In base al modello elaborato dalla Fondazione riaprire tra fine aprile e inizio maggio comporterebbe il rischio di una nuova impennata dei contagi
Il piano che l’esecutivo starebbe valutando di dividere in due la Fase 2 così da scaglionare le uscite e consentire la riapertura delle fabbriche e degli esercizi commerciali già dopo Pasqua, allentando le restrizioni per tutti solo in un secondo momento (il Corriere in merito parlava di lunedì 4 maggio), è stato accolto con preoccupazione da Fondazione GIMBE la quale sostiene, sulla base dei modelli teorici che ha preparato, sarebbe preferibile posticipare la riapertura del Paese solo alla fine del mese prossimo o persino all’inizio di giugno.
© Viminale
Cosa dice GIMBE sulla Fase 2
«La Fondazione GIMBE – afferma il Presidente Nino Cartabellotta – ha deciso di rendere pubblici i risultati delle proprie analisi indipendenti per offrire alcune risposte, utili a informare le decisioni politiche ed aumentare la consapevolezza della popolazione in un momento estremamente delicato della gestione dell’epidemia nel nostro Paese».
Il modello è stato elaborato con l’analisi della regressione utilizzando 2 variabili: l’incremento percentuale dei nuovi casi e il tempo espresso in giorni. Prevede che il 16 aprile l’aumento dei casi scenderà al 2%, il 27 aprile all’1%, il 7 maggio allo 0,5% e il 2 giugno allo 0,1%, soglia utilizzata ad Hubei per allentare le misure. Solo per la festa della Repubblica, insomma, sarebbe auspicabile iniziare a prevedere l’inizio del ritorno alla socialità, da intendere esclusivamente ritorno alle uscite, mantenendo l’obbligo al distanziamento e alle mascherine.
© Palazzo Chigi
«Il modello – spiega Cartabellotta – viene aggiornato quotidianamente e deve sempre essere maneggiato con cautela perché l’andamento dei contagi potrebbe essere influenzato da variabili non considerate, spesso differenti nelle varie Regioni: insorgenza di nuovi focolai, numero di tamponi effettuati, aderenza alle misure di distanziamento sociale, sovraccarico degli ospedali».
© Viminale
«Il Governo – conclude Cartabellotta – è chiamato a prendere una delle decisioni più difficili della storia della Repubblica, con effetti determinanti sulla nostra salute, sulle nostre libertà individuali e sull’economia del Paese. Guardando ai numeri è fondamentale conoscere quale indicatore guiderà la politica per l’attuazione della “Fase 2”: sarà, auspicabilmente, la riduzione dei contagi al di sotto di una soglia più bassa possibile? Oppure, ci si limiterà a contenere il verosimile aumento dei ricoveri e dei decessi, per il timore che la popolazione e l’economia non sono in grado di reggere un rigoroso prolungamento del lock down?»
Se nelle prossime settimane sarà confermato il rallentamento dei nuovi casi – conclude GIMBE – con una certa dose di spavalderia la Fase 2 potrebbe essere avviata tra fine aprile e inizio maggio, accettando il rischio di una nuova impennata dei contagi. Se al contrario la linea vuole essere quella della gradualità e della prudenza, qualsiasi riapertura prima di fine maggio non si basa sulle dinamiche del contagio in Italia.