L’associazione italiana del venture capital, degli investitori in innovazione e delle startup e PMI innovative ha avanzato tali proposte, “tutte di immediata e facile attuazione”, per consentire all’ecosistema italiano dell’innovazione di essere competitivo a livello europeo
Chi segue StartupItalia con assiduità sa bene che, dall’inizio di settembre, abbiamo iniziato a raccogliere le opinioni e i suggerimenti di innovatori, imprenditori, accademici italiani rivolti ai politici impegnati nella competizione elettorale che sfocerà nella chiamata alle urne del 25 settembre al fine di elaborare il manifesto politico del mondo dell’innovazione. Al momento, lo abbiamo documentato in un dettagliato articolo firmato dal nostro Massimo Fellini, la politica sembra però essersi scordata di tutti quei temi che più ci stanno a cuore.
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Italian Tech Alliance, già VC Hub Italia, associazione italiana del vc, degli investitori in innovazione (business angel, family office e corporate) e delle startup e PMI innovative italiane, fondata nel 2019 dai gestori dei principali fondi di venture capital che oggi conta oltre 60 soci investitori, oltre 140 tra le principali startup e imprese innovative italiane e 26 soci sostenitori, è animata dalle nostre medesime preoccupazioni. Per questo ha messo nero su bianco alcuni punti che contengono le misure ritenute necessarie per competere a livello europeo.
1. Riorganizzazione delle agevolazioni relative agli investimenti in startup e PMI innovative, e più in generale un Libro Bianco che riassuma le principali norme relative al settore tecnologico. Sarebbe fondamentale riprendere il lavoro peraltro già iniziato nella scorsa legislatura con la proposta di legge “Start Act” per varare un unico testo contenente le principali indicazione per startup e investitori regolamentati.
2. Aumento degli incentivi fiscali per investimenti di fondi previdenziali e casse assicurative verso venture capital e altri investitori professionali. Per favorire il loro coinvolgimento sarebbero importanti alcune agevolazioni supplementari a partire dalla deduzione fiscale del 30 per cento dell’investimento in startup, PMI innovative, fondi di venture capital e società d’investimento che investono almeno il 30 per cento in startup e PMI innovative. Le plusvalenze derivanti dalle partecipazioni al capitale sociale di una o più startup e/o PMI innovativa – direttamente o per tramite di investitori professionali – non dovrebbero concorrere alla formazione del reddito unico imponibile degli investitori istituzionali (come già previsto come misura temporanea per le persone fisiche dal DL 73/2021).
3. Promozione di Fondi di Fondi misti “pubblico-privati” con l’obiettivo di aumentare le risorse disponibili attraverso un effetto moltiplicatore. Sarebbe auspicabile che ciascun fondo possa identificare i gestori delle risorse, nel rispetto dei vincoli di mandato fissati dall’erogatore. Gli investitori (anche quelli di piccolo taglio, come i Business Angels) dovrebbero poter contare su fondi specifici dedicati che operino sul mercato secondario.
4. Riforma e potenziamento del meccanismo di credito d’imposta in ricerca e sviluppo, che si dovrebbe concentrare su tre aspetti: identificazione ex ante delle spese sulle quali viene riconosciuto il credito d’imposta per superare l’incertezza e stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo; introduzione della possibilità che tali crediti siano venduti, alla stregua di quanto avviene nell’edilizia con il bonus 110%, o usati sotto forma di voucher; creazione ad hoc di un Credito imposta ricerca e sviluppo al 50%, dedicato alle startup e PMI innovative, che spesso non possono usufruire di questa misura perché operano ancora in uno status pre-profitto.
5. Adozione di un Tech Transfer Act, che faciliti il trasferimento tecnologico in Italia, ad oggi limitato da un sistema normativo poco chiaro che pregiudica lo sviluppo dell’innovazione e la crescita del Paese. Nello specifico, le principali proposte del Tech Transfer Act sono:
- abolizione del “Professor’s privilege” e attribuzione dei brevetti all’Ateneo o all’Ente di ricerca, allineando il quadro giuridico italiano a quello degli altri Paesi europei.
- semplificazione delle interazioni fra pubblico e privato e superamento delle procedure di evidenza pubblica per:
individuare partner commerciali e finalizzare accordi di licenza o cessione di diritti di proprietà intellettuale;
selezionare fornitori di servizi correlati alla protezione e alla valorizzazione dei diritti IP;
partecipare, unitamente a soggetti privati, in società (es. start-up) tramite le quali valorizzare i diritti di proprietà intellettuale. - agevolazione del coinvolgimento di professori universitari e ricercatori pubblici nell’assunzione di incarichi operativi o manageriali in start up e/o PMI innovative;
- creazione di un corso di formazione nell’ambito del percorso accademico delle università per dare una formazione imprenditoriale a studenti e futuri ricercatori e per incentivare il trasferimento dell’innovazione accademica al mercato;
- modifica del sistema di valutazione del ricercatore accademico per includere il percorso imprenditoriale, alla stregua delle pubblicazioni e dei finanziamenti ottenuti.
6. Messa a sistema delle agevolazioni per chi investe in startup e PMI innovative previste nel DL Rilancio (maggio 2020) con quelle precedentemente previste al 30%. Superamento del regime de minimis e allineamento del tetto previsto per le startup a quello per le PMI innovative (€ 300.000).
7. Introduzione dei regolamenti attuativi per estendere agli investimenti in Fondi/OICR le stesse agevolazioni esistenti per persone fisiche che investono in startup e PMI innovative (vd DL n.34/2022 art.38 commi 7 e 8).
8. Allocazione delle rimanenze dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale verso imprese innovative e fondi di venture capital. Previsione di un fondo specificamente dedicato agli ambiti di indirizzi dei FESR su base regionale nel quale allocare le rimanenze dei fondi stessi da destinare a imprese innovative attive in ambiti specifici, mantenendo inalterata destinazione geografica e settoriale. La misura non avrebbe alcun impatto su altre fonti di spesa, ma il vantaggio di evitare la dispersione di risorse che altrimenti non verrebbero utilizzate dalle amministrazioni beneficiarie.