Viaggio all’interno del sistema produttivo ed imprenditoriale bielorusso. A guidarci un esperto di sicurezza informatica che vive a Minsk
Minsk, ottobre 2020: viaggio, inedito, all’interno del sistema produttivo ed imprenditoriale bielorusso, all’indomani di elezioni politiche ormai affaire internazionale. Ad addentrarci in una realtà difficilmente penetrabile, ci guida un quarantenne, laureato all’Università statale di Minsk in informatica e radio-elettronica, con specializzazione in sicurezza informatica: Eusheva Savitskij racconta, pur avendo vinto il concorso per l’ambitissimo “posto” pubblico, di aver intrapreso una strada diversa, scegliendo di non lavorare per la professione per cui aveva studiato.
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Confessa di non aver incrociato, durante l’Università, figure così competenti nello specifico e assai innovativo percorso di studio della sicurezza informatica, da motivare la carriera accademica: “Il mio stipendio lì era di circa 30 $ al mese, all’incirca come quello di mia moglie: non avremmo potuto mantenere la nostra bambina. Di lì a poco, ho iniziato a lavorare in un negozio di cellulari e, senza saperlo, stavo facendo il primo piccolo passo nel mondo del commercio, prima, e dell’imprenditoria, poi, importando smartphone dalla Polonia”. I guadagni non mancano, il business cresce, ma Eusheva è costretto a cedere l’attività ad una catena concorrente: “Questo qui si verifica spesso: l’entourage del presidente detiene enormi privilegi, occupando, di fatto, posizioni di monopolio in campo economico, finanziario e nelle filiere commerciali e produttive” sottolinea Eusheva, descrivendo i metodi con cui gli oligarchi di regime sbaragliano la concorrenza: “Controlli pressanti, ostacoli burocratici, sanzioni discutibili sono le armi tradizionalmente adottate per istaurare un clima decisamente ostile”.
La crescita del settore IT in Bielorussia
Negli ultimi anni, per altro, vertiginoso è stato lo sviluppo della sfera dell’IT, favorito da diverse iniziative, a cominciare dall’apertura del parco delle alte tecnologie: “Lucashenko non manca di sottolineare il merito politico di aver reso l’IT un vero volano di crescita per il paese: in realtà, alla base di questa affermazione ritroviamo un folto gruppo di giovani imprenditori, motivati, preparati e con esperienze internazionali alle spalle”. Non a caso, il 99% di loro opera sul mercato estero, esportando servizi e importando liquidità e creando occupazione nel proprio paese: si tratta di diverse migliaia di imprese che rappresentano il 6% del PIL nazionale e costituiscono, ad ora, un settore solido e strategico.
Ciò nonostante, il presidente Lukashenko non ha mai nascosto l’avversione verso gli imprenditori: “Quel che pensa riguardo al settore privato è risaputo: gli imprenditori non rientrano nel suo elettorato e teme che il loro successo possa limitare il suo indiscusso potere nel paese. Anche per questo ha fatto di tutto per acuire la spaccatura tra gli interessi delle fabbriche statali e quelli del business privato” spiega Savitskij, sottolineando l’assurdità dell’attuale situazione: “Il livello di indebitamento del comparto statale è ai limiti della bancarotta, mentre le iniziative dei privati portano ricavi e alimentano l’occupazione. E di questo è ben consapevole anche il regime”.
I bielorussi indicano con il termine “doit” la politica condotta a livello governativo, che agisce, ad esempio, anche sul blocco dei conti correnti e sul sistema di tassazione. “Gestione e controllo delle banche sono di pertinenza presidenziale e, dopo le ultime elezioni, c’è stato un ulteriore giro di vite, conseguente all’ulteriore crescita registrata tra la piccola borghesia – nota l’imprenditore, richiamando le minacce esplicite di Lucashenko – Del resto, il presidente ha annunciato che, una volta normalizzata la situazione e rientrata la protesta, gli imprenditori dovranno rispondere di aver fomentato il popolo. La classe imprenditoriale ha inevitabilmente interpretato queste parole come una dichiarazione di guerra, con il risultato che ora lo scontro è aperto”.
In un clima così ostile produrre e commerciare è divenuto pericoloso: non a caso, solo il 2-3% degli studi e progetti di IT si rivolgono a utenti e partner bielorussi. “I miei clienti sono tutti stranieri ed è facile comprenderne il motivo” dice Eusheva, specificando che, prima delle elezioni, si dichiarava contro il governo il 60-65% della popolazione, oggi, invece, oltre il 90. “Tengo a sottolineare che tra i cittadini c’è molta compattezza: da settimane non sento di persone che sostengano il regime, nonostante si paghi cara l’opposizione -sottolinea Savitskij- questo governo non ci rappresenta in alcun modo e il pugno duro non fa che rafforzare questo sentimento”. Intanto, in queste settimane, la situazione economica generale è andata precipitando: molti imprenditori stanno abbandonando il paese e, se si verificasse una diaspora, il peggio sarebbe inevitabile: “Le sorti di questa terra sono indissolubilmente legate alla tenuta dei ceti produttivi e, nonostante gli sforzi a rimanere, vedo il mio futuro, e quello di molti miei amici, lontano da questo paese” conclude Eusheva, dicendosi combattuto tra la responsabilità di mettere al riparo la famiglia e quella di tutelare i suoi collaboratori, ben 54 e stabilmente assunti, che, per lo meno per i primi mesi, potranno continuare le attività da remoto.
“Nonostante l’IT sia un settore in cui tradizionalmente il turn over del personale è frequente, ho una squadra affiatata, formata da persone motivate e coinvolte anche in fase di ideazione dei progetti -racconta l’imprenditore- sono previsti corsi di formazione continua interni all’azienda, anche per stagisti e studenti, che, tra l’altro, ospitiamo per l’alternanza scuola-lavoro”. A fronte di tanto dinamismo si contrappone un atteggiamento costantemente ostativo da parte delle autorità: “Durante la pandemia tutti i governi hanno introdotto forme di sostegno, soprattutto in termini di agevolazioni fiscali e sussidi di povertà, per i cittadini, in particolare per le categorie maggiormente a rischio: al contrario, qui, hanno inasprito la tassazione e si è irrigidito il rispetto delle scadenze. Questo significa mettere in ginocchio chi già sta lottando per la sopravvivenza”.