumento superiore al 4000% rispetto alle prime due settimane dello scorso gennaio. Dati che hanno fatto balzare la Russia in cima alla classifica dei paesi più attivi, con i download attivati da Mosca alla Siberia che rappresentano più del 40% dell’intero traffico sui server del sito. Fino al 2021 la quota russa era del 2%. Secondo Stephane Coillet-Matillon, co-fondatore e amministratore delegato di Kiwix, una tendenza al rialzo così netta si era registrata nel 2017 in Turchia (dove nell’aprile 2017 venne bloccato l’accesso a Wikipedia, durato fino al gennaio 2020, quando la Corte Costituzionale turca ha stabilito che lo stop rappresenta una violazione della libertà di espressione), in Venezuela nel 2019 e varie volte in Cina.
Anni di tensioni e un equilibrio in bilico
Le tensioni tra Wikipedia e le autorità russe non sono una novità e vanno avanti dal 2015, quando sotto accusa finirono alcuni articoli sulla cannabis e il Charas, una forma di hashish ottenuto dall’estrazione della resina di cannabis, che per la Roskomnadzor, l’agenzia governativa delle telecomunicazioni, non erano ritenute accettabili. La Wikimedia Foundation rispedì al mittente la richieste di rimozione delle voci e la conseguente minaccia di chiusura della piattaforma, con il blocco che più avanti si verificò ma solo per 24 ore. Lo schema si è ripetuto dopo l’invasione dell’Ucraina, con un articolo lontano dalla visione della “spedizione militare speciale” diffusa dal Cremlino, contrario ai numeri di civili uccisi riportato nelle voci in questione (articoli sull’invasione sono disponibili in 99 lingue). Anche in questo caso, Wikipedia ha risposto di non temere pressioni né intimidazioni, in nome della libera conoscenza degli eventi accaduti.
A peggiore le relazioni già incrinate tra le parti è stato l’arresto di Mark Bernstein, uno dei principali redattori della versione russa di Wikipedia, bloccato lo scorso 11 marzo in Bielorussia, il più stretto alleato di Putin nell’invasione ucraina, con l’accusa di aver distribuito false informazioni anti russe. Pesa come un macigno, inoltre, la recente legge varata dalla Duma che prevede fino a 15 anni di prigione per chi diffonde notizie false, cioè contrarie a quanto professato e divulgato dai canali governativi russi. Una norma draconiana che ha costretto molti giornalisti internazionali a lasciare la Russia, con un conseguente impoverimento per l’informazione e il racconto di quanto avviene nel paese controllato da Putin.