Contratti da quasi 50 miliardi di dollari. La denuncia in un report
A 20 anni dall’11 settembre i ricercatori di Little Sis, Action Center for Race and the Economy (ACRE) e MPower Change hanno pubblicato un report in cui analizzano quanto le società Big Tech statunitensi abbiano guadagnato in due decenni di guerra al terrore. “Dal 2001 – si legge nel documento disponibile online – la “Guerra Globale al Terrore” è diventata una frase di uso comune che ha deciso l’agenda politica, economica e ideologica degli Stati Uniti e dei suoi complici”. Tra le multinazionali citate troviamo Microsoft, Amazon, Google, Facebook e Twitter, dunque una buona fetta di quel mondo tech e di innovazione che in, in vent’anni, ha mostrato il suo lato meno trasparente.
Big tech e 11 settembre: le cifre della guerra al terrore
Del report si è occupato anche Vice, dove leggiamo che tra il 2007 e il 2019 i volumi dei contratti e dei subappalti affidati dal Dipartimento della Sicurezza Nazionale alle Big Tech sono aumentati di 50 volte. Amazon e Microsoft sono i due soggetti che, stando al documento, avrebbero raccolto di più a 20 anni dall’11 settembre. Dal 2015 al 2019, il gigante di Seattle ha registrato un aumento del 400% di tutti i contratti federali, e Microsoft addirittura dell’800%. «La questione più grande che stiamo cercando di dipanare è che le Big Tech sono la caratteristica principale della Guerra Globale al Terrore e lo sta diventando sempre di più – hanno commentato i ricercatori -. Per smantellare la rete globale di violenza che è la guerra al terrorismo dobbiamo ritenerli responsabili».
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Il documento prende una posizione nette contro le Big Tech, arricchitesi, sempre secondo i ricercatori, assecondando – con software, tecnologie e piattaforme social – una politica estera aggressiva che ha condotto finora a numerosi fallimenti, l’ultimo dei quali in Afghanistan. Dall’11 settembre in poi le multinazionali citate hanno “venduto” la guerra. Dal 2004 in poi cinque agenzie governative hanno speso almeno 44,7 miliardi di dollari in servizi richiesti ad Amazon, Microsoft, Google, Facebook e Twitter. Buona parte di questi fondi pubblici (43,8 miliardi di dollari) vengono dal Pentagono; segue lo United States Department of Homeland Security (348 milioni di dollari), il Dipartimento di Stato (258 milioni di dollari), la General Services Administration (244 milioni di dollari) e il Dipartimento di Giustizia.
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Tra gli obiettivi di questo report c’è anche quello di mostrare quanto la tecnologia non sia affatto neutra. Il rapporto ha anche evidenziato che Google ha guadagnato 16 milioni di dollari in contratti con il Pentagono, 2 milioni con il United States Department of Homeland Security, e quasi 4 milioni di dollari con il Dipartimento di Giustizia (la maggior parte dei quali con l’FBI). Facebook ha poco più di 167mila dollari di contratti con il Pentagono e 363.600 dollari con il Dipartimento della Sicurezza Nazionale. Ovviamente le Big Tech, al netto delle clamorose storture che stanno venendo a galla in questi anni, non possono essere tagliate fuori dalle importanti sfide del nostro tempo, come quella sulla cyberseucirty. A questo proposito il presidente USA, Joe Biden, ha ottenuto impegni chiari da parte di diverse multinazionali.