Giù anche Instagram e Whatsapp. L’azienda di Menlo Park ammette il problema senza commentare. E in Borsa il titolo non ne risente più di tanto
Facebook ha subito il peggior down dal 2008. Il social network di Mark Zuckerberg ha smesso di funzionare – del tutto o parzialmente – per centinaia di milioni di utenti a partire dalle 5 di mercoledì pomeriggio. Uno stop globale, diffuso dagli Stati Uniti all’Europa: Italia inclusa. Nel primo pomeriggio di giovedì il problema non sembra ancora del tutto risolto, stando al sito specializzato Downdetector. In Europa persisterebbero problemi nelle aree di Londra, Parigi e Amsterdam, ma anche in quella di Bucarest, in Romania.
Fonte: downdetector.com
Il blocco ha riguardato anche Instagram, che nella notte ha annunciato di essere tornato pienamente operativo, e Whatsapp. Gli hashtag relativi sono rimasti tra i trending topic per ore.
Facebook down: il social di Zuck perde 3 milioni di utenti in poche ore
Ritardi, problemi di caricamento, problemi nelle dirette e persino negli account business: down temporanei sono relativamente frequenti, ma per trovare un altro episodio di questa portata bisogna scorrere le cronache indietro fino al 2008. Quando Facebook aveva 150 milioni di utenti e il social media marketing come lo conosciamo non era stato nemmeno inventato.
Non solo: buona parte delle funzionalità avanzate che sarebbero diventate popolari nel corso degli anni erano fantascienza. Oggi le aziende investono milioni di euro in strumenti collaborativi, advertising avanzato e gli utenti sono 2,3 miliardi. Insomma, un altro mondo. E un altro tipo di danno reputazionale.
La BBC ha registrato il parere di diversi professionisti che si sono trovati bloccati nelle proprie attività. I commenti non erano certo positivi. Soprendentemente, però, il titolo al Nasdaq non ne ha risentito particolarmente, con una perdita limitata che non intacca la crescita registrata negli ultimi mesi.
Facebook Down: nessun commento da Menlo Park
Ancora nessuna dichiarazione da parte della società sull’interruzione, a parte il riconoscimento che il problema, effettivamente, esisteva e che non si sarebbe trattato di un attacco informatico. Fonti interne a Menlo Park citate dal giornalista della NBC Raj Mathai, attribuirebbero il crollo a un sovraccarico dei database. Ma non mancano gli scettici.
Secondo il founder Pavel Durov, Telegram avrebbe acquisto 3 milioni di utenti in più nel giro di poche ore. Una conferma di quanto possa essere labile la loyalty online, ma anche del fatto che, se si diffondesse la percezione di insicurezza, la gallina cresciuta da Zuck in poco tempo potrebbe smettere di covare uova d’oro.
Anche la politica ha detto la sua. La candidata democratica alle primarie per la presidenza degli Stati Uniti Elizabeth Warren si è espressa contro i giganti del tech e la loro capacità di influenzare i governi, conducendo a un monopolio di fatto. Gli effetti sarebbero evidenti in giornate come ieri, quando il problema di una piattaforma lascia “a piedi” interi milioni di utenti. Un sentimento che trova riscontro nelle dichiarazioni dell’ex ministro UK per la Brexit, il conservatore David Davis, che nei giorni scorsi si è scagliato contro l’uso disinvolto dei dati personali da parte delle grandi compagnie come Amazon, Google e , appunto, Facebook. Da entrambi i lati dell’Atlantico, e in entrambi gli schieramenti, qualcosa sta cambiando per i colossi del tech.