SVB, linfa di startup e scaleup, era la sedicesima banca americana con 209 miliardi di attivi e 6500 dipendenti. Cosa succede ora nel mercato statunitense, ma con implicazioni in tutti gli altri nel mondo, a seguito della chiusura?
Passerà ai libri di storia della Silicon Valley quel pasticcio che ha combinato la sua banca più importante, fondata quasi 40 anni prima e che si è inflitta un danno così grave da dover essere improvvisamente chiusa, ignorando completamente i messaggi che arrivavano dall’interno e dai mercati. Così ha scritto oggi in apertura Connie Loizos su TechCrunch, bibbia dell’innovazione americana. Eloquente il titolo: “la Silicon Valley Bank si spara sui piedi”. Con tanto di foto a corredo.
Il crollo improvviso?
Ma cosa è successo in questi ultimi drammatici tre giorni Oltreoceano sul fronte dell’innovazione? Qualcosa abbiamo anticipato anche noi nelle breaking news, ma quello che si sta delineando ora è un clamoroso autogol. Un pasticcio, come sottolinea TechCrunch, partito dalla vendita di buoni del tesoro statunitensi e titoli garantiti da ipoteca a causa dell’aumento dei tassi di interesse. Due giorni fa, precisamente l’8 marzo, uno dei rami dell’azienda aveva annunciato la vendita di titoli per 21 miliardi di dollari, prevedendo una perdita di circa 2 miliardi di dollari. La banca confidava in questo modo di rimettere in sesto i bilanci, ma l’annuncio delle perdite aveva spaventato clienti e investitori. Poi ieri la chiusura con l’intervento del governo per tutelare i proprietari dei conti. A peggiorare le cose c’è stata la pubblicazione di un comunicato stampa contorto che ha alimentato il nervosismo di startup e VC.Si tratta del più grande fallimento di una banca statunitense dalla terribile crisi del 2008 – e quindi dopo quello di Washington Mutual – ed è una riconferma delle recenti difficoltà di tutto il settore tecnologico. I depositi entro i 250mila dollari saranno garantiti dalla Federal Deposit Insurance Corporation, l’ente che offre garanzie sui conti correnti, ma la quasi totalità degli investitori aveva cifre molto più alte in Silicon Valley Bank (SVB), cifre che ora rischia di non rivedere più. Il fallimento ha reso necessario l’intervento da parte del governo degli Stati Uniti, ma la notizia ha avuto ripercussioni negative sui mercati azionari. Insomma, stiamo parlando della cassaforte legata ai fondi che alimentano startup e scaleup nel mondo.
La storia di successo
Silicon Valley Bank (SVB) era una delle più importanti banche statunitensi nel settore delle startup tecnologiche e – come sottolinea in Italia il Post – fino ad un anno e mezzo fa aveva una valutazione di oltre 44 miliardi di dollari. SVB, fondata nel 1983 a Santa Clara in California da Bill Biggerstaff e Robert Medaris e in poco tempo diventata il riferimento della Silicon Valley, era la sedicesima banca americana per dimensione con 209 miliardi di attivi e 175,4 miliardi di depositi. Poco prima della chiusura contava ben 6500 dipendenti. Soltanto due anni fa la banca gestiva circa la metà di tutti i fondi impiegati per finanziare startup. Ecco perché quello che sta accadendo in queste ore Oltreoceano, in quella che fino a poco tempo fa era la fiorente culla dell’innovazione statunitense è qualcosa senza precedenti nella storia e secondo molti analisti economici le conseguenze riscriveranno l’ecosistema di startup, scaleup e VC per i prossimi anni. Una nuova bolla, paragonabile a quella scoppiata a inizio Duemila. Ma stavolta a mettere fuori strada la macchina dell’innovazione hi-tech, già malconcia a seguito dei licenziamenti in massa che hanno coinvolti tutte i colossi americani, non è stato qualcosa legato all’infrastruttura e ai consumi, bensì alla liquidità. Si è minata la fiducia di consumatori, investitori, ossia dei protagonisti dell’ecosistema.
L’impatto nel mondo
Dall’America al resto del mondo. Quasi una ventina di startup indiane sostenute da YC hanno oltre 1 milione di dollari ciascuna bloccati in conti della SVB e una cinquantina di realtà dozzine hanno oltre 250.000 dollari legati con l’istituto di credito. Così l’improvviso crollo della banca californiana, linfa vitale per le startup, sta colpendo realtà anche a distanza di quasi diecimila miglia. Così decine di giovani startup indiane sostenute YC, Accel, Sequoia India, Lightspeed, SoftBank e Bessemer Venture Partners appoggiatesi negli anni a SVB talvolta come unico partner bancario, non sono riuscite a ritirare i soldi in tempo.