Salubrità, ma anche attenzione alla scelta e alla storia del prodotto: cibo e Millennials, ecco cosa c’è da sapere
Raccontare il proprio tempo attraverso il cibo e il suo consumo è un modo per riconoscere i cambiamenti che attraversano un’epoca. Prendiamo i figli del Boom Economico, ad esempio. Persone nate tra gli anni 50 e 70: conquistano un lavoro stabile e mettono in sicurezza (alimentare e non) le proprie famiglie. Consumano 93 dollari a settimana in carne. Escono poco fuori a cena, ma lo fanno.
I loro figli, i Millennials, sono nati tra gli anni 80 e i primi anni Duemila. Spesso non hanno un lavoro stabile, ma investono i propri guadagni per vivere la vita secondo standard qualitativi più alti. Ad esempio loro, per la carne, di dollari a settimana ne spendono 163. Ma rispetto ai propri genitori, ancora legati a una tradizione e a un’ignoranza alimentare dettata dall’alba della grande distribuzione, i Millennials non solo consumano di più, ma conoscono meglio ciò che hanno nel piatto.
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I quattro trend dell’industria alimentare
Secondo CargillVoice, ci sono 4 trend individuabili nella moderna industria alimentare. Innanzitutto la produzione sembra concentrata sul mondo delle proteine di origine animale e vegetale. Da non sottovalutare anche quelle create direttamente in laboratorio che, di qui a due anni, potrebbero portare nei supermercati il primo “hamburger pulito“, interamente creato dall’uomo senza l’uccisione di un singolo animale.
Ma ciò che sta davvero cambiando è il modo di fare acquisti. Ecco i tre pilastri della nuova cultura alimentare creata dai Millennials. Al primo posto c’è la convenienza. L’abitudine di acquistare cibi pronti ha portato la grande distribuzione e le industrie alimentari a concentrarsi su piatti pronti e home delivery. Da non sottovalutare anche il segmento take away. L’importante è che ci siano le proteine e che il prezzo sia competitivo.
La possibilità di scegliere e la varietà di scelta sono due cardini del comportamento d’acquisto dei Millennials. Ecco perché di uno stesso alimento – come il già citato hamburger – questo nuovo tipo di consumatore vuole scegliere la versione più adatta a sé. Sia vegetale o animale, l’importante è poter avere la più vasta scelta possibile.
La trasparenza nel cibo è sinonimo di narrazione. I Millennials vogliono sapere tutto della bistecca che stanno per mangiare, se ha subito violenze, se il suo consumo incrementa il deperimento del pianeta. È come se in ogni momento non vogliano affrontare alcun senso di colpa rispetto a ciò che mangiano. Il cibo messo in tavola deve essere buono sia nel gusto che nella sua storia.
Quello che i produttori non scrivono
Ma come fanno i Millennials a esplicitare i proprio interessi nella salute e benessere collegati all’alimentazione? Semplice, fanno delle ricerche. Il valore della trasparenza viene così esteso anche a ciò che sull’etichetta i produttori non scrivono.
A definire ancora meglio i food trend ci pensa Google. Nel suo “2016 Food Trends on Google: The Rise of Functional Foods“, sono gli utenti stessi e le loro ricerche a dare le coordinate all’industria alimentare mondiale. Secondo l’analisi il 2016 è l’anno dei cibi funzionali come la curcuma. Le ricerche su questo argomento sono cresciute di oltre il 300% negli ultimi 5 anni. I primi 5 video dedicati al consumo di questa spezia hanno realizzato in totale 3,9 miliardi di visualizzazioni.
Peccato che il picco di ricerche per i cibi funzionali culminino al lunedì (probabilmente spinti dal senso di colpa per i lauti pranzetti consumati fuori casa al sabato o alla domenica) per calare drasticamente nel weekend.
Proprio per questo diversi brand stanno cercando di rendere “più sani” i propri cibi, aggiungendo elementi funzionali quali chia o probiotici ad alimenti come cracker, cioccolato o gomme da masticare. Moon Juice, un marchio americano specializzato nel cibo salutare ma trendy, ha lanciato una linea di prodotti i cui nomi fanno riferimento ai benefici che apportano (Beauty Dust, Brain Dust o Goodnight Dust). Ogni brand può capitalizzare questo metodo per raccontare i propri cibi. Nestlè ad esempio creerà una linea di “cibi medicali” indicati per il trattamento di alcune patologie.
Sarà perché i Millennials vivono più a lungo e vogliono quindi arrivarci in salute, per godersi quegli anni extra che la scienza gli ha regalato. Ma dai numeri sembra che il vero grande food trend del decennio sia la “fissazione” del cibo: fotografarlo, documentarlo e documentarsi sembra quasi più importante che mangiare.