Una startup australiana ha sviluppato un gioco che strizza l’occhio a Breath of the Wild e The Wind Waker e il risultato, per quanto bello da vedere, è da sbadigli
Provate a prendere due dei migliori titoli Nintendo degli ultimi 20 anni: The Legend of Zelda – The Wind Waker, in cui la formula tradizionale veniva stravolta dal fatto di essere stati buttati in un enorme mare aperto su di una bagnarola e The Legend of Zelda – Breath of the Wild, titolo semplicemente meraviglioso che chiedeva al giocatore non solo di sconfiggere Ganon, ma anche di sopravvivere in un mondo altamente ostile e selvaggio. Li avete presi? Ecco, ora metteteli in un frullatore, riducetene il gameplay ai minimi termini, diluite con tanta, tanta acqua, shakerate bene e servite freddo. O caldo, tanto è uguale, il gusto non può essere rovinato ancora. Avrete nel bicchiere il tedioso Windbound, videogioco troppo ambizioso che avrebbe potuto diventare una buona avventura, ma ha voluto puntare in alto. Troppo in alto…
L’hybris di Windbound
Realizzare un emulo di Zelda sarebbe difficile per una major strutturata e piena di soldi, figuriamoci allora cosa poteva combinare la piccola startup australiana di Mitchell Clifford, Chris Conte, Mike Diskett, Dean Ferguson e Brent Waller, 5 Lives Studios.
In diversi punti sembra una copia in carta e carbone di Zelda Breath of the Wild: c’è pure la paravela…
Disponibile su Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One, Google Stadia e Microsoft Windows, Windbound, ictu oculi, non è affatto un brutto gioco. Anzi, per essere un titolo indipendente è molto curato e tecnicamente solido. Il problema, però, è che è noiosissimo. E il fatto di essersi voluto ispirare a due dei più bei videogame della storia non aiuta, perché a ogni passo virtuale che si compie lo si paragona a Zelda, con conseguenze impietose.
Graficamente, nulla da dire: Windbound è proprio caruccio. Peccato sia tediosissimo
In Windbound si interpreta Kara, una ragazza di una qualche tribù che viene separata dal resto della sua gente da un enorme mostro acquatico. Riprenderemo i sensi su un’isola deserta e lì inizierà l’avventura, che prevederà di trovare provviste, cacciare, cucinare (essenziale per avere un po’ di stamina che consenta di fare almeno le azioni base) e reperire materie prime per costruire una canoa (che andrà poi ampliata più volte e potenziata) così da lasciare l’isolotto. Tutto qui? Tutto qui.
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Combattimenti mostruosi (per davvero: orribili)
Anzi, no, perché ci sono i combattimenti con i mostri: che sono pochissimi per tipologia ma tutti ugualmente stupidi. Di norma i nemici restano inermi mentre li saccagnamo a dovere, oppure si bloccano restando incastrati nello scenario o si bloccano perché troppo limitati per reagire o, ancora, si bloccano perché qualche bug li freeza nell’ultima animazione (ci sono delle tigri, in particolare, che restano continuamente congelate mentre balzano). Insomma, la sorpresa è quando reagiscono, non quando restano inebetiti. Segnaliamo che tutte le animazioni, anche quelle di Kara, appaiono comunque fastidiosamente rallentate e innaturali.
Perché chi ha una Switch dovrebbe acquistarlo quando ha Zelda? E perché chi ha una PS4 o una X-Box dovrebbe prenderlo invece di comprare la Switch?
Paradossalmente, tanto sono idioti i mostri terrestri, quanto sono aggressivi quegli acquatici: gli squali sono infatti temibili e, forse per via del fatto che si muovono in un campo privo di ostacoli (in mare non ci sono dislivelli, alberi e rocce), riescono a rappresentare una minaccia discretamente impegnativa.
I nemici sono tutti molto stupidi e si uccidono facilmente. Gli squali invece no: danno filo da torcere
Insomma, Windbound è un titolo troppo impegnato a scopiazzare dagli Zelda per creare qualcosa di davvero originale e memorabile. Recentemente abbiamo testato un altro zelda-like, Ary and the Secret of Seasons e, per quanto anche quello saccheggiasse qua e là idee dall’immaginario Nintendo, è riuscito comunque a dotare l’avventura degli spunti creativi e ludici necessari per spingere il giocatore a proseguire. Windbound no. Ary ha fuso meccaniche zeldaresche con un mondo realizzato ex novo e dotato di una propria credibilità. Windbound no. Ogni cosa, dalle animazioni alle varie azioni che compirete, proviene da Breath of the Wild o da The Wind Waker.
Per realizzare un nuovo copricapo, Kara si allaccia le scarpe. Le animazioni lasciano davvero a desiderare…
In più, sorprende negativamente il fatto che, quando il titolo si allontana dalla strada tracciata da Nintendo, non proponga nulla di alternativo: semplicemente, vi chiederà di avanzare alla tappa successiva. Sembra quasi che gli sviluppatori si siano concentrati esclusivamente sul comparto grafico, che per essere un titolo indipendente è davvero di buon livello, lasciando però perdere tutto il resto. Arrivare alle tre torri necessarie per completare il gioco richiede di esplorare un mare abbastanza ampio e isole via via sempre più grandi, tutto ciò vi impegnerà per almeno una dozzina d’ore, ma difficilmente avrete voglia di veder scorrere i titoli di coda. Sarete piuttosto tentati di passare a Zelda. O ad Ary and the Secret of Seasons.