È sempre più serrata la competizione per arrivare alla cura tra Russia e USA. Il Cremlino sostiene che il suo prodotto sia migliore, ma intanto non riesce a stare dietro alle scadenze…
Reviviscenze di Guerra Fredda tra USA e Russia. Il nome che Mosca ha scelto per il suo prodotto, Sputnik V, del resto, lasciava presagire una nuova competizione in campo tecnico e scientifico tra le due superpotenze (o forse sarebbe meglio dire le due ex superpotenze, visto che rispetto al ‘900 quel ruolo ormai sembra spettare alla Cina mentre la Russia ormai ha il PIL del Messico). Questa volta, nell’ottica di Vladimir Putin, non vincerà il primo che andrà nello spazio ma chi avrà una cura al Covid-19. Due giorni fa gli USA sembravano per aver tagliato il traguardo, annunciando che i test sul prodotto Pfizer-BioNTech non solo ormai sono a un passo dal completamento ma hanno dato risultati al di là delle più rosee aspettative, con una efficacia che sfiora il 90%. Oggi è arrivata la replica di Mosca secondo cui lo Sputnik sarebbe efficace “al 92%”.
Per Mosca Sputnik V è il migliore
La Russia sostiene che, stando ai dati preliminari, Sputnik V abbia un’efficacia del 92% nel proteggere dal Covid-19. Lo riportano i media russi citando l’account Twitter che il Cremlino ha voluto per le notizie ufficiali e propagandistiche sul vaccino. Stando a una dichiarazione del ministero della Salute russo, del centro di ricerca statale Gamaleya e del Fondo Russo di investimenti diretti ripresa dal Moscow Times, i risultati mostrerebbero che 20 dei 16.000 volontari che hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino o del placebo hanno contratto il Covid-19.
“Come risultato di un’analisi statistica di 20 casi confermati di coronavirus, la suddivisione dei casi tra individui vaccinati e coloro che hanno ricevuto il placebo indica che il vaccino Sputnik V ha avuto un tasso di efficacia del 92% dopo la seconda dose”, sostiene il comunicato. Ad agosto Mosca ha annunciato la registrazione del vaccino Sputnik V definendolo il primo al mondo contro il nuovo coronavirus nonostante non avesse completato tutti i test clinici necessari. Attualmente il vaccino sperimentale è nella terza fase dei test clinici, che coinvolgeranno 40.000 volontari, un quarto dei quali riceverà una dose placebo.
L’inciampo di Sputnik V
Secondo però quanto si apprende dalla testata The Bell, grattata la propaganda di stampo sovietico, in Russia ci sarebbero invece problemi sulla distribuzione di Sputnik V. Vladimir Putin ha imposto una deadline troppo ravvicinata per essere mantenuta: il piano ufficiale prevede di vaccinare una parte considerevole della popolazione entro la fine del 2020 ma gli sviluppatori stanno affrontando problemi di ‘scalabilità’ e di controllo della qualità. Pertanto, entro fine anno si prevede l’arrivo negli ospedali e negli studi medici di poche decine di migliaia di vaccini invece di decine di milioni. «Non possiamo stabilizzare il vaccino, nessuno può ancora farlo», ha dichiarato un dirigente di uno dei quattro partner per la distribuzione dell’istituto di ricerca Gamaleya di Mosca. I lotti di vaccini spesso non soddisfano gli standard di qualità del Gamaleya. «Di solito ci vuole un anno per avviare una produzione di massa di questa scala e qui stiamo cercando di farcela in poche settimane», ha detto Anton Gopka, socio generale della società di investimenti biotecnologici e sanitari Atem Capital.