In Asia cambierà nome a seconda del contesto in cui opererà. Il fondo ha investito anche in ByteDance, la proprietaria di TikTok
«È diventato sempre più complesso gestire un’attività di investimento globale decentralizzata». Così si è espressa Sequoia Capital, uno dei più importanti fondi VC della Silicon Valley, in merito a una sua importante decisione che avrà un impatto sugli ecosistemi dell’innovazione in cui è presente. L’azienda ha infatti deciso di scindere le proprie attività in Cina e in India (sudest-asiatico compreso) in due entità separate. Come ha riepilogato Reuters, Sequoia Capital continuerà a operare con lo stesso nome negli Stati Uniti e in Europa.
Sullo sfondo di questa decisione c’è evidentemente il rapporto tra le due sponde del Pacifico, mai così critici. Washington e Pechino, fin dalla presidenza Trump, continuano a dialogare in una logica di guerra commerciale. La presidenza Biden ha acuito lo scontro, adottando politiche per incentivare la produzione sul suolo statunitense di una serie consistente di beni e prodotti in ottica anti-cinese. In più continua a tenere banco la questione TikTok, il social cinese che negli USA è vietato sui device aziendali in moltissimi casi.
Sequoia Capital è attiva in Cina da oltre 15 anni. La scelta di fondare una nuova azienda – con un know how e una rete simili – per operare a Pechino e in altri hub d’eccellenza ha senz’altro logiche commerciali ed economiche che puntano a non interrompere la collaborazione tra i due Paesi. In Cina il fondo adotterà il nome HongShan in inglese, mentre Sequoia India and Southeast Asia diventerà Peak XV Partners.
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Soltanto in Cina Sequoia Capital ha investito finora in 1200 startup di vari settori, dalla tecnologia all’healthcare. Nel 2022 ha raccolto 9 miliardi di dollari con quattro fondi. In passato ha anche investito in ByteDance, la Big Tech che gestisce TikTok. In India il fondo è il più grande del Paese (gestisce 9 miliardi) e nel 2022 ha raccolto 2,5 miliardi. Soprattutto in merito al subcontinente, Sequoia ha fatto una previsione: entro il 2030 le fintech indiane potrebbero valere 500 miliardi di dollari.