Speciale SVB | Per trent’anni i tassi sono stati vicino allo 0%. La finanza deve capire che il mondo è cambiato e non tornerà più come prima. Con la capacità previsionale il fallimento della Silicon Valley Bank poteva essere evitato. La nostra intervista esclusiva a Loretta Napoleoni
La storia della Silicon Valley Bank è molto americana. Come già abbiamo ricordato su StartupItalia, era il 1983 ed un gruppo di amici, ex studenti delle migliori università americane con molte disponibilità economiche, si ritrovano a giocare a poker ogni venerdì sera. Al tavolo c’era Robert Meadris, co-fondatore della banca insieme a Roger Smith, Dave Elliott, Star Colby e Burton Blackwell. Erano gli anni della nascita delle prime startup tecnologiche che necessitavano di fiducia e liquidità. Nacque così l’idea di fondare una banca, la Silicon Valley Bank, per sostenere nuove aziende nel mondo tech e magari scovare unicorni. In effetti tra i primi clienti ci fu anche la Cisco Systems. Non sono mancate le tempeste che la banca ha dovuto affrontare. La crisi del 2008 e la successiva bolla delle dot-com nel 2011 che fece perdere il 50% del valore. Il rischio e la visione erano le qualità che avevano contraddistinto quel vecchio gruppo di amici, ma questa volta qualcosa è andato storto. Perché stavolta la scommessa con la Fed è stata persa. Inflazione e tassi d’interesse che non accennano a diminuire hanno dimezzato il capitale della banca e generato panico. Tra gli azionisti si contano vari fondi di investimento e tanta liquidità delle startup. La corsa ai prelievi, il crollo del titolo, l’annuncio di una perdita di 1,8 miliardi di dollari, il fallimento. Ma come è stato possibile che il faro economico delle startup tecnologiche americane, la culla dello sviluppo tecnologico mondiale, si sia disintegrato in pochi giorni? Lo abbiamo chiesto a Loretta Napoleoni, economista di fama mondiale, autrice di svariati best seller e consulente per le reti televisive BBC e CNN. Napoleoni per anni ha lavorato nel mondo nella finanza internazionale. La raggiungiamo in Canada, dove sta lavorando al suo prossimo libro.
Come è possibile che un tasso d’interesse alto faccia fallire una banca?
La Silicon Valley Bank ha avuto a disposizione un’immensa liquidità durante la pandemia, momento in cui le startup tecnologiche navigavano nell’oro. Il management della banca in quel momento ha compiuto la scelta giusta investendo la liquidità in titoli di stato a medio lungo termine, sicuri e garantiti.
Tutto da manuale quindi.
Esattamente, su questo aspetto niente da eccepire. Il problema è stato l’errore di valutazione sulla proiezione dell’inflazione. Faccio un esempio. Se oggi compriamo un titolo con tasso al 5% per 3 anni, ma domani il tasso d’interesse sale al 6%, il mio titolo non è più appetibile e quando si apriranno le aste compreranno i titoli al 6% e non al 5%. Questo non accadeva quando i tassi erano bassi e stabili nel lungo periodo.
Cosa poteva fare la SVB per evitare questo problema?
Avrebbe potuto ridurre l’esposizione in titoli mesi fa quando era evidente che i tassi non sarebbero scesi a breve. Una banca deve tenere una parte di liquidità per gestire le richieste finanziarie, ma se investi metà del capitale in titoli e poi scatta il panico, c’è la corsa ai prelievi, come è accaduto e non solo questo. Il 93% dei depositi della SVB è superiore ai 250.000 dollari, cifra entro la quale la Fed garantisce i correntisti, oltre tale cifra no. Il problema è stato la previsione sbagliata sull’inflazione che non si aspettavano durasse così a lungo.
“La Silicon Valley Bank ha agito secondo manuale, ma il problema è stato la previsione sbagliata sull’inflazione”
Perché oggi un investitore dovrebbe investire in capitale di rischio in una startup quando può avere dei titoli garantiti a tassi alti mai visti negli ultimi trent’anni?
Non c’è una relazione. L’investimento su titoli, anche se a tassi più alti, è sempre considerato a rischio basso. Un investitore che vuole ottenere un ritorno alto non compra il titolo di stato. Sono due tipi di investimento diverso. Aggiungo una cosa. La SVB non è l’unica ad aver fatto previsioni sbagliate. Ci sono altre banche americane e canadesi molto più grandi che sono nella stessa situazione.
Il fallimento si poteva evitare quindi?
Certamente sì, se si fossero mossi per tempo e le informazioni non fossero trapelate alla stampa generando panico. Il sistema bancario si basa sulla fiducia. Se ho in portafoglio una perdita da 1,8 miliardi ma nessuno se ne accorge e continuo a fare cassa, prima o poi le cose cambieranno e si sistemeranno, però se non ho un flusso di cassa costante faccio fatica a tenere in piedi il sistema. Sono due anni invece che il settore tecnologico va abbastanza male.
Yanet Yellen, segretario al Tesoro degli Stati Uniti, afferma che non c’è un rischio contagio però il bitcoin sta scendendo e la Borsa sembra non aver reagito bene.
È normale perché quando accadono eventi di questo tipo gli investitori smobilizzano gli investimenti, bitcoin o titoli, per coprire le perdite e i prezzi scendono. Nemmeno io parlerei di contagio, sono piuttosto normali reazioni di mercato.
“Se certe informazioni non fossero trapelate, non staremmo qui a parlarne. I banchieri di oggi sono cresciuti il tasso 0% e quel mondo non tornerà più”
Elon Musk ha affermato di essere disposto ad acquisire la banca trasformandola in una digitale. Cosa ne pensa?
Musk si sta comportando come se fosse il padrone del mondo. A parte il fatto non credo abbia la liquidità per questo tipo di operazione, in ogni caso non è certamente Elon la soluzione. Basta guardare i problemi che ha con Twitter. È diventato un po’ una macchietta.
Come andrà a finire questa storia?
La FED interverrà con un pacchetto di salvataggio.
Non sembra essere troppo meravigliata dell’accaduto.
Me ne sto occupando nel mio nuovo libro. Questa è la conseguenza di trent’anni di politica di tassi bassi. Iniziò Alan Greenspan negli anni Novanta. Tagliare i tassi di interesse per evitare la recessione. I banchieri di oggi sono cresciuti con questo tipo di politica. Come io e lei non abbiamo vissuto la crisi del ’29. Per trent’anni i tassi sono stati vicino allo 0% e tutte le scelte sono state adottate in funzione di questo, oggi le cose sona cambiate, ma molti continuano a pensare che tutto tornerà come prima. Io penso piuttosto che sì, forse i tassi scenderanno, ma non torneranno mai a livelli di qualche anno fa e per questo motivo ritengo che la FED interverrà.