La società ridurrà gli investimenti in startup late stage. Alla luce di questa decisione ha deciso di tagliare il 20% del personale
Y Combinator ha comunicato il licenziamento del 20% del proprio staff, pari a 17 persone. Non sono numeri paragonabili ai layoff in corso da mesi tra le Big Tech, ma è senz’altro importante sottolineare il fatto che uno dei più importanti acceleratori di startup al mondo, con sede in California, abbia annunciato questa importante novità a pochi giorni dal fallimento della Silicon Valley Bank. Come si legge su TechCrunch, Y Combinator ha garantito che si tratta di una scelta slegata dal crollo della banca delle startup, anche se i dubbi rimangono.
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Cofondato da Paul Graham, Y Combinator è uno dei poli d’eccellenza di quella Silicon Valley investita dalla crisi di una delle sue banche più importanti legate all’ambito tech e innovazione. Il 30% delle startup che rientrano nel portfolio dell’acceleratore ha un conto aperto con la SVB. Lo stesso Ceo Garry Tan è da giorni particolarmente attivo su Twitter, dove ha rilanciato una petizione per chiedere al Congresso di salvare l’istituto e con esso le sorti di migliaia di startup e decine di migliaia di posti di lavoro.
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Il presidente USA Biden ha garantito che i depositi dei correntisti sono al sicuro, dunque dovrebbe essere scongiurato un effetto domino. Le incertezze comunque restano rispettano al destino dell’istituto. «YC – ha scritto Tan in un comunicato ufficiale – è giustamente nota per gli investimenti early stage. Negli ultimi anni, abbiamo fatto anche investimenti in late stage. Ma questi ultimi investimenti si sono rivelati così diversi da quelli early stage che li abbiamo ritenuti una distrazione dalla nostra missione principale. Pertanto, ridurremo la quantità di investimenti in late stage. Purtroppo, questo significa che non avremo più bisogno di alcuni ruoli nel team di late stage investing».