Per la nostra rubrica “Viaggio in Italia” siamo stati nella bottega di Gabriele e Vittorio Magrì, artisti capaci di dare vita a personaggi mostruosi e maschere oniriche per film horror e fantasy del grande schermo. «Per noi artigiani la tecnologia è essenziale»
Dopo la grande crisi innescata dalla pandemia, il settore cinematografico è in netta ripresa. Secondo una ricerca presentata da Gower Street Analytics durante la convention dedicata agli esercenti americani del CinemaCon di Las Vegas, il primo trimestre del 2023 è andato alla grande, sulla lunga coda di “Avatar: La via dell’acqua” fino allo straordinario risultato di “Super Mario Bros”, che da solo è arrivato a quasi 900 milioni di dollari di guadagni a livello globale. Secondo le stime, il settore cinematografico incasserà 32 miliardi di dollari quest’anno, con un +10% rispetto alle previsioni precedenti che erano di 29 miliardi di dollari, e un miglioramento del 23% circa rispetto allo stesso periodo del 2022. Anche l’Italia segna un trend molto positivo, con un inizio anno che al 2 aprile 2023 ha registrato un incasso complessivo di circa 111,8 milioni di euro per 15,8 milioni di biglietti venduti, +50,5% rispetto allo stesso periodo del 2022. Di cinema ed effetti speciali ne sanno qualcosa i due gemelli Magrì, Gabriele e Vittorio, che da 30 anni realizzano maschere, statue iperrealistiche, make-up e creature elettro-meccaniche (animatronics) per il cinema.
Nati in un piccolo paese in provincia di Brindisi, Mesagne, oggi meta turistica dei visitatori che passano per il Salento, i due gemelli hanno saputo giocarsi così bene le proprie carte da arrivare dritti dritti a Cinecittà. In questa nuova tappa del nostro consueto appuntamento con “Viaggio in Italia” siamo andati alla scoperta di quell’innovazione che spesso resta nascosta dietro a quelle grandi maschere che questi due artisti sono in grado di fare. Il sipario non cala ma, anzi, si apre proprio sul grande palcoscenico degli effetti speciali, alla conquista di grandi e piccini.
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La passione per gli effetti speciali
Quella di Vittorio e Gabriele è una passione che scorre nelle vene dai primi anni di vita. I due fratelli gemelli sin dall’asilo spiccano per una innata manualità che li contraddistingue. «Nostro padre faceva il carrozziere mentre nostra madre la sarta e lavorava anche all’uncinetto – raccontano a StartupItalia – Già in seconda elementare il mondo del cinema ci incuriosiva. Ci piacevano molto i film horror, anche se nutrivamo una certa paura nel guardarli. Proprio per esorcizzare questa paura abbiamo iniziato a disegnare tutto quello che ci spaventava. Ci serviva a capire che ciò che avevamo visto era, in realtà, irreale. Allora dormivamo meglio».
Questa creatività innata viene presto notata dal padre, che acquista una enciclopedia dal nome “Voglia di creare” e che, per i due fratelli, rappresenta il primo approccio al mondo dell’arte. «Ci siamo appassionati e abbiamo iniziato a fare pratica con varie tecniche di disegno ma quello che ci piaceva di più era il cinema – raccontano – In terza media abbiamo iniziato a dare forma ad alcune maschere che ci immaginavamo finché nostro padre, un giorno, ci disse: “Provo a telefonare a Sergio Stivaletti” (ndr tra i più importanti effettisti, registi e sceneggiatori italiani). Solo che non avevamo il suo numero così abbiamo iniziato a telefonare a tutti i “Sergio Stivaletti” presenti sull’elenco telefonico». E, alla fine, lo “Stivaletti” giusto ha risposto, ma non nel modo sperato dai due giovani artisti. «Ci disse che eravamo troppo piccoli ma ci consigliò di frequentare il liceo artistico – raccontano i Magrì – Alla fine di ogni anno scolastico gli mandavamo la pagella, oltre a una serie di foto e video dei lavoretti che facevamo con il DAS». In estate, quando la scuola terminava, i due fratelli si dilettavano nell’arte delle maschere finché, un bel giorno, arriva quella chiamata tanto attesa. Era proprio Stivaletti, quello Stivaletti per assumerli nel suo laboratorio.
I primi anni di carriera
Per i due fratelli, dotati di grande talento, caparbietà e tecnica, che da sempre hanno sognato questo momento, non è difficile pensare che quello sarebbe stato l’inizio di una lunga e promettente carriera. «Abbiamo lavorato con lui dal ’98 al 2001, poi ci siamo messi in proprio – raccontano – Inizialmente realizzavamo effetti speciali per i film e facevamo anche regia oltre ad avere partecipato a una serie di spot». Tra le opere più note a cui i fratelli Magrì hanno collaborato con le loro maschere ci sono “Il fantasma dell’opera” e “Non ho sonno” di Dario Argento, “Titus” con Antony Hopkins, “Pinocchio” di Roberto Benigni. Nel 2015 sono a Cinecittà per produzioni Hollywoodiane come “Ben Hur” e “Zoolander”. Hanno prodotto anche una serie di lavori per “Striscia la Notizia”, “Scherzi a parte” e per la serie “Braccialetti Rossi”. Conclusa l’esperienza romana tornano in Puglia per scrivere e girare due film autoprodotti: “Stranieri”, incentrato sul tema del razzismo, e “Bianco scarlatto” con Franco Nero, riscuotendo vari riconoscimenti da parte del pubblico e della critica.
Uniti per nascita e per scelta
La storia di questi due gemelli non è incredibile soltanto per il grande successo ottenuto ma anche per la grande complementarietà che li contraddistingue. Sono nati insieme e insieme hanno sempre lavorato, senza mai fare a meno l’uno dell’altro. «Ci siamo sempre sentiti legati in un modo inspiegabile a parole – spiega Gabriele – E sul lavoro siamo complementari: Vittorio è più portato per lo studio dei meccanismi e della scultura, io per la progettazione del disegno». Un legame simbiotico che li unisce dalla nascita e che è la loro forza. Oltre ad aver lavorato al fianco di Sergio Rubini, Alessandro Gassman, Robert Englund, questi due fratelli hanno insegnato effetti speciali a Bari insieme al maestro Carlo Rambaldi, premio Oscar per ET, King Kong e Alien.
Nella loro vita non c’è solo il cinema, ma anche la letteratura. Il loro primo libro si chiama “Egonomia – la crisi economica ha origine nel cuore”, ed è una riflessione che delinea un fil-rouge tra il loro lato più artistico e quello più intellettuale, interrogandosi sull’economia odierna che spesso cerca quasi un riflesso di se stessi e che è nelle radici che, invece, deve ritrovare la sua essenza. “La crisi ci obbliga a fare chiarezza dentro di noi e a ristabilire quell’equilibrio che da tempo abbiamo smarrito. Come? Riscoprendo ad esempio la saggezza della Natura e dei Bambini. Anche un bruco, prima di diventare farfalla, affronta la sua crisi personale ossia quella difficile e delicata fase chiamata crisalide (cris-alide); forse all’uomo di oggi sta succedendo la stessa cosa”, si legge nell’abstract. Un invito alla riscoperta del bambino interiore che è in ognuno di noi, verso il recupero di valori come quello della semplicità e della sintesi.
Tecnologia applicata agli effetti speciali
Oggi la digitalizzazione ha pervaso anche il settore degli effetti speciali, dando a questi personaggi un realismo che prima era praticamente impossibile ottenere. Ma ancora prima del digitale è arrivato il silicone. «Quando Stivaletti ci ha assunto, nel ’98, abbiamo conosciuto il silicone, che ha dato una grossa sferzata di realismo alle nostre opere». Opere che vengono realizzate anche con materiali autentici, come i capelli umani del Cristo crocifisso realizzato a grandezza naturale.
«Per noi artigiani la tecnologia è essenziale nella fase di progettazione, poi utilizziamo la nostra manualità nella creazione delle opere – spiegano – E oggi sugli effetti speciali c’è una tendenza a unire gli effetti digitali a quelli artigianali: anche questo è un mondo in continua evoluzione pronto ad abbracciare nuove tecnologie. Nello specifico, nella creazione degli animatronics (ndr una tecnologia che utilizza componenti elettronici e robotici per dare autonomia di movimento a certi soggetti come pupazzi meccanici) si utilizza spesso il digitale per dare un realismo e una perfezione al soggetto che altrimenti non sarebbe tale. Oggi il digitale riesce a fare cose che fino a poco tempo fa erano impensabili, ma non si deve esagerare, perché altrimenti si rischia di perdere empatia». Insomma, anche in questo campo l’AI e le nuove evoluzioni della tecnologia stanno diventando sempre più centrali.
Un museo itinerante
Alcuni dei lavori dei Magrì si trovano all’interno del “Museo Fantasy”: un’esposizione itinerante che in 5 anni di attività ha contato oltre 55.000 visitatori nelle città di Mesagne, Ostuni, Lecce e Veglie (Le), dove attualmente risiedono le opere. I capolavori dei due gemelli comunicano messaggi spirituali, sociali, a volte ironici e provocatori attraverso la celebrazione “alternativa” dell’estetica, dove il sacro e il profano assume nuove forme, diverse, insolite e spesso mostruose.
«Oggi realizziamo anche lavori per privati e collezionisti e organizziamo corsi per insegnare ai ragazzi la tecnica che abbraccia anche il digitale – concludono i due gemelli – A breve ne lanceremo uno con degli studenti di un liceo di Brindisi ma ne organizziamo alcuni anche per i più piccoli, affinché possano scoprire un altro mondo fatto di manualità e creatività, ma anche abbattere le proprie paure. La nostra carriera è iniziata proprio così».