A Viken le porte del negozio si aprono con lo smartphone, si fa la spesa e si esce. Poi a fine mese arriva il conto a casa. È il progetto innovativo di Robert Ilijason, che punta sulla civiltà dei cittadini…
Alla Svezia piace la tecnologia, lo conferma anche il Bloomberg Innovation Index 2016 – la classifica delle nazioni sviluppate più innovative del mondo – che la vede posizionarsi al terzo posto, seconda solo a Corea del Sud e Germania, scavalcando anche il Giappone. Non stupisce, infatti, che il primo supermercato completamente automatizzato sia nato qui. Serve solo un’app per accedere al negozio, fare la spesa e pagare a fine mese senza fare la coda alla cassa. Così, togliendo i costi dei commessi, si evita la chiusura dei supermarket nei piccoli centri abitati.
Il “fai da te” diventa estremo
Spesso le idee più innovative nascono da semplici bisogni reali con cui ci si confronta ogni giorno. Questa storia comincia proprio così, con un papà che una sera si è trovato alle prese con la fame del proprio bimbo e la dispensa vuota, e ha dovuto percorrere molti chilometri prima di riuscire a trovare un negozio aperto. Lui è Robert Ilijason, trentanovenne svedese di Viken esperto in IT, e quella sera ha avuto l’idea di avviare un supermarket aperto 24 ore al giorno che potesse funzionare senza l’ausilio di personale. Il negozio, attivo da gennaio, è fornito di ogni genere alimentare, dai freschi ai secchi ai surgelati, ma anche beni di prima necessità come pannolini e detersivi. E tutta la spesa è svolta dal cliente in completa autonomia con l’app per smartphone e tablet. Si avvicina il dispositivo al lettore ottico della porta del negozio, si entra e si scelgono i prodotti, che vengono scansionati con la fotocamera e memorizzati. Poi si può uscire dal negozio in tranquillità perché il conto viene recapitato a casa ogni fine mese. Nessuna fila alla cassa, niente commessi, nessun problema di orario o di mancanza di contanti per pagare subito. Un “fai da te” al massimo delle sue potenzialità, velocissimo ma anche economico perché l’eliminazione del personale permette di tenere i prezzi più bassi.
Telecamere sì, ma anche tanta civiltà
Massima attenzione è stata data naturalmente alla sicurezza per scongiurare i tentativi di furto. Robert ha coperto l’area di 45 metri quadri con un circuito di sei videocamere e ha un sistema di sms che lo avverte immediatamente ogni volta che un cliente entrando lascia la porta aperta per più 8 secondi, oppure se avviene un tentativo di forzatura dall’esterno. In questo modo lui ha sempre sotto controllo la situazione all’interno del market pur non essendo fisicamente lì. È lui a occuparsi anche della pulizia, della manutenzione e di rifornire gli scaffali quotidianamente. Agli utenti è data anche la possibilità di effettuare richieste di prodotti che vorrebbero trovare nello store, così interagendo grazie all’app Robert cerca di soddisfare il cliente e fidelizzarlo. Un progetto che funziona soprattutto perché nasce dall’ascolto dei bisogni del cittadino, facendo affidamento proprio su una caratteristica ben sviluppata in Svezia, la civiltà. È infatti l’alto livello di senso civico e rispetto per la propria città che evita atti di vandalismo e furti, più ancora delle telecamere.
…e per gli anziani arriverà il commesso a ore
«La sfida più grande, però, è riuscire ad avvicinare i residenti più anziani che hanno poca familiarità con la tecnologia» rivela il proprietario. Robert sta infatti considerando la possibilità di inserire un commesso per un periodo temporaneo e solo in alcune ore del giorno, in modo tale da far comprendere il meccanismo tecnologico agli utenti con più difficoltà e inserire almeno un lettore di carte di credito. I clienti più giovani sembrano però già decisamente soddisfatti di questa spesa smart, non solo per la convenienza ma soprattutto per la rapidità del servizio, e anche Robert comincia a vedere i frutti del suo progetto: «Mi auguro che questa attività possa svilupparsi anche in altre città dove i piccoli negozi sono schiacciati dai grandi magazzini, scomodi per molte persone perché spesso si trovano in zone periferiche a diversi km di distanza»