Il gigante di Seattle non è l’unico. Anche Uber ha pescato da ex agenti della CIA
«La multinazionale americana deve prendere atto, suo malgrado, che il sindacato fa parte della storia del nostro paese e con le rappresentanze dei lavoratori deve confrontarsi». Con queste parole le organizzazioni sindacali italiane hanno commentato la scelta di proclamare lo sciopero di oggi, lunedì 22 marzo, che sta riguardando gli hub di Amazon. Se da una parte la società continua a investire nel nostro paese, proponendo piani di assunzioni, dall’altra non mancano i critici che puntano il dito contro carichi di lavoro eccessivi e il forte stress a cui sono sottoposti i corrieri che consegnano i pacchi. Ma come ha fatto Amazon ad alimentare questa macchina e diventare così capillare sul territorio? Parte della risposta si trova nei piani di assunzione fatti in ambito militare. Negli anni ha dato vita a un apparato di logistica talmente efficace da spingere il virologo Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università di Padova, a dichiarare che un executive di Amazon avrebbe potuto diventare Commissario straordinario all’emergenza Covid (incarico oggi ricoperto da Francesco Figliuolo) per portare a termine il piano vaccinale.
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Amazon: soldati cercasi
Jeff Bezos, fondatore di Amazon e CEO ancora per pochi mesi (Andy Jassy prenderà il suo posto), si era esposto in prima persona sostenendo che le competenze maturate in campo militare da soldati e generali rappresentano un patrimonio enorme per Amazon. E infatti la bacheca degli annunci di lavoro per chi ha un curriculum in questo settore ha centinaia di profili aperti. Lavorare per obiettivi e a ritmi di lavoro non certamente rilassati sembrerebbero essere aspetti di primo piano negli hub di Amazon e sono proprio questi fattori a essere finiti sotto una pioggia di critiche da parte di lavoratori e organizzazioni sindacali in tutto il mondo. Sulla stampa sono tanti gli episodi denunciati in cui addetti e driver parlano di turni di lavoro massacranti.
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Come si diventa giganti
Come si legge in un pezzo di Riccardo Luna, il progetto di ricollocamento dei veterani non è una novità per Amazon ed è partito anche in Europa nel 2017. Grazie anche a queste competenze il gigante di Seattle è riuscito ad affermarsi come player globale che opera in una condizione di oligopolio, arrivando ad offrire ai clienti servizi sempre più comodi e rapidi, tenendo sempre in cima l’importanza della convenienza (un mantra per Bezos). Non deve comunque stupire il fatto che Amazon impieghi professionisti dal mondo dell’esercito. Uno dei motivi di successo delle ex startup è che hanno incamerato competenze pescando anche dagli apparati pubblici. Basti pensare che, negli anni, Uber ha reclutato ex agenti della CIA, dell’NSA e dell’FBI per mettere in piedi il proprio sistema di spionaggio aziendale.