Come nel caso di Google. Ma non è la tecnologia a essere nel mirino. Forse lo è una promozione pubblicitaria che insegue l’hype globale sull’intelligenza artificiale?
Vi abbiamo raccontato dell’errore grave in astronomia commesso da Bard, l’anti ChatGPT di Google, inserito all’interno di una scheda promozionale. E vi abbiamo anche spiegato quanto è costato in perdita di valore di mercato in Borsa (parecchio), così come delle critiche mosse dai dipendenti al Ceo Sundar Pichai, colpevole con tutti i vertici di aver affrettato la risposta a OpenAI che da più di due mesi sta tenendo banco con le meraviglie di ChatGPT. Ora, però, è il momento di tornare a parlare di ChatGPT e di come la sua tecnologia sia stata inserita all’interno di Bing, il motore di ricerca che Microsoft ha potenziato per lanciare la sfida a Google. Come hanno fatto notare alcuni esperti del settore, anche i contenuti utilizzati per pubblicizzare le doti del nuovo Bing contengono errori e imprecisioni.
Nell’ultima puntata della newsletter DKB Blog – citata dall’aggregatore di news tech Techmeme – il ricercatore ed esperto Dmitri Brereton elenca tutta una serie di errori e imprecisioni che ha notato nei materiali promozionali di Bing. «L’intelligenza artificiale di Bing ha sbagliato completamente alcune risposte durante la dimostrazione. Ma nessuno se n’è accorto», scrive. Nelle prossime ore usciremo con il dossier di StartupItalia su ChatGPT, fenomeno che ha generato un’evidente hype (come fu per Clubhouse, il metaverso e gli NFT negli anni precedenti).
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Ma quali sarebbero questi errori commessi da Bing? Si comincia su informazioni del tutto errate – e basate su recensioni inesistenti – in merito a un aspirapolvere, colpevole secondo il motore di ricerca di essere troppo rumoroso, cosa invece non vera. A giudicare da quello che hanno scritto diversi giornalisti, l’esperienza di Bing dovrebbe cambiare radicalmente la modalità con cui si fanno ricerche online. Questo, tuttavia, non significa che i risultati delle ricerche siano infallibili.
Proseguendo nell’elenco di strafalcioni di Bing durante la demo, Dmitri Brereton fa l’esempio di un’altra ricerca, pubblicizzata sul sito di Microsoft, svolta in merito ad alcuni consigli sulla vita notturna per chi ha in programma un viaggio a Città del Messico. L’elenco di alternative è ricco e senz’altro più ordinato rispetto a quello che troveremmo su Google. Peccato che i ristoranti suggeriti non siano così eccellenti dopo una banale verifica su TripAdvisor.
Non possiamo infine non citare l’errore fatto dall’AI in un banale lavoro di sintesi di un documento finanziario: i numeri del testo originale non corrispondono a quelli del testo breve prodotto dall’intelligenza artificiale. Errori simili non bastano per condannare una tecnologia su cui sono stati investiti miliardi di dollari (vale anche per Bard di Google). La questione riguarda invece le modalità con cui certi servizi sono stati pubblicizzati, magari contando sull’hype globale e su un’eccessiva indulgenza (o distrazione) da parte delle persone. Ma il web e i social non perdonano.