Nel suo libro l’imprenditore e investitore raccoglie gli appunti che ha scritto durante la sua carriera per spiegare cosa uccide una startup
«Un mito insopportabile nel mondo startup? Che per fare business ci vogliono per forza gli investitori», racconta Matteo Fago a Startupitalia. Imprenditore, è tra i protagonisti di una delle più belle cavalcate di startup italiane, Venere.com, il portale di viaggi venduto a Expedia per 200 milioni (ne parliamo qui).
Dopo l’exit, Matteo ne ha fatte di cose (tante). Ha aperto una casa editrice (L’Asino d’Oro edizioni), e soprattutto investito in tante startup. In alcune con il fondo United Ventures: l’ultima è BrumBrum, rivenditore di macchine online, in cui ha investito anche il fondo americano Accel. E poi in tante realtà del food-tech internazionali, tra cui HotBox, un bauletto per cibi caldi pensato per il delivery, e Kiwi Campus, un robot per il food delivery, ideato per i campus di studenti in USA.
L’ultima sua avventura è un libro, intitolato “Manuale di Sopravvivenza per startupper”, testo nel quale racconta quali sono i passi falsi che gli startupper non devono commettere:
«Ho raccolto alcuni appunti su vari aspetti del fare impresa, scritti in diversi anni. Guardandoli nel loro insieme, ho pensato che sarebbe stato bello raccoglierli in un libro. Più che dare consigli su cosa fare, mi sono focalizzato sulle cose da non fare, su errori stupidi e meno, che mettono ko un business, anche quando ben avviato».
Primo kit di sopravvivenza: non fare queste quattro cose
Con la promessa di “non spoilerare” troppo il libro, Matteo ci anticipa quattro cattivissime pratiche che gli startupper devono assolutamente evitare:
Il socio sbagliato fa chiudere un business. «C’è una startup in cui ho investito e che mi ha fatto perdere soldi. I due soci, entrambi al 50%, discutevano di un aumento di capitale: uno era d’accordo, l’altro no. Alla fine, non sono arrivati a un compromesso e la società ha chiuso. Quando scegli un socio, ricorda che ti stai impegnando per condividere la tua vita professionale con qualcuno per un periodo di tempo molto lungo».
Perché non ti tuteli con la legge? «Molto spesso diamo per scontate amicizia e fiducia. Anche se sono condizioni necessarie tra soci, è sempre meglio tutelarsi con la legge. Tornando al caso precedente, sarebbero bastate poche clausole sull’uscita di un socio, o su alcuni criteri condivisi tra soci, per sbrogliare quella situazione di stallo».
La ricerca di investitori (troppo presto). «Cercare investitori subito è un falso mito, oltre che un errore. Una startup nasce con poco, con un modello di business e un’idea da validare. Per testare il modello non servono soldi a palate. Poi, se i test rispondono bene, allora è il momento di cercare investitori per far crescere l’idea».
Mettere il marketing in secondo piano: «Ho visto tanti startupper pensare che una grande innovazione sia sinonimo di grandi vendite, ma non è così. Niente si vende in automatico. Il marketing è essenziale per spiegare come una soluzione sia capace di risolvere un problema. In molti pitch sentiamo dire: “Investiremo xmila euro in marketing”. In realtà sarebbe meglio spiegare come».
Venere: operazione amarcord
Durante l’intervista chiediamo a Matteo di regalarci un aneddoto della sua avventura in Venere:
«Eravamo partiti dalla stanza di un magazzino di un cinema. Avevamo un computer e mezzo per lavorare in due su uno stesso programma. Dopo 10 anni, lavoravamo in una palazzina di quattro piano con 200 collaboratori».
«Cosa può imparare uno startupper dalla scalata di Venere? A “vivere in alto”, a pensare in grande, mantenendo i piedi ben saldi per terra».
Ulivi, ecommerce, fumetti, gli investimenti di Fago
Il portafoglio di investimenti di Matteo è molto variegato: da Elaisian che ha inventato un sensore che salva gli ulivi dall’attacco della mosca olearia, fino a VVVVID, una community di appassionati di anime giapponesi, con 2,5 milioni di utenti registrati:
«Sono molto curioso. Leggo molto in giro (anche sul Startupitalia) e se c’è qualcosa di interessante corro subito a studiarlo».