Locatelli morde il freno: “Tutto quello che riguarderà la riaccensione delle attività produttive non essenziali andrà fatto con molta cautela per evitare una seconda ondata”
Siamo ormai alle porte del 13 aprile e il presidente del Consiglio dovrà presto decidere il modo in cui impostare la ripartenza, la Fase 2. La fase, cioè, in cui occorrerà convivere con il Coronavirus. Che sarà ancora presente, continuerà a infettare nuove persone, ma non in modo – ci si augura – da rimettere sotto stress le strutture sanitarie. Di questo momento così cruciale ha parlato oggi anche il Consiglio superiore di Sanità e ha condiviso elementi ultimi per capire come dovrebbe avvenire.
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La Fase 2 secondo il CSS
1 – Cautela per evitare ricadute
Azitutto, cautela. “Dico in maniera chiara che tutto quello che riguarderà la riaccensione delle attività produttive non essenziali andrà fatto con molta cautela per evitare una seconda ondata” di contagi. Lo ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità (CSS), Franco Locatelli, in conferenza stampa alla Protezione civile, sottolineando che si tratta della posizione del ministro della Salute, “che supporto”, ha tenuto a sottolineare.
2 – I test sierologici
Sui test sierologici: “il dimensionamento campionario verrà fatto considerando il genere della popolazione, inoltre sei fasce di età che abbiamo deciso di considerare grazie all’indicazione di Istat, poi un numero limitato di profili lavorativi e di differenze regionali; verrà scelto un test con elevata sensibilità, specificità, applicabilità larga su tutto il territorio nazionale, con larghissimo coinvolgimento delle Regioni”, ha detto il numero 1 del CSS.
3 – Niente decisioni regionali
Infine, Locatelli ha chiarito che sarebbe meglio riaprire l’intero Paese, evitando la confusione di soluzioni a macchia di ghepardo. “Le decisioni politiche che verranno prese dovranno, a mio avviso, avere carattere di ordine nazionale piuttosto che regionale valutando piuttosto i profili di rischio dei vari lavoratori”, ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità.
4 – Distinzioni in base alle professioni a rischio
“Per esempio – ha spiegato – quella dei dentisti e quella dei parrucchieri sono categorie professionali fortemente a rischio. Chi lavora invece per la silvicoltura per evitare incendi boschivi rappresenta di converso una categoria con il rischio di contagio marcatamente più basso”.
Speranza: sfida non vinta ma più vicini a Fase 2
“In questo momento – ha invece dichiarato nel pomeriggio il ministro della Salute, Roberto Speranza – è molto probabile che siamo nella fase leggermente sotto il dato 1, un dato straordinario se si pensa che solo poche settimane fa eravamo oltre il 3 e in alcune aree del paese siamo arrivati addirittura a 4, questo significa che ogni persona contagiata ne contagiava altre 3 o 4, quindi c’era una moltiplicazione di tipo esponenziale e la curva cresceva in maniera drammatica. Le misure quindi hanno funzionato e finalmente possiamo provare a programmare il futuro nella consapevolezza che la sfida non è vinta e che dobbiamo continuare a rispettare le regole e mantenere il massimo del rigore. Al momento, infatti, non si può dire quando si avrà un calo dei casi giornalieri perché potrebbero aprirsi nuovi focolai”.
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Ma cos’è R con zero?
R con zero, se ne parla sempre ogni volta che si affronta l’argomento Fase 2 e della ripartenza, ma cosa significa? A questa domanda risponde il sito del ministero della Salute. Il valore R0 (si legge R con zero) è un parametro che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva. Il valore R0=1 indica che un singolo malato contagerà una persona, se il valore è R0=2 un singolo malato infetterà due persone. Quanto maggiore è il valore R0, quindi, tanto risulta più elevato il rischio di diffusione dell’agente infettivo. Il tasso di contagiosità dipende dalle caratteristiche biologiche del patogeno.
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Per esempio il virus del morbillo è molto più contagioso del nuovo coronavirus, con un valore di R0 che può arrivare anche a 18, mentre quello dell’influenza è pari a circa 1,3. R0 varia anche in funzione del numero dei contatti della persona infetta, ossia bisogna considerare anche quante persone incontra e per quanto tempo. In Lombardia, prima dell’introduzione delle misure restrittive, il tasso di contagiosità è stato anche R0=4. L’obiettivo delle misure di contenimento come, ad esempio, il distanziamento sociale è, quindi, la riduzione di R0 ad un valore inferiore a 1. Se R0 fosse ad esempio pari a 0,7, significherebbe che una persona non contagerà più nessuno e l’epidemia sarebbe contenuta.