Secondo alcune voci, l’anno scolastico potrebbe continuare con le forme della teledidattica fino a giugno. Ma la Scuola digitale rischia di non essere per nulla inclusiva
Se sul vostro calendario avevate segnato, come tutti noi, il 3 aprile come nuova “festa della liberazione” (il blocco totale dovrebbe concludersi in quella data), meglio correre a prendere il bianchetto. Si va infatti verso una proroga del decreto #iorestoacasa. La notizia, benché non ufficiale, arriva comunque da fonte attendibile: il Presidente del Consiglio.
© Parlamento europeo – Twitter
Cosa ha detto Conte sul blocco totale
«Le misure restrittive funzionano, e quando si raggiungerà il picco, e il contagio comincerà a decrescere, non si potrà tornare subito alla vita di prima. Al momento non è ragionevole dire di più, ma è chiaro che i provvedimenti che abbiamo preso, sia quello che ha chiuso molto delle attività aziendali e individuali del Paese, sia quello che riguarda la scuola, non potranno che essere prorogati alla scadenza» ha annunciato il premier Giuseppe Conte dalle colonne del Corriere della Sera.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
È quanto è emerso dal vertice di maggioranza emergenziale convocato a Palazzo Chigi nella serata di ieri. «Abbiamo evitato il collasso del sistema», dice Conte difendendo il lock down progressivo, avvenuto chiudendo parti diverse del Paese con dpcm differenti. Fino appunto ad arrivare al blocco totale, che difficilmente ora sarà smantellato il 3 aprile prossimo. La quarantena insomma continua e poi, sulle orme cinesi, con ogni probabilità finirà gradualmente, con esercizi commerciali costretti a osservare orari di apertura ridotti.
© Parlamento europeo
Quando si tornerà a scuola?
Sono tre le ipotesi al vaglio della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: prorogare il blocco totale della scuola fino a dopo Pasqua, oppure rientrare in maggio o, la più drastica, proseguire fino a fine anno con la teledidattica. Quest’ultima opzione però non tiene conto di un fatto: la scuola digitale rischia di essere ben poco democratica. Secondo il report di Save the Children “Non tutti a mensa” in Italia oltre 1 milione e 200mila bambini e ragazzi – il 12,1% del totale, più di 1 su 10 – vive in condizioni di povertà assoluta, e 2 milioni e 156mila in povertà relativa.
Leggi anche: Coronavirus, verso il divieto di attività all’aperto?
Se per 3,3 milioni di ragazzi le mense scolastiche oggi chiuse offrivano il solo pasto caldo quotidianamente garantito, difficilmente si può pensare che a casa abbiano gli strumenti hardware e software per collegarsi alla Scuola digitale. Quindi, anziché limitarsi a coniare con entusiasmo hashtag a tutto spiano (#lascuolanonsiferma), il Governo dovrebbe interrogarsi se la teledidattica sia realmente inclusiva.