firma email wapp 3


Non solo un bel passatempo, ma uno sport a tutto tondo che, dal 1988, fa parte delle specialità olimpiche. Il tennis da tavolo, a volte ancora considerato una disciplina minore, è uno sport ricco di tecnica, agonismo e tattica, che necessità di grande allenamento. Un’attività che ben si adatta alle diverse capacità fisiche o psichiche dei partecipanti. 

Per questo il Ciatt Prato Asd ha attuato il progetto “Una racchetta per tutti”: l’idea cardine è quella di provare a superare i limiti dei modelli organizzativi precedenti e creare un’ampia base partecipativa, generando maggiori possibilità di crescita e sviluppo per tutti. Per fare questo è stato necessario anche il sostegno di soggetti istituzionali come Comune e Provincia di Prato, Associazione Sport per Prato, Fitet – Federazione Italiana Tennistavolo, Csi Prato e Comitato Italiano Paralimpico – sezione Toscana. 

Ed è il caso di dire che l’unione, anche in questo caso, fa la forza.

Sport come crescita personale o sociale

«L’obiettivo è quello di contribuire a colmare il gap attuale tra le potenzialità formative ed educative dell’attività sportiva scolastica e la possibilità degli alunni con disabilità di accedere a questa pratica consentendo a tutti di avere offerte sportive pensate e studiate su misura rispetto alle rispettive competenze e, soprattutto, potenzialità». Così Fabio Bianchi, Presidente di Ciatt Prato, che da molti anni si pone, tra le altre cose, l’obiettivo di rilanciare il movimento pongistico in Toscana, racconta a Startupitalia la genesi di questa iniziativa.

«Il bisogno al quale abbiamo voluto dare risposta è quello dell’integrazione sociale dei giovani con disabilità con l’obiettivo di beneficiare delle potenzialità dello sport per una rinascita psico-fisica e sociale in un percorso all’interno del quale saranno parte di un gruppo». 

L’attività risponde inoltre al bisogno di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’integrazione delle persone con disabilità all’interno del mondo dello sport e della società e ha anche l’obiettivo di diffondere la pratica del tennistavolo come pratica sportiva per tutte e tutti, in grado di valorizzare le competenze psico-motorie di ciascuno. 

Conoscenza delle proprie potenzialità

«Il target di riferimento del progetto sono in primis gli alunni delle scuole primarie e secondarie, con disabilità e non, insieme agli insegnanti di educazione fisica e di sostegno, agli educatori dei centri di riabilitazione, ma anche dalle famiglie e alle comunità del territorio, al fine di diffondere il più possibile la pratica sportiva e divulgarne i suoi benefici e valori», prosegue Bianchi.

Alle scuole di ogni ordine e grado dell’intero territorio pratese vengono proposti dei pacchetti formativi per avviare le alunne e gli alunni alla pratica del tennistavolo, in particolare nelle classi dove sono inserite persone con disabilità fisiche o mentali, con lo scopo primario di fornire loro uno strumento che rafforzi la consapevolezza e conoscenza delle proprie potenzialità motorie. 

«Vogliamo eliminare gli ostacoli per una piena fruibilità della pratica motoria sportiva e garantire la qualità dell’offerta in età scolare attraverso attività studiate e pensate ad hoc, con modelli adattabili alle diverse e varie esigenze».

Dalla scuola all’agonismo

Il progetto prevede diversi step: dalla promozione all’interno delle scuole fino all’eventuale e graduale inserimento all’interno della società sportiva per la partecipazione alle attività agonistiche della FITeT. 

L’attività di formazione vera e propria è composta principalmente da due fasi. La prima, curricolare, prevede la realizzazione di 3 moduli didattici, ciascuno di due ore, durante la quale gli studenti normodotati sono chiamati ad affiancare i loro compagni con disabilità, acquisendo, di fatto, il ruolo di tutor.

«Questa modalità consentirà d’instaurare un clima di maggiore coesione e collaborazione all’interno della classe, al fine di integrare nel contesto sociale il percorso formativo proposto», prosegue Bianchi. «La seconda fase è invece extra-curricolare, da svolgersi fuori dall’orario scolastico presso la sede dell’associazione sportiva».

Combattere lautosegregazione e promuovere l’inclusione 

In conclusione, se è ormai assodato che lo sport fa bene ed aiuta a migliorare lo stato psicofisico di chi lo pratica, in qualunque condizione si trovi, questo può essere ancora più vero se parliamo di ragazze e ragazzi con disabilità. 

«Oltre ad intervenire sul potenziamento della muscolatura e dello scheletro – conclude il presidente di Ciatt Prato – il tennis da tavolo fa qualcosa di estremamente più utile: allontana lo spettro dell’autosegregazione ed è fonte di nuovi contatti e rapporti sociali. Una finestra importantissima sul mondo che offre possibilità tutte da esplorare”.