Hanno riaperto a metà del 2017 con il preciso obiettivo di imporsi sulla scena gastronomica veneziana grazie alla passione per la cucina e tecnologia applicata al cliente. Ora Zanze XVI vuole cancellare il passaggio di denaro con le criptovalute
Avevamo lasciato Nicola Possagnolo e gli chef Nicola Dinato e Luca Tartaglia alla vigilia della riapertura di Zanze XVI. A giugno 2017 lo storico ristorante risorgeva dalle ceneri dopo 500 anni e mirava a diventare il punto di riferimento a Venezia per la ristorazione. Per raggiungere l’obiettivo, la strategia era semplice: tecnologia e cucina avrebbero migliorato le performance del ristorante e il rapporto con il cliente.
Anche all’epoca il pallino di Possagnolo, co-fondatore di Noonic ed esperto di digital strategy, era eliminare il passaggio dello scambio di denaro tra ristorante e cliente. Sembra che, grazie alle criptovalute, questo non sia più un sogno.
Dal 22 gennaio, giorno di riapertura del ristorante dopo le ferie, anche Zanze XVI accetta i pagamenti in questa forma. Chi possiede Bitcoin e ha voglia di spenderli, qui potrà farlo. Fattore ancora più sorprendente, a sostenere fortemente l’idea è stato lo chef Nicola Dinato.
Con Nunzio Martinello, co-fondatore di Noonic, Possagnolo studia le criptovalute da molti mesi. «Volevamo capire come usarle per portare avanti l’obiettivo di eliminare il denaro dalle sale di Zanze XVI. In più, volevamo dare un segnale forte su Venezia ed essere i primi ad accettare i pagamenti in criptovalute, nonostante i bitcoin non siano la migliore valuta».
Come funziona il pagamento in Bitcoin da Zanze XVI
Al momento chi desidera pagare il conto con i propri Bitcoin riceve lo scontrino fiscale con il prezzo della cena e poi può abilitare il passaggio della criptovaluta scansionando un qr code. «Per il pagamento ci siamo appoggiati a Bitpay, società americana che gestisce il processo di cambio tra la moneta e l’euro», spiega Possagnolo.
Da quando è stata introdotta questa possibilità di pagamento per lo più c’è curiosità. «Avevamo a cena un famoso dj, l’altra sera, che voleva a tutti i costi pagare in Bitcoin. C’è molto hype sulla faccenda. E noi volevamo essere i primi nella ristorazione a dire: è questo, il futuro». Ma secondo Possagnolo ci sono valute migliori. «Litecoin o Ethereum hanno costi di transazione più bassi e sono più veloci», sottolinea.
I primi sei mesi di Zanze XVI
In attesa di vedere se la novità prenderà piede, in questi mesi i riscontri per Zanze XVI sono stati tanti e positivi. «Ci siamo posizionati tra i migliori locali di Venezia, anche a detta delle guide che ci chiamano per complimentarsi e annunciarci che si entrerà nelle edizioni del 2019,» spiega con orgoglio Possagnolo.
«Il risultato che mi ha reso più felice – aggiunge – è l’essere riusciti a seguire i clienti in modo tale da avere un locale in cui praticamente non c’è il menù. Non sai cosa mangerai, ma sai quanto mangerai. Si può scegliere tra il menu di terra o mare, sai quanto spendi, ma non cosa ci sarà nel piatto».
Si tratta di una filosofia che sta attraendo più di uno chef. A Milano, sin dai suoi esordi, è stata la filosofia di Matias Perdomo e Simon Press per il loro Contraste. «Sapendo che puoi dare il prodotto più fresco, secondo me è la strategia migliore, – dice Possagnolo, sposando in pieno la filosofia –. Se vuoi mangiare il prodotto più fresco di Venezia, devi passare da noi, devi passare da Zanze».
Alla base di questo risultato c’è un unico fenomeno: la fiducia. «La vera difficoltà in questi primi sei mesi è stata spiegare cosa si trova da Zanze XVI – racconta il digital strategist –. L’investimento fatto è stato tutto rivolto a creare l’anima del locale e spiegare chi c’è dietro, le persone che fanno parte del locale, gli ingredienti nei piatti. Abbiamo fatto un lavoro di education con i sistemi online, via social, e abbiamo costruito brand awareness».
Il prossimo obiettivo è affinare il sistema di prenotazione online. «Al momento il 10% delle conferme per pranzo o cena arriva via Internet. A Natale l’offerta “Regala la cena a un amico è andata fortissimo. Il sito del ristorante sembrava un vero e proprio e-commerce, ne abbiamo vendute circa 200». Tutto questo tenendo ferma l’ossessione per la qualità e il gusto. La Fenice del cibo sembra già volare molto in alto.