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La senatrice Warren vuole difendere Internet dai monopoli. Sir Tim Berners Lee continua a difendere, 30 anni dopo, la libertà del Web. A noi, qui nel Belpaese, manca un campione capace di difendere i nostri diritti digitali
Elizabeth Warren è una senatrice degli Stati Uniti di settant’anni. È democratica, a dicembre ha annunciato la sua candidatura alla prossima presidenza degli Stati Uniti. Possibilità di farcela? Poche. Oggi ne parliamo perché nella settimana appena conclusa Warren ha scritto su Medium un lungo post su un tema che interessa tutti e che ha intitolato: “Ecco come scomporre le grandi compagnie tecnologiche”. Si tratta di una lettura molto interessante e istruttiva per più di una ragione. Negli USA, in questi giorni se ne è discusso molto.
L’altra notizia rilevante della settimana è l’anniversario della nascita del WWW: sono passati trent’anni da quando, a Ginevra, Tim Berners-Lee (che Dio lo benedica) presentò il suo progetto di un protocollo leggi-scrivi per accademici che poi, nel giro di pochi anni, si trasformò in quello che oggi chiamiamo amichevolmente Web. Un progetto senza fini di lucro che da allora TBL sta cercando di mantenere libero e disponibile a tutti, navigando in un mare agitato e combattendo contro un numero molto elevato di squali differenti.
Le due notizie sono intimamente legate: come potremo mantenere Internet un luogo libero e nella disponibilità di tutti? Come potremo salvaguardarne gli standard, difendendoli dai moltissimi che se ne vorrebbero impossessare per fini economici o politici non esattamente commendevoli?
Il post di Warren potrà essere un buon punto di partenza. Quello che scrive la senatrice è che, se lei diventerà Presidente degli Stati Uniti, al riguardo farà due cose: costringerà le imprese tecnologiche troppo grandi ad un onere di piattaforma (cioè impedirà di fatto che Facebook possa possedere anche Instagram o Whatsapp, per fare un esempio, o che Google possa continuare a gestire anche DoubleClick) e impedirà che le grandi compagnie tecnologiche inquinino il mercato con pratiche anticompetitive (una di queste azioni, anche se Warren non lo scrive esplicitamente, potrebbe essere impedire ai giganti l’acquisizione dei pesci piccoli).
Del post di Warren (chiaro, ben scritto e ugualmente analitico e semplice da capire) e del trentennale impegno civico di Tim Berners Lee mi colpisce una cosa sopra le altre. L’idea che traspare di un legame inscindibile fra le nostre vite e la Rete, fra il futuro dei nostri figli e le scelte tecnologiche che proveremo a governare oggi. Una visione, insomma. Quello che da noi manca completamente. La comprensione del proprio tempo e delle sue complessità.
Provate a chiudere gli occhi e immaginare un post come quello di Warren scritto da un qualsiasi politico italiano, di destra o di sinistra, giovane o anzianissimo. Provateci, se avete coraggio.