Dalla fusione del peperone crusco nel cioccolato è nata Cioccocrusco, la startup di Antonio Cammarota, lucano emigrato in Svizzera che ha anche lanciato sul mercato il primo gin croccante. “Un imprenditore deve saper volare alto”, spiega l’imprenditore
Nel 2011 è partito da Satriano di Lucania per la Svizzera. Una valigia piena di sogni, quella che ha portato con sé Antonio Cammarota, e tanta voglia di riscatto. “Ero reduce da una sconfitta – racconta a StartupItalia il Ceo e founder di Cioccocrusco ricordando la startup di calzature fondata in Basilicata e basata sull’e-commerce: “era forse troppo all’avanguardia per un territorio che iniziava a prendere dimestichezza con il web proprio in quegli anni”.
“Ero nel posto giusto al momento giusto e con l’idea giusta”
Prima diversi lavoretti, come giardiniere, operaio e addetto vendite di prodotti di pasticceria, finché nel 2018 si accende la lampadina: unire il raffinato cacao elvetico e il peperone crusco lucano. Nasce così Cioccocrusco, la startup che, avvalendosi della collaborazione di Willi Schmutz (pluripremiato come miglior cioccolatiere svizzero e tra i più stimati al mondo), produce il cioccolato gourmet svizzero dal cuore lucano. E non solo. L’oro rosso della Basilicata è diventato ingrediente base anche di un altro prodotto d’eccellenza, il Gincrusco, il primo gin croccante lanciato sul mercato internazionale.
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“Un pizzico di sana follia mi ha spinto a voler trovare il giusto mix tra peperone crusco lucano e l’amarezza del fondente elvetico”
Com’è nata l’idea
Una pausa dopo una corsa mattutina con gli amici e l’invito ad assaggiare un cioccolatino alle olive. È nata così l’idea di sperimentare e fondere le eccellenze culinarie di due Paesi distanti ma che per Antonio Cammarota rappresentavano passato e presente.
“Ero nel posto giusto al momento giusto e con l’idea giusta – racconta Antonio Cammarota – un pizzico di sana follia, poi, mi ha spinto a voler trovare il giusto mix tra la dolcezza e la croccantezza del peperone crusco lucano e l’amarezza e la forza del cioccolato fondente elvetico”.
“Willi Schmutz sceglie il cacao che proviene dalle fave del Madagascar. Io mi occupo di selezionare il peperone crusco”
C’è voluto un anno di sperimentazione per trovare la perfetta alchimia e non far perdere di croccantezza il peperone unito al cioccolato. Nel 2019 ha preso forma la prima tavoletta di Cioccocrusco, presentata anche a Matera 2019 e da allora la corsa della startup elvetica dal cuore italiano, è inarrestabile.
“Willi Schmutz sceglie personalmente il cacao di qualità che proviene dalle pregiatissime fave del Madagascar – afferma Antonio Cammarota – Io invece mi occupo di selezionare il peperone crusco che faccio arrivare in Svizzera da alcune aziende lucane. Nella famosa cioccolateria Casa Nobile, a Berna, poi, avviene il dolce sodalizio”. Risultato: oltre 15000 tavolette di cioccolato croccante al mese vengono riempite e commercializzate.
Il successo viaggia veloce nel web
Ad un processo di produzione artigianale, capace di unire i segreti millenari custoditi nella realizzazione di due materie prime d’eccellenza, si affianca l’innovazione. Per quanto sia nato come prodotto di nicchia, il Cioccocrusco in questi anni ha avuto una forte espansione grazie all’e-commerce.
“Il successo della nostra barretta gourmet lucano-elvetica – sottolinea Antonio Cammarota – ha raggiunto, anche grazie al web, i mercati americani e asiatici ed è legato alla sinergia con le migliori maestranze del settore e all’unione delle esperienze”.
E proprio l’esperienza nell’e-commerce e nel mondo di internet, che per il founder di Cioccocrusco era stata la causa del passo falso della sua prima startup in Basilicata, ora si è rivelata la scelta vincente. “Mi ha sempre affascinato il mondo del web – sostiene il Ceo di Cioccocrusco – tanto da creare come autodidatta il sito e la prima piattaforma di e-commerce legata all’attività che avevo fondato in Basilicata. Queste competenze mi sono tornate utili 10 anni dopo”.
“Ciococrusco non è solo un prodotto, racchiude una storia”
Ma la rete non è l’unico mezzo di commercializzazione. Oltre alle cioccolaterie in Svizzera, il business di Cioccocrusco è attivo anche in Italia con decine di punti vendita fisici. “Ciococrusco non è solo un prodotto, racchiude una storia. L’amore e l’attenzione al dettagio, li abbiamo messi anche nella confezione – dichiara Cammarota – che si apre a libro e all’interno c’è una pergamena che riporta la storia, la filosofia e gli ingredienti. Inoltre, l’astuccio che contiene la barretta viene incollato a mano. E questa è stata un’altra sfida che abbiamo affrontato: abbiamo creato un sigillo che non è di cera. Si tratta di una linguetta incastrata che crea il sigillo. Quando si tenta di aprire la confezione, si sfalda, lacera il resto dell’involucro. Questa è una garanzia per l’integrità della tavoletta”.
Tanto tradizionale quanto innovativo, Cioccocrusco è riuscito a conquistare non solo il palato degli amanti del cioccolato e del peperone crusco, ma anche di numerosi chef, come Enza Crucinio, Rocco Buffone, Giuseppe Misuriello e Luigi Destino. Ispirando, tra l’altro, piatti come il dessert Willy Wonka e la fabbrica di Cioccocrusco e il Carré di agnello, fondente di melanzana e Cioccocrusco.
Non solo cioccolato
Il successo di Cioccocrusco ha spinto lo startupper a sperimentare ancora. Questa volta dal prodotto lucano e alcune spezie si ricava il Gincrusco, primo distillato croccante lanciato sul mercato.
“Sono serviti due anni di sperimentazione prima di arrivare al Gincrusco”
“Nel 2019 ero al Vinitaly. Priscilla Occhipinti, la più premiata master distiller donna italiana, che conosco da anni, era lì con il suo stand. Mi precipitai da lei e le proposi questa sfida, che accolse subito di buon grado, ma dicendo che non sarebbe stata una cosa facile. Sono serviti due anni di sperimentazione prima di arrivare al prodotto finale”.
Anche il distillato che presenta note di biancospino e foglie d’olivo bilanciate con il ginepro che introducono a delicati sensori di peperone crusco e arancio dolce, sta riscuotendo numerosi apprezzamenti nel campo gastronomico e non solo, trovando il favore di esperti e chef stellati.
L’ecosistema startup in Svizzera
Sicuramente diverso l’ecosistema dell’innovazione elevetico rispetto a quello italiano. “In Svizzera – conclude Cammarota – non ho ricevuto fondi per avviare la mia startup. Però, essendo un’impresa di successo, ho diritto a diversi benefici fiscali. Poi, la burocrazia, rispetto all’esperienza che ho avuto in Italia, è molto più snella”. Ma non è sempre facile trovare i collaboratori giusti e posizionarsi sul mercato internazionale.
“Nessun prodotto geniale e nessun brand di successo possono arrivare là dove arriva la mentalità dell’imprenditore”
“Non nascondo l’imbarazzo – confida Cammarota – di aver faticato, negli anni, a trovare interlocutori davvero competenti nel settore dell’e-commerce, che è molto più tecnico di quel che si pensi. Come italiani puntiamo molto a dare un’immagine di guru e ci interessiamo poco di come stare nel mercato internazionale. Così un imprenditore come me può incappare nell’errore di non distinguere subito l’agenzia o il partner giusto per lo sviluppo efficace del progetto, rischiando di fallire già nella prima fase della startup, attraverso investimenti poco proficui in piattaforme non del tutto performanti”.
Italia o Svizzera che sia, in ogni caso, bisogna avere oltre all’idea vincente, la giusta mentalità. “Nessun prodotto geniale – conclude il Ceo di Cioccocrusco – nessun grande investimento e nessun brand di successo possono arrivare là dove arriva la mentalità dell’imprenditore, lanciando il suo miglior frutto dalla cima di una montagna affinché voli più alto che può”.