I mattoncini colorati con cui i bambini costruiscono grattacieli, villaggi e piccoli modelli di città escono dalle loro camerette e si trasformano in pedane d’accesso per sedie a rotelle. Un modo allegro e colorato per superare le barriere architettoniche che si incontrano per strada.
L’idea nasce in Germania, ad Hanau, da Rita Ebel, costretta in carrozzina a causa di un incidente stradale, e arriva in Italia grazie all’associazione Amici di Tommy e Cecilia, nata nel 2019 a Sesto Calende, in provincia di Varese. “Abbiamo contattato grazie ai social network quella che ormai è conosciuta come “Nonna Lego”: la sua idea ci ha subito entusiasmato – spiega la presidente Federica Muller -. Lei ci ha inviato le istruzioni, tradotte in italiano, per costruire questi piccoli scivoli che possono semplificare la vita di tante persone. Ci sono molti negozi e luoghi aperti al pubblico, ma anche abitazioni private, dove un piccolo gradino all’ingresso costituisce un ostacolo per persone in sedia a rotelle, ma anche per anziani con difficoltà di deambulazione, famiglie con passeggini e persone con disabilità visive”.
Così lo scorso Natale è partita la campagna donazioni: non soldi, ma solo mattoncini Lego, magari quelli che in tante case sono finiti in cantina o in soffitta, perché i figli ormai sono cresciuti. “Alla base della richiesta di sostegno al progetto c’è l’idea del riciclo di oggetti che non utilizziamo più, insieme alla volontà di non pesare economicamente sulle famiglie durante la pandemia”. In questi mesi a Sesto Calende hanno fatto la loro comparsa tre rampe colorate, di cui una davanti alla sede dell’associazione, mentre altre sono in arrivo su richiesta di negozi, attività commerciali e anche privati cittadini.
Ecco come vengono costruite le rampe in Lego
Ma come funziona la “linea di produzione”? “Innanzitutto, quando riceviamo una richiesta, facciamo un sopralluogo per vedere se lo spazio è idoneo al posizionamento della rampa, che non è un ausilio certificato ed è adatta al superamento di un solo gradino alla volta con un’altezza massima di 18 cm. Bisogna poi verificare che non si crei un intralcio al passaggio delle persone, per esempio sul marciapiede”.
Fase due: si calcola il numero e la tipologia di mattoncini necessari. A occuparsi di smontare le costruzioni che vengono donate e di smistare i vari componenti è la cooperativa sociale Il Ponte onlus, i cui ragazzi separano i mattoncini idonei, i “basic bricks”, di tutte le dimensioni e colori, dagli altri. Per quelli inutilizzabili anche in questo caso scatta il riciclo: “Li vendiamo al mercatino dell’usato e con il ricavato compriamo le piastre per fare la base, della larghezza di 25,5 cm, che di solito scarseggiano”.
Inizia quindi il montaggio della rampa, di cui per ora si occupa la stessa presidente Federica Muller: “Per la prima che ho costruito, larga circa 90 cm e alta 8, ho usato oltre mille pezzi, lavorando nei ritagli di tempo per 2-3 giorni”. Quando la pandemia lo permetterà, l’idea è quella di coinvolgere le istituzioni scolastiche, che potranno presentare l’attività ai propri studenti, dagli ultimi due anni delle elementari alle scuole medie, come progetto umanitario. “Ho scoperto un’attività rilassante e allo stesso tempo molto soddisfacente. Mi ha fatto tornare un po’ bambina, perché è come costruire un castello. Questi colori poi mettono allegria. La stessa sensazione, che provano tutti quelli che guardano la pedana colorata, dagli adulti ai bambini. I piccoli hanno la tentazione di staccare pezzi di Lego”.
Altre rampe in Lego in arrivo nelle città di tutta Italia
Richieste di istruzioni per il montaggio stanno arrivando ora anche da associazioni di altre regioni: “In questo caso per correttezza creiamo il contatto con la signora Ebel, che ha avuto l’idea, ha tradotto il manuale in tante lingue ed ha anche la maggiore esperienza, avendo ormai costruito oltre 45 rampe in Lego grazie all’aiuto del marito e dei suoi collaboratori”.
Chissà che nel 2021 tante strade di tutta Italia non si riempiano di scivoli colorati. “L’obiettivo è quello di far cadere l’occhio dei passanti su questi elementi, attirare l’attenzione e sensibilizzare il maggior numero possibile di persone sul tema dell’accessibilità. Vogliamo anche far capire che lo si può fare in modo allegro, non per forza serioso”, spiega la presidente dell’associazione Amici di Tommy e Cecilia, fondata da alcune famiglie con la missione di “favorire l’inclusione dei bambini con disabilità in ogni ambiente, scolastico, sociale, ludico e sportivi. Ci si preoccupa molto dell’aspetto della cura, ma è altrettanto importante cercare di farli vivere al meglio e includerli nella vita normale, come i loro coetanei. Il messaggio è che si può fare tutti la stessa cosa, e pure sorridendo”.