Ben più che un trend, pare la didattica del futuro: “Un anno fa le piattaforme di didattica a distanza venivano usate dall’1% degli studenti, oggi questa percentuale oscilla tra il 20 e il 30%”
“Un anno fa solo l’1% degli studenti utilizzava piattaforme di e-learning; oggi la percentuale si attesta tra il 20 e il 30%“. A dirlo è Cristiano Scarapucci, CEO e cofondatore – assieme a Sebastiano Dionisi – di Schoolr, la piattaforma di e-learning che consente di seguire lezioni e ripetizioni a distanza. Reduce dal programma di accelerazione Hubble, oggi Schoolr è supportata anche da Nana Bianca e Fondazione CR Firenze, che hanno investito nel progetto nato nel 2019. “Vogliamo investire in una realtà giovane e innovativa – commenta Gabriele Gori, direttore generale di Fondazione CR Firenze – che ha saputo proporre uno strumento utile agli studenti e alle famiglie, un modo per superare le difficoltà scolastiche con l’aiuto delle tecnologie digitali ma, soprattutto, con il supporto di una rete di insegnanti selezionati. Schoolr ci ha convinto perché ha dimostrato che è possibile offrire soluzioni alla portata di tutti gli studenti sia per la facilità di utilizzo che per i prezzi accessibili”.
“Soluzioni alla portata di tutti gli studenti sia per la facilità di utilizzo che per i prezzi accessibili”
Le prossime frontiere dell’e-learning
“In questi ultimi due anni, la didattica a distanza ha vissuto tre fasi: quella pandemica, durante la quale è letteralmente esplosa; quella successiva all’emergenza, quando è scattata la modalità ibrida online/offline, e quella che stiamo vivendo oggi, a partire dal mese scorso, nella quale l’e-learning è tornato a essere un optional – spiega Cristiano Scarapucci – Complici i costi molto più bassi rispetto alle lezioni in presenza, le piattaforme di didattica a distanza sono passate da una percentuale di utenza che si aggirava intorno all’1% a un 20-30% di oggi”.
“Le piattaforme di didattica a distanza sono passate da una percentuale di utenza dell’1% a un 20-30%”
“In tre anni – continua il CEO di Schoolr – Questo mondo è stato completamente rivoluzionato, cambiando forma. Se, infatti, prima della pandemia i genitori navigavano in rete per trovare i tutor adeguati alle esigenze dei propri figli, oggi non è più così.
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Fornire già una selezione di tutor qualificati fa la differenza ed è proprio quello che offre Schoolr, posizionandosi come strumento, oltre che piattaforma, dove ricercare le figure più adatte al tipo di bisogno. Si pensi che su 8 milioni di studenti, le statistiche dicono che sono 2 milioni ad avvalersi di lezioni integrative extrascolastiche. Quello che ancora blocca tante famiglie è il problema del digital divide, per cui sono ancora in tanti a non riuscire ad accedere a questo tipo di lezioni. Inoltre, i pagamenti digitali in Italia non sono ancora così diffusi ma, allo stesso tempo, permettono di rateizzare i costi”.
Gli obiettivi di Schoolr
“Intendiamo rendere ancora più aperto Schoolr Friends, lo strumento che consente a piccoli gruppetti di ragazzi, di massimo 5 persone, di collegarsi virtualmente, da remoto, con l’insegnante arrivando a spendere anche soli 3 euro all’ora, a seconda del numero di studenti presenti nella stanza virtuale.
“In Francia, Germania e nei Paesi scandinavi il problema del digital divide è quasi inesistente e il mercato è aperto a nuovi scenari“
Punteremo anche sul marketing e faremo nuovi accordi. Grazie a questo investimento, vorremmo rendere il nostro modello didattico sempre più scalabile, per aprirci anche ad altri mercati come quello portoghese e spagnolo, che sono praticamente identici al nostro. Per crescere davvero dobbiamo uscire dall’Italia. Inizialmente ci concentreremo, appunto, su Portogallo e Spagna, che fanno da ponte con il Sud America, poi andremo in Francia, Germania e nei Paesi scandinavi, dove il problema del digital divide è quasi inesistente e il mercato è aperto a nuovi scenari“.