Ci siamo fatti raccontare dal direttore editoriale di VD, Claudio Morelli, come è nata la campagna
Come dimenticarsi quell’epico titolo della Gazzetta dello Sport, comprata nelle edicole il 10 luglio 2006, con la Nazionale Italiana Campione del Mondo da pochissime ore. È tutto vero. In quegli anni non c’erano ancora i social e internet a monopolizzare la nostra attenzione. Così serviva un giornale per scrollarci di dosso la stanchezza e ricordarci che, sì, eravamo davvero sul tetto del mondo. La stessa esclamazione oggi dà il senso di una campagna che sempre con la realtà vuole confrontarsi, ma partendo anzitutto dalla forza delle storie, belle o brutte, che si affacciano nel feed. La startup Rifò, attiva nel campo dell’abbigliamento sostenibile e rigenerato, ha lanciato la capsule collection di t-shirt È tutto vero. Abbiamo intervistato Claudio Morelli, direttore editoriale di VD, media digitale che ha curato la campagna di comunicazione attraverso una partnership.
Sono tre i claim stampati sulle magliette di Rifò: Ciao Medioevo, Dovete farci divertire ed È tutto vero. «Abbiamo cominciato dai commenti sotto ai nostri video, per individuare alcune frasi iconiche – ci ha spiegato Morelli -. È tutto vero è la mia preferita perché da sempre ci basiamo sulla visione verista delle cose. Per noi la partnership con Rifò ha significato realizzare una linea di magliette a metà tra fashion e comunicazione». Oltre al contributo sulle t-shirt, VD ha realizzato anche questo video, pubblicato su Instagram, per ribadire quanto il settore della moda sia ancora tra i principali responsabili dell’inquinamento a livello globale; e poi le foto, che abbiamo inserito in questo articolo, scattate mettendo in primo piano storie e volti di tutti i giorni.
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Nelle scorse settimane avevamo raccolto lo spunto dell’imprenditrice Francesca Cavallo, secondo la quale gli imprenditori devono pensare da attivisti. «Da una parte – ha detto Morelli – ci sono soggetti che prendono posizioni nei fatti, dall’altra c’è molto marketing. Tutte le aziende hanno un budget di sostenibilità, ma non basta». Da questo emerge dunque una responsabilità da parte delle imprese, che devono schierarsi soltanto se poi hanno i fatti dalla loro parte.
Completiamo il racconto di questa campagna con le parole di Niccolò Cipriani, founder di Rifò: «È tutto vero può essere letto come una dichiarazione di trasparenza e sostenibilità da parte di Rifò e allo stesso tempo è una provocazione, che rappresenta la crudezza della realtà di cui VD è quotidiano osservatore. Pensiamo che la sostenibilità debba essere normalizzata, unirsi sempre di più con la quotidianità, con il reale e con le storie che vediamo intorno a noi ogni giorno».